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Verifica e stati generali ma un “soggetto unitario e plurale” non vuol dire un nuovo partito
Publie le martedì 18 dicembre 2007 par Open-Publishingdi Bruno Steri direttore “Essere Comunisti
Spesso le assemblee promosse dai gruppi dirigenti locali della
“sinistra” offrono spunti utili per valutare l’avvio del processo
dell’unità a sinistra, con discussioni forse persino più veritiere,
perché più prossime alla realtà territoriale, agli umori di militanti e
quadri intermedi, e meno marcate dalla grancassa mediatica. Genuine
opportunità così come malumori e contraddizioni (esplicite o inespresse)
hanno preso corpo, uscendo dal chiuso delle riunioni nazionali ristrette
che hanno sin qui guidato il processo, con il relativo quotidiano corteo
di resoconti giornalistici. Muoviamo da una banale ma non per questo
meno importante constatazione. L’unità a sinistra non è un optional: è
un’esigenza sentita e diffusa; oggettivamente fondata. Anche in sede
locale, ciò significa costruire un’adeguata sponda politica (appunto
unitaria) per le vertenze in corso, su temi cruciali come il lavoro
precario (lo sanno bene le migliaia di insegnanti comunali di asili nido
a rischio di posto di lavoro), l’ambiente (si chieda a Roma a chi abita
nei pressi della discarica di Malagrotta), la casa (incubo che, oltre a
chi è sotto sfratto, assilla chi deve far fronte ad un mutuo a tasso
variabile). Questo è, ad esempio, il difficile contesto in cui compagne
e compagni di Prc, Pdci, Verdi e Sd hanno ragionato a Roma di unità a
sinistra.
Ma è evidente che su tale ragionare pendono questioni di portata
nazionale e di rilievo strategico, rispetto alle quali qualsiasi
forzatura tendente a una liquidazione sommaria dell’autonomia e
dell’identità delle forze in campo avrebbe come esito non già
un’accelerazione del processo unitario ma, all’opposto, il suo
incepparsi. In primo luogo, la questione del governo. L’esito del
confronto politico su welfare e pensioni ha fatto registrare l’ennesimo
duro colpo alla credibilità del nostro partito e della sinistra di
alternativa nel suo complesso. Nessuna delle modifiche migliorative del
testo originario proposte da noi e dalla sinistra è stata accolta. Ciò
evidenzia ancora una volta la grave lesione del vincolo politico
all’interno della coalizione e pone come inderogabile una riflessione
critica sulla tenuta di questo governo nonché una verifica sul ruolo del
Prc al suo interno.
Un tale mutamento di clima è stato d’altra parte registrato e ratificato
nell’ultima Direzione nazionale di Rifondazione comunista. Non sono
mancati in quella sede, da parte di alcuni dirigenti, apprezzabili
accenti autocritici: l’idea di una permeabilità del governo alle istanze
di movimento si è rivelata fallimentare, al pari di quella di un preteso
spostamento a sinistra del centro-sinistra (che tutt’al contrario ha
virato verso il centro moderato). Spiace che un’analoga messa a punto
autocritica non sia venuta dal Presidente della Camera, il quale oggi
censura Prodi ma omette di ricordare le sue proprie responsabilità
nell’impostare il percorso che ha condotto all’attuale congiuntura.
Il Prc in piena autonomia imbocca dunque la strada di una verifica, che
abbia un mandato chiaro da parte degli iscritti e che, sulla base del
suo esito, indichi – se vi sono – le condizioni di possibilità della
nostra permanenza al governo. Ciò ha riflessi sulla questione dell’unità
a sinistra: la vicenda del governo e l’attenzione prioritaria ai
contenuti (quelli sociali, ma anche quelli che concernono i problemi
internazionali) devono restare elemento cruciale e qualificante il
processo di unità a sinistra. E non può diventar vero il contrario:
occorre cioè che sia chiaro che il percorso unitario non deve risultare
condizionante in senso moderato l’autonomia e l’atteggiamento del Prc
nei confronti del governo.
Solo in base a tali condizioni e ad una inequivoca definizione delle
scadenze temporali, il nostro partito può reggere l’annunciato
slittamento del suo Congresso (slittamento che, in ogni caso, dovrà
essere delimitato al tempo necessario allo svolgimento della verifica e,
eventualmente, delle elezioni amministrative del prossimo aprile). Non
c’è alternativa al primato dei contenuti e al responso che su di essi
gli iscritti al Prc saranno chiamati a dare, nella verifica e nel
Congresso. A tali snodi va incardinato lo stesso percorso unitario: che
non può essere conclamato a prescindere, giustapposto a differenze di
sensibilità o, peggio, imposto attraverso correzioni ad hoc della legge
elettorale (specie se questa è il frutto di intese bipartisan, volte a
rafforzare i più grandi e a mortificare l’autonomia dei più piccoli).
Chi, in termini più o meno espliciti, spinge sull’acceleratore per far
diventare il “soggetto unitario e plurale” della sinistra ciò che nei
fatti non è – un partito unico con un unico simbolo elettorale – è fuori
dalla realtà. E deve assumersi per intero, oggi per il domani, le
proprie responsabilità.
Liberazione 8 dicembre 2007