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Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base"
Publie le sabato 4 luglio 2009 par Open-Publishing5 commenti
Gli attivista contro la base Usa di Vicenza lasciano il presidio
A Padova fermati alcuni manifestanti. Casarini: "Assurda militarizzazione"

VICENZA - Si sta per muovere il corteo contro la base Usa a Vicenza. Gli attivisti hanno lasciato il presidio di Rettorgole per dare vita alla manifestazione. Si tratta di circa un migliaio di persone che, sorvegliati dall’alto da un elicottero della polizia, si stanno recando alla partenza della manifestazione. Domani una delegazione dei No dal Molin sarà all’Aquila in segno di solidarietà con la delegazione di abruzzesi giunta oggi a Vicenza. Sul cartellone che indicava le prenotazioni al viaggio, sistemato all’interno del presidio, erano indicate 34 persone.
Alcuni manifestanti in partenza da Padova e diretti a Vicenza sono stati fermati dalla polizia. Da quanto si apprende sono state sequestrati alcuni sacchetti contenti biglie di ferro e bulloni. Un giovane è stato fermato e portato in questura.
"E’ in atto una vergognosa militarizzazione della città" con il chiaro obiettivo da parte del Governo "di creare tensione e non far partecipare i vicentini alla manifestazione" denuncia il leader dei Disobbedienti del nordest, Luca Casarini. ’Non abbiamo mai nascosto le nostre intenzioni, oggi varcheremo la linea rossa ed entreremo nella base, per noi non e’ un’occupazione" annuncia Cinzia Bottene, da sempre leader del movimento ’No dal Molin’.
(4 luglio 2009)
Messaggi
1. Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base", 4 luglio 2009, 18:03
Tornano in piazza gli attivisti contro la base Usa di Vicenza
Tafferugli al corteo "No Dal Molin"
La polizia blocca i manifestanti
VICENZA - Tafferugli tra polizia e manifestanti al corteo contro l’ampliamento della base militare di Vicenza. Sono volati sassi e lacrimogeni. I manifestanti si erano attestati su un ponte sul corso d’acqua che circonda la base. Il contatto tra i carabinieri si è verificato quando questi ultimi hanno attraversato il ponte. Per difendersi i manifestanti hanno utilizzato scudi di plexiglass e fumogeni. In breve tempo l’aria della zona è diventata irrespirabile per il lancio di lacrimogeni. Nel frattempo il corteo è ancora fermo.
La tensione è esplosa dopo la richiesta del corteo che voleva poter sfilare senza la presenza delle forze dell’ordine. Secondo gli organizzatori, la presenza non prevista degli uomini in divisa non permetterebbe un regolare svolgimento della manifestazione. "Non aspettiamo di essere a contatto diretto con le forze dell’ordine, non vogliamo rischiare. Loro devono rimanere all’interno dell’area del Dal Molin come era previsto. Le strade della città sono nostre e devono essere lasciate libere abbiamo diritto di percorrerle liberamente - dice il leader del comitato ’No Dal Molin’ Cinzia Bottene - "Non abbiamo mai nascosto le nostre intenzioni, oggi varcheremo la linea rossa ed entreremo nella base, per noi non e’ un’occupazione".
In testa al corteo ci sono le donne del presidio contro la base Usa con lo striscione "No Dal Molin, yes we can". Il percorso prevede il giro della zona recintata dove sorgerà la nuova base. Domani una delegazione dei No dal Molin sarà all’Aquila in segno di solidarietà con la delegazione di abruzzesi giunta oggi a Vicenza. Sul cartellone che indicava le prenotazioni al viaggio, sistemato all’interno del presidio, erano indicate 34 persone.
Alcuni manifestanti in partenza da Padova e diretti a Vicenza sono stati fermati dalla polizia. Da quanto si apprende sono state sequestrati alcuni sacchetti contenti biglie di ferro e bulloni. Un giovane è stato fermato e portato in questura.
"E’ in atto una vergognosa militarizzazione della città" con il chiaro obiettivo da parte del Governo "di creare tensione e non far partecipare i vicentini alla manifestazione" denuncia il leader dei Disobbedienti del nordest, Luca Casarini.
(4 luglio 2009)
1. Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base", 4 luglio 2009, 18:36
La cronaca multimediale, con continui aggiornamenti, della manifestazione di Vicenza al link :
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Vicenza-4-luglio-La-cronaca-multimediale-della-manifestazione/1204
K.
2. Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base", 4 luglio 2009, 19:03
ore 18.30 - Ancora una volta le donne del presidio aprono il corteo. Sono in prossimità dell’ingresso dell’aereoporto civile, si sono riprese le zone in cui oggi è stato impedito di manifestare a causa della pressante militarizzazione. Ancora una volta Vicenza è libera. Questa terra è la nostra terra.
Global Project
2. Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base", 4 luglio 2009, 21:27
Bravo a tutti camaratti.
http://www.youtube.com/watch?v=ciQopq0ZgZo
1. Vicenza/Dal Molin, si muove il corteo "Entreremo nella base", 5 luglio 2009, 17:52
5 / 7 / 2009
Nella giornata dell’indipendenza, Vicenza si trova sotto occupazione militare; migliaia di agenti in assetto antisommossa, con i manganelli in pugno e le maschere antigas al volto, si sono schierati fin dalla mattina nell’area limitrofa al Dal Molin, smentendo le parole del questore Sarlo che nei giorni passati aveva dichiarato che il corteo sarebbe stato libero di percorrere le strade della città.
Una prova – l’ennesima – dell’arroganza di chi vuol imporre la nuova base statunitense; un messaggio chiaro, a sfidare coloro che, a Vicenza come altrove, si ostinano a “osare la speranza”. Nella città del Palladio, diceva quel ingente quanto minaccioso schieramento di militari accompagnati da decine di mezzi blindati, la democrazia non esiste. Accettare e aver paura è quel che il governo chiede ai vicentini.
Una situazione, quella che si sono trovati di fronte i manifestanti quest’oggi, sulla quale Obama ha da dare più d’una spiegazione. Perché se questo è il cambiamento promesso dal presidente statunitense, qualcosa non torna. Non solo ai vicentini è stato vietato esprimersi con una consultazione popolare; non solo è stato impedito ai cittadini di conoscere le conseguenze che avrebbe la realizzazione del progetto, attraverso una Valutazione d’Impatto Ambientale. Quest’oggi, con lo schieramento provocatorio di migliaia di carabinieri ai margini del percorso della manifestazione, si è anche tentato di impedire l’espressione del dissenso.
Come scriveva il commissario Paolo Costa, per chi vuol imporre la nuova base è necessario “sradicare alla radice il dissenso locale”; e, visto che di argomentazioni convincenti a sostegno del progetto non ce ne sono, da alcuni mesi la questura ha deciso di mostrare il muso duro. Botte lo scorso 6 settembre sui vicentini seduti per terra; minacce il 10 febbraio contro chiunque osava avvicinarsi a Via Ferrarin. E, oggi, un’occupazione militare che ha fatto sembrare Vicenza una zona di guerra più che una città in cui è riconosciuto il diritto democratico di manifestare.
È servito il coraggio di esserci di migliaia di persone – almeno 20 mila – per difendere il diritto di percorrere strada S. Antonino senza la minacciosa presenza di manganelli e maschere antigas; è servita la determinazione di una mobilitazione che per il suo non volersi arrendere all’imposizione viene messa all’indice come violenta ed estremista.
Ma a chiunque percorreva oggi l’area intorno al Dal Molin era evidente chi difende l’illegalità e chi la democrazia: da una parte migliaia di agenti armati di tutto punto, a intimidire una città che vuol costruire il proprio futuro; dall’altra un corteo composito, trasversale, che ha capito che i reticolati e la militarizzazione del territorio sono la metafora dell’imposizione. Chi oggi difendeva militarmente il Dal Molin ha difeso un’illegalità imposta con l’autoritarismo; e accettare questa situazione senza rivendicare con determinazione il proprio diritto a manifestare liberamente equivaleva ad alzare le mani di fronte a coloro che vogliono calpestare, con i propri scarponi chiodati, la città berica.
Lo sappiamo: domattina si aprirà la gara dei moralisti; perché in tanti preferiscono abbassare la testa al violento vassallo di turno – il questore Sarlo – invece di denunciare l’insopportabile occupazione della città. Perché troppi non hanno il coraggio di riconoscere che i manifestanti hanno il diritto di tutelarsi e difendersi di fronte a un’arrogante rappresentazione della forza con la quale lo Stato vorrebbe far valere la propria decisione di costruire la base.
Oggi abbiamo visto il vero volto di chi vuol imporre la base: arrogante, minaccioso, violento; volevano costruire una trappola in cui far sfilare un corteo umiliato e minacciato dallo schieramento, ai suoi lati, di migliaia di militari. Ma, oggi, abbiamo visto ancora una volta il volto della Vicenza che ama la sua città: incredula, di fronte a tanta militarizzazione, ma anche determinata e incazzata. La città berica non si fa calpestare. No Dal Molin? Yes, we can.
Presidio No Dal Molin - Vicenza