Home > Vicenza: Niente di nuovo sotto il sole
Non vorrei in nessun modo sottovalutare la realtà con cui si confrontano i cittadini di Vicenza. Anzi, vorrei suggerire a tutti di valutarla in un contesto geopolitico e storico più ampio.
1. L’Italia, insieme forse alla Spagna, è il paese dell’Europa occidentale dove è più diffusa, nel sentimento popolare, la resistenza ai valori promossi dall’Imperio. In termini di controllo a lunga scadenza della popolazione, non ha funzionato il metodo Gladio, e neppure il metodo Berlusconi. Visto la durata di Gladio & Co., non pensare che siano assenti elementi disposti a ridar vita alla bella strategia della tensione, come sta succedendo proprio adesso nell’Iraq. Nel frattempo, però, e in mancanza di efficaci tecniche internalizzate, può ancora essere utilissima una base militare ben fornita, all’antica, cioè di quelle che tutti gli imperi della storia hanno mantenuto nelle loro colonie con l’unico scopo di reprimere i sudditi.
Si legga "Gli Eserciti Segreti della Nato. Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale", di Daniele Ganser (per esempio: http://www.macrolibrarsi.it/libro.php?cid=14&sid=135&lid=7871), in cui, tra l’altro, l’autore riferisce un documento segreto della NATO firmato nel 1967 (ca.) dal vice commandante delle troppe US in Europa, giustificando un intervento militare americano nel caso in cui si dovesse sviluppare in alcun paese dell’alleanza una situazione di agitazione sociale che il governo nazionale non fosse in grado di controllare. Spero che nessuno si immagini che il regime di Washington di oggi sia più rispettoso delle sensibilità altrui.
2. Ormai sono superati gli anni di "svendita" della Russia di Eltsin. Forse non è ridiventata la superpotenza di una volta, ma sotto la presidenza di Putin, la Russia ha riacquistato un notevole grado di indipendenza, sia economica che geopolitica. E tuttavia, anzi proprio per questo, lo stesso processo l’ha fatta riammettere sulla lista US di paesi, organismi e entità culturali definibili come ostili, terroristici, bersagli di sforzi propagandistici, potenzialmente generatori di paranoia, o generalmente poco affidabili perché poco disposti ad inchinarsi davanti alle volontà dell’Imperio - insieme alla Cina, all’Iran, ad una certa Francia, all’Islam, ecc. O, chi lo sa, un giorno anche all’Italia (non per colpa di Prodi e D’Alema, però). Il caso specifico della Russia è da inserire nel discorso del riarmo nucleare oggi sempre più proposto dai nostri carissimi alleati.
Così sarebbe da esaminare il ruolo strategico della "ristrutturata" base Dal Molin sia nel contesto europeo che inserita nella collana di basi US che si stende dall’Europa fino all’Oceano Indiano. In particolare, si dovrebbe paragonare l’importanza della futura base con la più grande base US costrutta dopo la guerra del Vietnam, quella in Kosova vicino alla frontiera con la Macedonia (a ca. 250 km. dal territorio italiano). Per misurare l’importanza di tali basi, vale la pena tornare a guardare questo vecchio documentario di John Pilger (in inglese abbastanza facile):
http://www.ichblog.eu/content/view/127/2/
Qûr Tharkasdóttir