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Visita di Ehud Olmert: lettera aperta al Presidente del Consiglio Romano Prodi
Publie le mercoledì 19 luglio 2006 par Open-PublishingSignor Presidente,
Le chiediamo di sospendere la visita del Primo Ministro Israeliano Ehud Olmert a Roma almeno fintanto che non sarà cessato l’ingiustificato e criminale attacco delle forze armate di quel Paese contro la popolazione libanese.
Sui banchi di scuola ci è stato trasmesso dagli insegnanti l’orrore per la disumana pratica delle decimazioni da parte delle truppe d’occupazione naziste. Esempi come l’eccidio di Marzabotto o delle Fosse Ardeatine non ci sono mai stati definiti "uso sproporzionato della forza". Eppure abbiamo sentito questa espressione usata a commento di un massacro di dimensioni decisamente superiori.
La distruzione di intere città prendendo a pretesto la cattura di alcuni soldati, presentata e mistificata come un "sequestro", può essere in tal modo giustificata?
Come fa la "comunità internazionale" a tenere un comportamento così "sbilanciato" di fronte alla sistematica violazione da parte di un governo di tutte le risoluzioni dei vari organi internazionali che si sono pronunciati contro i crimini israeliani?
Se le chiediamo di agire presso le rappresentanze diplomatiche italiana in Israele e israeliana in Italia è perché vediamo in questo gesto di autonomia politica italiana un possibile elemento di rottura rispetto ad un atteggiamento generale della "comunità internazionale" che ci limiteremo a definire insufficiente quanto inadeguato.
Vediamo in un gesto in qualche modo "forte" la possibile riaffermazione di una non subalternità dell’Italia alla strapotenza militare del governo Israeliano e di quello Statunitense, che in qualche modo tengono in scacco la "comunità internazionale". Non ci dimentichiamo che nel DNA di queste due Amministrazioni c’è tragicamente un genocidio ed un’occupazione, e questo probabilmente è alla base della sostanziale complicità fra di loro.
Abbiamo letto di recente sul "manifesto" una fantasiosa lettera di una signora che definisce la Palestina "un prodotto della guerra fredda, una nazione mai esistita". Da qui Le chiediamo di farsi interprete presso la Comunità Ebraica della sostanziale richiesta della dissociazione rispetto all’aggressione in atto.
Proprio perché educati sui banchi di scuola all’orrore nei confronti dell’olocausto delle popolazioni Ebree in Europa non possiamo accettare che governi formati da persone che provenienti da quell’esperienza, o che comunque ne hanno avuto delle tracce perfin nelle proprie storie individuali possano prendersi la responsabilità di alimentare una spirale d’odio destinata a coinvolgere le future generazioni per un periodo che non riusciamo neppure a quantificare.
L’atteggiamento della "comunità internazionale" ci pare, signor Presidente, non tenere conto di questo soprattutto, perché probabilmente è questa la principale responsabilità. Signor Presidente, coloro che hanno seminato quest’odio moriranno, ma perché si dovrà perpetuare l’atroce pratica della ricaduta sui figli e sui discendenti delle conseguenze degli errori e degli orrori commessi dai padri?
A questa spirale d’odio crediamo sia nostro dovere porre fine.
Ci permettiamo ricordarLe le sagge parole d’un capo Americano, Chief Joseph: "Il mondo non ci è stato consegnato in eredità dai nostri avi, ma l’abbiamo avuto in prestito da chi verrà dopo di noi".
In nome di questo e del dovere morale di salvare quante più vite possibili, Le chiediamo questo gesto forte, umano e politico nello stesso tempo nei confronti del governo Israeliano.
Finché non si sarà ripristinato il principio dell’inviolabilità della vita e messa al bando con determinazione ogni forma di rappresaglia e vendetta non potremo mai raggiungere la pace e la giustizia sul Pianeta.