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Vo Nguyen Giap : leggenda di una foto

Publie le sabato 17 marzo 2007 par Open-Publishing

Al Consiglio per la campagna presidenziale di Marie-George Buffet avvengono incontri sorprendenti.

Colloquio fra Ivan Lavallée e Marine Guigné Tradotto dal francese da karl&rosa

Sullo schermo di un computer portatile, una foto in bianco e nero.

Il generale Vo Nguyen Giap fissa l’obbiettivo.

Accanto a Ivan Lavallée, il vecchio sorride: « Questa foto é stata scattata dall’aiutante di campo del generale Vo Nguyen Giap. E’ stato nel 1993 ». La nostra sorpresa diverte Ivan Lavallée, insegnante della Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi. Continua il suo racconto : « Allora ero capo-progetto all’Istituto francofono di Informatica di Hanoi. Dovevo organizzare questo istituto universitario per formare informatici di livello internazionale in francese. Una bella sfida, mentre a Singapore e Hong Kong questo tipo di formazione é dominato dall’inglese.

Sapevo che il generale Vo Nguyen Giap, francofono e francofilo, s’interessava da vicino alle questioni scientifiche e tecniche. Come membro del Comitato di cooperazione scientifica e tecnica con il Vietnam (CCSTVN), volevo presentargli questo progetto di cooperazione fra la Francia ed il Vietnam.

Gli ho inviato per lettera una domanda di appuntamento. Qualche giorno più tardi, una macchina mi aspettava sotto il mio albergo. Era il suo aiutante di campo, che mi ha portato alla residenza del generale. Vo Nguyen Giap occupava l’ex casa del governatore militare d’Indocina… Il generale e sua moglie, Bich Ha, mi hanno accolto calorosamente.

In tutta semplicità abbiamo preso il té prima di parlare a lungo della Francia. Subito mi sono sentito a mio agio alla presenza di quest’omino, un gigante della Storia. Il suo viso era pieno di dolcezza. Parlava un francese delizioso. Da quest’uomo dalla parola sicura emanava una « forza tranquilla ». Seduto vicino al vecchio, aveva allora 82 anni, ho sentito il respiro della Storia ».

Ivan Lavallée guarda la foto.

Sembra che, quasi quindici anni dopo questo incontro, egli continui a non crederci, lui, il militante che nel 1975, dopo il discorso di De Gaulle a Phnom Penh, faceva parte dei manifestanti che protestavano davanti all’ambasciata degli Stati Uniti. Un po’ pensoso, Ivan Lavallée prende fiato prima di continuare : « Questa foto rappresenta un momento importantissimo della mia vita. Materializza il successo del progetto che perseguivo allora, la creazione dell’Istituto francofono d’informatica di Hanoi. Una forma di ricompensa per il mio impegno in Vietnam ».

L’insegnante dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes conosce bene il paese. Un paese che ha scoperto nel novembre 1977. Uno choc. Nelle strade di Ho Chi Minh Ville, migliaia di famiglie dormivano su stuoie stese sui marciapiedi. Tutte le arterie della città offrivano allora lo stesso spettacolo desolante. Spinti dalla miseria, questi contadini avevano lasciato la campagna e le sue risaie piene di mine. Senza mezzi di produzione, le mandrie di bufali erano state decimate dall’esercito americano. Fuggivano da un paese che la guerra aveva lasciato esangue. Negli alberghi di Ho Chi Minh Ville mancava l’acqua corrente.

La popolazione era soggetta al razionamento : 250 grammi di carne e 8 kg di riso a persona e al mese. Ivan Lavallée si ricorda anche dell’aeroporto Than Son Nhat, ultramoderno, ma dove tutto era fermo. Niente funzionava. « Abbiamo rilanciato il sistema informatico dell’aeroporto che i Vietnamiti avevano preso agli Americani. Eravamo dei giovani informatici e siamo restati sul posto tre mesi”, precisa con un’ombra di fierezza Ivan Lavallée.

Sul suo computer portatile ha registrato la foto del vincitore di Dien Bien Phu, che non lo lascia più. « Un incontro e una foto che hanno segnato la mia vita », una piccola frase come conclusione. Il nostro colloquio avrebbe potuto continuare delle ore, tanti e appassionanti sono i ricordi vietnamiti di Ivan.