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Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”
Publie le domenica 26 marzo 2006 par Open-Publishing4 commenti
L’opposizione ha già sollevato problemi che riguardano gli appalti (affidati ad un consorzio) e la segretezza del voto
E poi: in caso di contestazione, come ci si comporterà? Il ministro Stanca fino ad ora non ha risposto
La prima ad accorgersi che qualcosa non quadrava nella “sperimentazione” del voto elettronico in quattro regioni nella prossima tornata elettorale, era stata Maria Beatrice Magnolfi, deputata diessina autrice di un’interrogazione ai ministri dell’Interno Beppe Pisanu e dell’Innovazione Lucio Stanca.
Con l’approssimarsi della scadenza elettorale, altri parlamentari come il diessino Carlo Leoni e la vicepresidente dei deputati di Rifondazione comunista Graziella Mascia, rappresentante del Prc in Commissione Affari costituzionali, si sono associati a quelle preoccupazioni e hanno sollevato, nel corso delle dichiarazioni di voto sul riordino della pubblica amministrazione, una questione molto seria «rispetto alle modalità con cui il governo sta procedendo alla sperimentazione del voto elettronico». Qual è questa preoccupazione? «Vogliamo sapere - dice Graziella Mascia - con quali criteri verranno selezionate le sezioni elettorali interessate dalla sperimentazione, i criteri di selezione degli addetti alla digitazione dei risultati, con quali procedure sarà garantita la riservatezza e un’adeguata protezione per la corretta trasmissione e utilizzo dei dati».
Insomma una questione delicata che dovrebbe riguardare l’andamento del voto in «12 mila sezioni elettorali, il 20% del totale - scrive il ministro Stanca - appartenenti alle regioni Liguria, Sardegna, Lazio e Puglia e interesserà circa 10 milioni di elettori». Molto delicata anche perché l’appalto per la fornitura di hardware, software, personale specializzato, linee di trasmissione, collegamenti dei seggi prescelti con prefetture e Viminale e installazioni ad hoc è stata affidata, non si capisce bene se con una spesa (iniziale) di 28 o (attuale) di 34 milioni di euro, a un consorzio di imprese che comprende soggetti “privati” che si chiamano: Rti Telecom, Eds e Accenture. Affidamento dato a trattativa privata un anno fa, «in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato».
Innanzitutto è interessante vedere che il “sorteggio” delle quattro regioni in rappresentanza del Nord, Centro, Sud e Isole sia caduto in tutti e quattro i casi su regioni amministrate dal centrosinistra e strappate tutte non senza polemiche al centrodestra.
Altro fattore di interesse è dato dalle imprese che hanno vinto “a trattativa privata” e “soltanto” per una trentina di milioni l’appalto della sperimentazione. Se si va su Google e si cerca ad esempio “Rti” vengono fuori delle cose interessanti. Una prima, a proposito di una Rti statunitense, che sta per Real Time Innovations, la quale lavora per il governo americano e soprattutto con tutte le soluzioni tecnologiche innovative e sperimentali nel campo dell’accesso a “dati sensibili”.
E’ difficile dimostrare un collegamento con siffatta realtà; e probabilmente il collegamento non c’è, benché non si possa non riflettere sul fatto che il ministro Stanca è stato per lunghissimi anni uno dei più alti dirigenti di una multinazionale statunitense come l’Ibm, uno dei colossi dell’informatica mondiale, di cui il nostro è stato, se non ricordiamo male, anche presidente dell’Ibm-Emea, che sta per Europe and Middle East Area, e in quanto tale sedeva anche nel board della Ibm Corporation con la carica di vicepresident. I collegamenti con quel mondo dunque c’erano sicuramente tutti e stretti, negli anni in cui l’Ibm era la prima fornitrice di tecnologie per l’amministrazione Usa.
Questo naturalmente non vuol dire che il ministro Stanca abbia ancora interessi in quel mondo. Ed anzi la tradizione “etica” delle grandi compagnie - per la verità parecchio appannata con le vicende Enron e Worldcom - inibisce, o dovrebbe inibire, il persistere di interessi “privati” contemporaneamente alla assunzione di cariche pubbliche. Tralasciando i sussurri che vorrebbero uno dei tre figli del ministro Pisanu interessato “all’affare” - voci su cui non si è trovato alcun riscontro - la ricerca sulla Rti Telecom dà invece risultati altrettanto interessanti.
Primo, per la molteplicità degli affidamenti ottenuti dalla pubblica amministrazione in una molteplicità di regioni e in un numero impressionante di Comuni, di Asl, di Università, fino alla Lottomatica e ai Monopòli di Stato. Secondo, in quanto partner di un consorzio che comprende la Siemens Spa, «importante riferimento per il mercato della Sanità»; la S2B, «fornitrice del sistema informativo socio-sanitario della Regione Lombardia»; la Eds che «fornisce, tra l’altro, un’offerta completa di prodotti e servizi... per la Rete unificata della Pubblica amministrazione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze». E ancora: la Engineering, la Finsiel, un «gruppo di 19 aziende italiane... per la fornitura di consulenze specialistiche nell’ambito della Pubblica amministrazione centrale», a cominciare dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, l’Avvocatura Generale dello Stato, fino alla Consip che fa capo al Ministero dell’Economia. Infine, nel consorzio di imprese guidato da Rti-Eds c’è la T-System, che collabora «nell’ambito del progetto “Conteggio Informatizzato del Voto”». Non sono peregrine le preoccupazioni di Mascia, Leoni, Magnolfi, quando sollevano tre questioni: una, di stile, per il fatto che sia il ministro Pisanu che Stanca sono candidati di Forza Italia in Puglia, una delle quattro regioni “sorteggiate”. La seconda, di sostanza, circa il fatto che esso questa volta avrà valore giuridico, ancorché in presenza di voto cartaceo e scrutinio manuale. Cosa succederà in caso di contestazione? Non si sa e il ministro non lo spiega.
Terza e più importante, di garanzia, la questione che riguarda l’insieme dei meccanismi di votazione, rilevazione e trasmissione, e i marchingegni di riservatezza, sicurezza e soprattutto “non manipolazione” dei risultati. Ma anche su ciò i due ministri interrogati sono rimasti muti.
Ge. Co.
Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”
Messaggi
1. > Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”, 27 marzo 2006, 00:39
Come gia’ chiarito in altri commenti ad articoli simili sempre su "Bella ciao", il voto elettronico il 9 e 10 Aprile semplicemente non ci sara’, non e’ per niente previsto.
La sperimentazione di cui si parla, che peraltro è gia’ stata fatta per le scorse regionali ( e non mi pare che Berluskoni le abbia vinte) è un’altra storia.
Non voglio ripetermi per l’ennesima volta e quindi invito a leggere gli altri commenti che citavo.
Certo comunque che la "paranoia ossessiva berlusconiana" è veramente una gran brutta malattia ....
Spero in una guarigione di massa per la sera del 10 Aprile.
Altrimenti la sindrome diventera’ veramente incurabile ........
Keoma
1. > Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”, 27 marzo 2006, 12:06
Non sono d’accordo e mi permetto di riportare la mail di Ivan Lombardi
"per quel che riguarda l’inchiesta di "Diario", c’è da dire che la questione riguarda lo statuto giuridico di questo tipo di "inventario" del voto, che, una volta "certificato", sarebbe il solo ad avere valore giuridico, in prima istanza. Insomma, in altri termini, per invalidarlo o per porne in dubbio la verosimiglianza con il voto cartaceo (di cui è una mera "trascrizione" su supporto elettronico, a quanto ho capito), bisognerebbe adire tutte le vie legali del caso (che non so da chi debbano essere disposte).
Su "Diario", infatti, è scritto:
"E per la prima volta allo scrutinio informatizzato è stato assegnato valore giuridico. Le schede di carta resteranno in archivio, ma saranno estratte dagli scatoloni soltanto in caso di contestazioni".
Ora, io credo che il controllo della trascrizione elettronica delle schede sia abbastanza semplice da "scomporre": basta che i rappresentanti di lista annotino i risultati di ogni singolo seggio, in modo tale che, laddove vi fossero delle incongruenze, esse risulterebbero immediatamente evidenti.
Il problema, a mio avviso, è dunque un altro e riguardai tempi di una eventuale procedura per il riconteggio, che darebbe luogo a un vero e proprio "vuoto di rappresentanza" nonché a una paralisi istituzionale, visto che il Parlamento, appena insediato, dovrà eleggere il Presidente della Repubblica, che, a sua volta, dovrà nominare i ministri del prossimo governo.
Insomma, in caso di contestazione e di ritardo di un pronunciamento certo, si determinerebbe un vuoto di potere "appetibile" per le mire di qualcuno."
Non si tratta di cose di poco e i discorsi fatti da Keoma non si riconosocno in questo approccio
Mi dispiace: non si spendono tanti miliardi solo per fare un test
viviana
2. > Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”, 27 marzo 2006, 17:30
Scambiare una squallidissima operazione clientelare come quella della "sperimentazione" - con appalti miliardari dai chiarissimi connotati bipartisan - con un tentativo di "golpe" è effettivamente indice di una pericolosa smania ossessiva di una parte dell’elettorato di centrosinistra.
Smania ossessiva veramente pericolosa sia nell’immediato ( dire come ha detto masadaweb che "Berlusconi non vuole perdere e non perderà" equivale a scoraggiare nei fatti tanti elettori antiberlusconiani) sia per il futuro, questo per i motivi gia’ ben spiegati su Bellaciao sia da Sergio Bologna che ancora meglio da Keoma.
Vanni
2. > Voto elettronico, qualcosa non quadra nella “sperimentazione”, 5 aprile 2006, 12:19
ferma restando la pericolosita’ dei soggetti coinvolti mi permetto di avanzare un dubbio. non e’ che con RTI si indica la sigla che usualmente rappresenta progetti congiunti di piu’ imprese? (Raggruppamento Temporaneo di Imprese). In ogni caso, essendo un "addetto ai lavori" conosco molto bene le tre realtà Telecom, EDS, Accenture e non mi stupisce che siano proprio loro a realizzare un progetto sperimentale come questo.