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Voto italiani all’estero: il Brasile chiede una proroga
Publie le giovedì 10 aprile 2008 par Open-PublishingAprileonline 10 aprile 2008
Il Brasile chiede una proroga
A termine di legge le operazioni di voto per gli italiani all’estero si è conclusa oggi. ma lo sciopero delle poste in Brasile rischia di compromettere tutta la circoscrizione America latina.
Mentre in Italia ci si prepara all’attesa tornata elettorale del 13 e 14 aprile, per gli italiani residenti o in missione all’estero è scaduto oggi alle ore 16 il termine ultimo per far pervenire per posta le schede elettorali ai rispettivi consolati. Secondo la circolare del ministero degli Esteri, nessuna deroga è ammessa: non farà fede neppure il timbro postale, soltanto l’orario di arrivo della busta a destinazione. Questo almeno sulla in teoria. In pratica, dal Brasile è arrivata ieri una lettera aperta firmata da ben 21 candidati e indirizzata alle quattro maggiori cariche dello Stato, al ministero degli Esteri e al Cgie per chiedere d’urgenza una proroga per il voto: motivo, lo sciopero delle poste brasiliane, che ha fatto sì che "centinaia di elettori non hanno ancora ricevuto il plico elettorale migliaia di schede sono ancora ferme nei posti di raccolta o trattenute nelle mani degli elettori che hanno paura di depositare nei posti di raccolta. Anche se lo sciopero è finito in alcuni regioni, in altre continuano paralizzati provocando irreversibili danni agli elettori e ai candidati brasiliani nelle elezioni politiche all’estero".
Firmatari della lettera soprattutto esponenti delle due liste indipendenti, Aisa e Maie, guidate rispettivamente da Luigi Pallaro e Ricardo Merlo, ma anche da esponenti di Partito democratico, Partito Socialista, Popolo della Libertà, Sinistra Arcobaleno, La Destra, oltre a consiglieri locali del Cgie. Adesioni bipartisan, dunque, con le sole eccezioni di Andrea Ruggeri (Pdl) ed Edoardo Pollastri (Pd). "La comunità - proseguono i firmatari - è estremamente preoccupata con la possibilità che i voti non arrivino nei Consolati in tempo utile e che migliaia di voti non siano conteggiati. Se nessun provvedimento verrà preso dall’autorità competente gli elettori ed i candidati del Brasile saranno danneggiati ed il risultato dell’elezione nella Circoscrizione America Meridionale potrebbe essere compromesso e moralmente falsato". Da qui il suggerimento che "vengano prorogati i termini per l’arrivo delle buste ai Consolati in Brasile o per parità dei diritti in tutta la Circoscrizione America Meridionale, per lo stesso periodo in cui sarà ancora in corso lo sciopero o per il termine massimo permesso dalla legge ed inoltre che non siano distrutti i plichi pervenuti dopo le ore 16:00 del giorno 10 aprile, fino a quando non siano presi provvedimenti definitivi".
Al momento, però, non siamo a conoscenza di nuove direttive e sembra essere confermato il termine del 10 aprile, tre giorni prima dell’inizio della chiamata alle urne in Italia: praticamente il tempo necessario per far confluire le schede degli italiani all’estero a Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, per il conteggio dei voti che mettono in palio 18 posti in parlamento tra Camera e Senato, destinati con ogni probabilità, come nella passata legislatura, a rivestire un ruolo spesso decisivo per le sorti dell’Esecutivo entrante, soprattutto al Senato.
La "seconda volta" del voto estero ha avuto, come nel 2006, i suoi problemi da risolvere: a parte lo sciopero postale brasiliano, da destra si sono più volte alzate voci di brogli (nello specifico in Sud America e in Canada), prontamente smentite dal centrosinistra e dalla Farnesina: "niente brogli - ha assicurato il ministero degli Esteri - solo qualche fisiologico disguido".