Home > Walter Rossi - Una corona di spine

Walter Rossi - Una corona di spine

Publie le martedì 6 ottobre 2009 par Open-Publishing

Blitz al monumento a Walter Rossi -
tolta la corona deposta dal sindaco

«A lui questa rappacificazione non sarebbe piaciuta»

ROMA (4 ottobre) - «A lui questa rappacificazione non sarebbe piaciuta». Sono passate da poco le 14 quando un gruppo formato da una decina di persone si riunisce ai piedi del monumento a Walter Rossi. Qualcuno ha i capelli sale e pepe. Ha gli anni che oggi avrebbe lo studente ucciso il 30 settembre del 1977 da un colpo di pistola esploso dai fascisti. Sono «i compagni e gli amici di Walter», che hanno formato un’associazione. A loro la corona deposta dal sindaco Alemanno e l’abbraccio col padre di Walter non sono andate giù.

Uno striscione con scritto «Alemanno non siamo tutti uguali davanti alla storia» prende il posto della corona che finisce in un cassonetto. «Neanche io ho condiviso l’iniziativa di mio padre Franco, all’epoca avevo solo 4 anni e mezzo, ma ho vissuto il resto della mia vita nel dolore, nel ricordo e anche nella paura per le minacce che abbiamo continuato a subire», dirà poco dopo Gianluca, uno dei due fratelli di Walter. L’unico della famiglia che il 30 settembre scorso non aveva preso preso parte alla cerimonia col primo cittadino.

La corona del sindaco nel cassonetto è quello che resta di una rabbia dura da smaltire. Il rifiuto a coltivare una memoria condivisa. Il segno tardivo di una stagione dell’odio che per qualcuno - pochi ormai - continua. Fino a sfiorare il vandalismo o a scindere in due il ricordo. La commemorazione ufficiale dinanzi alle mani protese del monumento, e il ricordo privato. I fiori portati dagli amici davanti alla lapide in via delle Medaglie d’oro davanti a una pompa di benzina, nel punto esatto in cui il giovane studente, vicino a Lotta continua, fu freddato con un colpo di pistola. E il cordoglio istituzionale.

Franco Rossi, 83 anni, padre di Walter, 32 anni dopo quel delitto rimasto impunito, il giorno dell’anniversario aveva usato parole molto affettuose nei confronti di Alemanno, all’epoca militante del Fronte della gioventù. «È la prima volta che posso commemorare un ragazzo di sinistra ucciso negli anni di piombo», aveva commentato il sindaco. Senza sapere che quel gesto di riconciliazione avrebbe diviso un padre dal figlio.

C.Mar.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=75481&sez=HOME_ROMA

Una corona di spine

Come amici e compagni di Walter intendiamo definitivamente chiarire che la rimozione della corona del Comune deposta dal sindaco Alemanno davanti alla lapide di Walter Rossi non può essere definito un atto vandalico in quanto pubblicamente annunciato e realizzato alla luce del sole.
Tale atto fortemente simbolico ma profondamente politico, ha assunto per noi un motivo preciso che è quello di ripristinare il giusto ordine nelle vicende riguardanti la memoria, la morte e l’insabbiamento del processo ai colpevoli.

Noi rispettiamo e lo abbiamo sempre fatto in tutti questi anni il dolore di una famiglia, riteniamo quindi disgustoso il tentativo di rimestare nel dolore privato alimentando certe contrapposizioni;
sappiamo però altrettanto chiaramente distinguere gli affetti dalla politica e quando quest’ultima si fa largo lucrando sugli affetti e sul dolore.
Questo sindaco dovrebbe ricordarsi e raccontarci che gli assassini quel giorno uscirono da una sezione del MSI da lui ben conosciuta e frequentata; dovrà ricordarsi e raccontarci qualcosa di più su quei fatti, prima di onorare la memoria di un antifascista.
Gli abbiamo posto delle domande, attendiamo le risposte!

Gli amici e compagni di Walter

Walter Rossi: un ricordo senza pace

Le 10 domande poste al sindaco Alemanno:

1) Signor sindaco, ricorda dove era la sera del 30 settembre del 1977?

2) Conosceva o frequentava all’epoca Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi, indicati da più fonti come gli assassini di Walter Rossi, pur se mai condannati per l’omicidio?

3) Come militante attivo del Fronte della gioventù ha avuto modo di frequentare i locali della sezione dell’MSI della Balduina, a Roma, dalla quale sono partiti e in cui si sono rifugiati indisturbati gli esecutori dell’omicidio? E conosceva o frequentava all’epoca qualcuno degli attivisti presenti quella sera nella sezione?

4) Era al corrente della riunione tenutasi nel mese di settembre del 1977 nel quartiere di Monteverde nella quale si organizzò a Roma la strategia di attacco ai militanti della sinistra e furono pianificate le aggressioni?

5)Risponde al vero la sua richiesta di coinvolgere in questa operazione di "pacificazione" il padre di Walter Rossi?

6)Non trova strumentale e di facile approdo rendere partecipe soltanto un anziano genitore, in dissenso con altri componenti della famiglia e con i compagni e gli amici di Walter?

7) Ritiene che i conti con la storia o una sua rilettura possano essere effettuati con un mero avallo "genetico", prescindendo dall’analisi dei fatti e dal riconoscimento dei protagonisti di quegli anni?

8) Ricordando anche come l’assassinio di Walter Rossi rappresentò un salto di qualità nella recrudescenza fascista, ricordando l’emozione e indignazione che attraversò l’italia intera, le lacrime di Sandro Pertini e dei centomila che seguirono Walter il giorno dei funerali, non crede sia il caso di una lettura più attenta dei contenuti di quella stagione politica?

9) Ritiene giusto che Cristiano Fioravanti, che ha dichiarato di essere stato presente la sera dell’omicidio e individuato grazie al lavoro dei compagni e degli amici di Walter e alla mobilitazione della stampa democratica come uno dei due esecutori materiali dell’omicidio, viva da tempo in libertà sotto protezione del Ministero degli Interni?

10) I compagni di Walter, che espressero il loro dissenso a Violante sulla riabilitazione dei giovani di Salò, affermano, oggi come allora, che vi è una sostanziale differenza fra vittime e carnefici. Non crede che, senza una chiarezza in tal senso, sia assai fuorviante e strumentale parlare di "pacificazione"?