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Why not, subito l’istruttoria del Csm
di Mariafrancesca Ricciardulli
ROMA - Inizierà già sabato mattina l’istruttoria della prima commissione del Csm sul caso De Magistris. Questa la decisione presa dalla I commissione di Palazzo dei Marescialli riunita in seduta straordinaria. Dalle 10 in poi, infatti, saranno sentiti in audizione davanti alla Prima Commissione i procuratori generali, i presidenti di Corte e i procuratori della Repubblica di Catanzaro e Salerno. La commissione, dunque, ascolterà i pg Lucio Di Pietro ed Enzo Iannelli, nonché i presidenti di corte Matteo Casale, vicario a Salerno, e Pietro Sirena. Nel pomeriggio poi, saranno sentiti i procuratori capo Apicella e Lombardo. Una decisione che cerca di mettere ordine al gran trambusto di questi ultimi giorni e di porre fine a quella “guerra tra procure” che si è aperta martedì scorso.
Su denuncia di Luigi De Magistris, la procura di Salerno decide di indagare sugli ostacoli che hanno impedito al magistrato di portare avanti le inchieste Why Not e Poseidone, poi, con un decreto di perquisizione di 1.700 pagine porta via da Catanzaro i fascicoli delle inchieste ancora in corso. La procura di Catanzaro replica che l’iniziativa è "un atto eversivo". Mette sotto inchiesta, a sua volta, le toghe di Salerno per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio e si riprende i fascicoli. Il presidente della Repubblica, dinanzi all’inerzia di una procura generale della Cassazione, si muove e, con un’iniziativa senza precedenti, chiede sia a Salerno che a Catanzaro notizie utili sull’inchiesta. Una guerra che ogni giorno sferza nuovi colpi e nuove indiscrezioni. L’ultimo a reagire è il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, chiamato in causa dai magistrati campani su presunti suoi rapporti con Antonino Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, al centro delle inchieste Why Not e Poseidone. Dai tabulati telefonici acquisiti da De Magistris, è risultato infatti che da un numero di telefono in uso al vicepresidente del Csm, il 30 aprile 2001 partì una telefonata verso il cellulare di Saladino. Mancino però nega che sia stato lui a telefonare e minaccia le dimissioni: "Sono pronto a lasciare se sarò screditato".
Parole che trovano un riscontro proprio nelle dichiarazione rilasciate oggi dallo stesso Saladino: "di sicuro non ricordo di avere mai conosciuto o avuto rapporti con l’onorevole Nicola Mancino". Ma con Di Pietro si, almeno "fino a quando, nel febbraio del 2006, mi è stato notificato il primo avviso di garanzia". "In quel momento - spiega Saladino - ho comunicato ad un soggetto attualmente vicino a Di Pietro come fosse inopportuno l’incontro precedentemente fissato con lo stesso collaboratore del parlamentare per i primi di marzo dello stesso anno proprio per non creare imbarazzo all’onorevole Di Pietro". intanto stamattina il ministro della Giustizia Alfano ha incaricato gli ispettori del ministero di compiere "accertamenti preliminari" a Catanzaro, così come aveva fatto a Salerno, aggiungendo anche che "l’unica soluzione è fare immediatamente delle riforme che pongano una nuova fase per la giustizia italiana".