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YOUTH WITHOUT YOUTH

Publie le lunedì 22 ottobre 2007 par Open-Publishing

Regia: Francis Ford Coppola
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola
Direttore della fotografia: Mihai Malaimare jr Atkinson
Montaggio: Walter Murch
Interpreti principali: Tim Roth, Alexandra Maria Lara, Bruno Ganz, Marcel Iures, André M. Hennicke, Adrian Pintea, Alexandra Pirici
Musica originale: Osvaldo Golijov Shore
Produzione: American Zoetrope, Bim
Origine: Usa, Ger, Ita, Fra, 2007
Durata: 124’

Cosa cerca il professor Dominic Matei nella giovinezza ritrovata per un accidente solitamente letale – viene colpito da un fulmine e anziché morire subisce un processo rigenerativo nel corpo e nello spirito – se non il coraggio e la forza di vivere sia in una società che sta cadendo nel baratro del secondo conflitto mondiale, sia nel tempo seguente della ricostruzione e della normalità? Quel che cerca lo stesso Francis Coppola a un’età non diversa dal personaggio che il suo film prende in prestito dalla letteratura rumena di Mircea Eliade: un nuovo ciclo della vita portatore di ulteriori mete. Gli otto anni di stop della cinepresa conducono il regista verso orizzonti differenti dalle didascaliche saghe seriali di certi suoi best-seller che pure hanno fatto epoca. E allora la non facile pellicola si richiama a una non facile esperienza rigenerativa cui chi come lui ha animo non può rinunciare. Rappresenta un moto propulsivo e salvifico che riporta indietro nel tempo, non a caso la metafora insegue le origini della comunicazione umana puntando verso Oriente.

S’assiste a una densa immersione in tematiche esistenziali, imbevute della specificità del professore che è esegeta del linguaggio, con rincorse alla ricerca di karma e vite vissute da parte sua e d’una splendida giovane che incontra e della quale s’innamora come un tempo fu per Laura. Per questo nuovo amore Dominic tralascia un lavoro sull’importanza del linguaggio nel senso del tempo, perché misurarsi col tempo è una scommessa che diviene angosciosa per l’uomo e lo scienziato. La storia si fa seguire per intrecci avvincenti e fantastici ma stordisce e strania procedendo su percorsi imprevedibili. La vita, le vite di cui ci troviamo a essere protagonisti coscienti o inconsci c’immergono in una virtualità dettata dal sogno che può essere rivelatrice di quel che l’inconscio non fa emergere o ancor più di quanto scaturisce dalla sfera non intellegibile che ci circonda ed è in noi. In parte indagine filosofica sul viaggio verso l’indefinito, che affascina il regista già dai tempi del conradiano colonnello Kurtz ispiratore un buon tratto di Apocalypse Now, in parte rapporto conflittuale col tempo già affrontato in Jack.

Insomma il senso della vita, di quel che facciamo limitato dalla materialità, ampliato dalla spiritualità, di quel che faremmo o avremmo potuto e saputo fare andando nel profondo e all’origine di noi stessi e di ciò che ci appassiona. Una tensione verso l’ignoto, il mistero, la magia, l’enigma, la tenebre che diventano meno oscuri di quel che appaiono se vengono avvicinati. Come ogni avventura il percorso può mostrare ostacoli e pericoli, risultare inquietante e disagevole, bisogna essere disposti a perdere e perdersi. Ma nel sogno o nella realtà contano le emozioni vissute, quel che si è sentito e compreso di sé e del proprio doppio, del reale e del fantastico visto che coi limiti umani si percepiscono dati e sensazioni solo parziali. Importante, al di là del tempo, è la spinta energetica perché la vecchiaia conduce alla scomparsa di progetti e desideri. E allora come all’anziano Matei torna l’ossessione di lasciarsi morire.

Enrico Campofreda, 21 ottobre 2007