Home > Zipponi: «Bisogna tornare a dire operaio»
Congresso Cgil, intervista al sindacalista candidato dal Prc-SE: «Voglio un sindacato capace di scioperare contro il governo che ha fatto elleggere»
Maurizio Zipponi è una personalità nel mondo sindacale. Dirigente storico dei metalmeccanici di Brescia - che guidò nel ’97 a Roma per siglare la pace tra Bertinotti e Prodi -, poi segretario generale della Fiom milanese. E’ la «tuta blu» candidata nelle liste del Prc-Se alla Camera (circoscrizione Lombardia 2). Alla vigilia del congresso della Cgil che si apre domani a Rimini Zipponi parla a Rosso di Sera.
«Credo che il congresso “vero” si farà dopo elezioni politiche - dice -. Il tema è l’autonomia della Cgil. La sfida è su questo terreno, sull’indipendenza e sulla democrazia nel lavoro». Insomma, superare l’idea del «governo amico». Un sindacato capace anche di «scioperare contro il governo che ha contribuito ad eleggere» se necessario. E, nonostante gli attriti in casa sindacale, che Zipponi non nasconde, si augura una composizione unitaria dei gruppi dirigenti.
Ma l’emergenza, quella che lo ha fatto “scendere in campo”, sono i rapporti tra politica e sindacato. «C’è un problema di rappresentanza politica - spiega -. La frammentazione del processo produttivo fa il paio con l’assenza di riconoscibilità del lavoro nella politica». E quindi «il passaggio dalla frammentazione a processi di unificazione sociale e politica».
«Il punto - continua Zipponi - è assumere il lavoro come chiave interpretativa dei cambiamenti della società». Un passaggio che parte anche dal linguaggio. «Impiegato e operaio sono parole in disuso - nota il candidato del Prc -, se invece rientrano nel linguaggio insieme a “precario” e “lavoro” allora l’azione che i metalmeccanici hanno compiuto sul piano sociale si può fare anche nella politica». E portare «alla consapevolezza che il voto ti può rappresentare direttamente», spiega Zipponi. Qualcosa che riguarda da vicino anche la sua candidatura nelle fila del Prc-Sinistra Europea. «Ad un certo punto in questi anni di “resistenza” ho registrato la solitudine e l’incomunicabilità con la politica. Questo mi ha fatto pensare che noi dobbiamo entrare nel gioco della politica e portarvi pratiche, analisi, esperienze». Insomma, fare da «anello di congiunzione tra politica e mondo del lavoro».
Un impegno non semplice. Il programma dell’Unione, in tema di lavoro, è soddisfacente? «Nel programma si indicano i titoli - commenta Zipponi - ed è già positivo che la legge 30 sia vista come un problema da superare, insieme a quello della democrazia nei luoghi lavoro». Zipponi continua: «Si assume il disagio del mondo del lavoro. Poi c’è un secondo passaggio: come superare il disagio». Ad esempio? «Sulla legge 30 c’è già una strada indicata dai metalmeccanici nel loro contratto». Spiega Zipponi: «Si è sostanzialmente annullata la legge 30 e si è introdotto il contratto di apprendistato che conferma i diritti e le aspettative dei lavoratori ed è conveniente per le aziende. Si considera così il lavoro un investimento che va preservato, almeno al pari delle macchine». Insomma dalla lotta dei metalmeccanici, durata 13 mesi, è nata una risposta di governo ad «una discussione un po’ vecchia». Una risposta “di sinistra” in cui «viene individuato uno strumento principe per superare la precarietà».