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a scuola, a scuola! ALDINI BOLOGNA

Publie le venerdì 24 ottobre 2008 par Open-Publishing

Una scuola occupata è sempre un bello spettacolo. I pavimenti pieni di adolescenti col loro fisiologico brusio evocano un fertile fermento, come di campi appena seminati.

Alle Aldini c’erano tanti colori nei vestiti, nelle borse, nelle scarpe. E nelle facce. Era un’interessante fotografia dell’adolescenza del 2008, non edulcorata, non criminalizzata: realistica.

Chiedevano allo scrittore Stefano Tassinari come continuare la loro lotta, come farsi sentire di più. Erano interessati al loro futuro, a non ritrovarsi ghettizzati in una scuola povera, che precluda loro strade e scelte.

Le classi ponte e gli studenti “stranieri” non erano il loro primo problema. Ma neanche l’ultimo. Il loro problema era una società migliore, una società che potesse prevedere tutte le possibilità per tutti, che non creasse privilegiati e svantaggiati.

Le classi “ponte” vanno nella direzione opposta e quando se ne è parlato lo hanno capito, anche quelli delle file di mezzo, senza la kefia al collo. Anche perché chi si segrega nella classe differenziata, prima o poi si incontrerà: nei corridoi, al bar, al campetto, al parco, a ballare, all’aperitivo. Ci si litigherà, ci si giocherà insieme a basket, ci si litigheranno amori, ci si innamorerà vicendevolmente. Italiani e stranieri sono inesorabilmente destinati ad incontrarsi, a mescolarsi e, un giorno, a confondersi. Meglio trovarsi subito coi gomiti che si toccano sui banchi di scuola, scontrandosi, se necessario, ma in un ambito che possa gestire il conflitto, conducendolo ai binari del confronto.

E tutti quei ragazzi delle Aldini, seduti sul pavimento della loro scuola, mescolando l’odore dei loro sudori e dei loro ormoni, lo stavano già facendo, senza bisogno di classi e di ponti.

Prima di essere italiani e stranieri erano studenti uniti, un sabato mattina, nella loro lotta. Nella lotta di tutti.

Federico Serra