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Locri (Reggio Calabria), 11:02 20/12/06
ORDIGNO RINVENUTO NELL’OSPEDALE DI LOCRI
I carabinieri hanno rinvenuto un ordigno, a basso potenziale, in un bagno dell’ospedale di Locri. L’ordigno, che era composto da polvere esplosiva nera e poteva essere azionato da un comando a distanza, e’ stato gia’ disinnescato. Un ordigno simile era sato collocato e fatto esplodere nell’ospedale di Siderno nei giorni scorsi. L’azione era stata poi rivendicata con una lettera contenente minacce al fratello di Franco Fortugno (il vice presidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri il 16 ottobre dello scorso anno), Domenico, direttore sanitario del presidio, ed alla vedova Fortugno, Maria Grazia Lagana’, parlamentare dell’Ulivo.
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1. Probabili depistaggi sul delitto Fortugno, 21 dicembre 2006, 18:23
Probabili depistaggi sul delitto Fortugno
di Matilde Giovenale
Emergenza Calabria Trovato un ordigno con due detonatori ed un congegno azionabile a distanza in un bagno dell’ospedale di Locri, poco vicino dall’ufficio in cui fino ad un anno fa lavorava, come vice direttore sanitario, Maria Grazia Laganà. Minacce via sms ad uno dei giovani di "E adesso ammazzateci tutti".
Prima Siderno, ora Locri. C’è probabilmente un tentativo di depistaggio delle indagini sul delitto del vice presidente del consiglio regionale della Calabria, Franco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre dello scorso anno. Probabile il depistaggio dietro la bomba esplosa il 14 dicembre scorso in un corridoio dell’ospedale di Siderno (rivendicata con una lettera di minacce a Domenico Fortugno, direttore sanitario del presidio, fratello di Franco, ed a Maria Grazia Lagana’, vedova Fortugno, parlamentare dell’Ulivo) e dietro il ritrovamento di un ordigno, di un chilo e trecento grammi circa di dinamite, con due detonatori ed un congegno azionabile a distanza, effettuato stamattina (mercoledì) in un bagno dell’ospedale di Locri, poco vicino dall’ufficio in cui fino ad un anno fa lavorava, come vice direttore sanitario, Maria Grazia Laganà.
Il ritrovamento è stato fatto nel corso di una serie di perquisizioni che, tra l’altro, hanno portato i carabinieri all’arresto di un uomo di 36 anni (secondo indiscrezione un ex poliziotto), ritenuto responsabile dell’attentato nel nosocomio di Siderno.
A Locri in tarda mattinata si era tenuto un vertice in Procura, per fare il punto della situazione. Appresa la notizia, il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, a Roma per un incontro col Papa, ha sottolineato la necessità di interventi urgenti da parte dello Stato per aiutare la Calabria a reagire. Cgil, Cisl e Uil hanno invece rilevato la necessità di una mobilitazione straordinaria "perché - hanno affermato i dirigenti sindacali - siamo ad un punto di non ritorno", mentre il leader dei Ds, Piero Fassino, ha detto che l’ordigno nell’ospedale di Locri "è l’ennesima conferma di una situazione di allarme rosso che non è più sufficiente denunciare. Occorre - ha aggiunto - un’azione immediata, forte e visibile da parte dello Stato". E mentre il senatore Franco Bruno, coordinatore calabrese della Margherita, sottolinea la possibilità della presenza di una regia che punta alla "spettacolarizzazione delle gesta mafiose", ed il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, plaude all’azione delle forze dell’ordine per l’arresto del presunto autore dell’attentato di Siderno, il segretario della Commissione parlamentare antimafia, Antonio Gentile, di Forza Italia, afferma che "dietro questi ripetuti attentati c’è qualcosa che non convince. Si ha l’impressione - aggiunge - che qualcuno stia utilizzando la potenza della ’ndrangheta per inviare messaggi ben precisi a pezzi di mala politica a malaffare del Reggino".
"La politica in Calabria non si mostra all’altezza della sfida che si ha di fronte ed esprime una logica perversa che rischia di contagiare le forze sociali e i movimenti, con il solo effetto di creare divisioni e di annichilire anche quel poco di reazione organizzata che pure c’è stata". La denuncia arriva dal direttivo regionale della Cgil, che ha diffuso una lunga nota a conclusione di una riunione svoltasi a Lamezia Terme, alla presenza del segretario nazionale, Fulvio Fammoni.
"Non può, perciò, che essere stigmatizzato - aggiunge la Cgil - l’uso che da più parti viene fatto del movimento dei giovani di Locri. Un movimento che la Cgil considera un patrimonio di buona immagine e un tentativo di far vivere l’ansia di riscatto dei giovani calabresi, insieme ai quali, peraltro, ha organizzato la manifestazione unitaria del Primo maggio. I tentativi di penetrazione del movimento, prodotti da più parti politiche per condizionarlo, hanno determinato l’effetto che oggi è sotto gli occhi di tutti. Mai, infatti, da nessuna parte è corretto personalizzare la lotta politica, lanciare accuse e ingiurie. Così come esprimere giudizi che qualche volta possono essere il prodotto di scarsa conoscenza delle questioni e del territorio. In quanto non è utile incoraggiare l’idea che tutto e tutti sono uguali, perché questo produce l’effetto paradossale di dire che in realtà nessuno è responsabile. I partiti dovrebbero fare il loro mestiere, lasciando che la società civile faccia il suo, perché in Calabria una dialettica vera di movimenti e associazioni realmente autonome sarebbe rivoluzionaria. Anche perché ciascun soggetto deve avere il senso della parzialità della propria rappresentanza e non pensare di avere il monopolio della lotta per la legalità". Chiaro il riferimento alla recente polemica scoppiata tra i giovani di "Adesso ammazzateci tutti" e il rappresentante diessino Bova che aveva puntato l’indice contro i giovani del movimento antimafia.
E, proprio in serata, Aldo Pecora, del movimento giovanile "Ammazzateci tutti" della Locride, ha denunciato di aver ricevuto un messaggio intimidatorio via sms: "C’è un altro regalo a Locri per te e per i tuoi amici giudici".
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