Home > bologna la rossa... dell’era cofferati

bologna la rossa... dell’era cofferati

Publie le venerdì 19 ottobre 2007 par Open-Publishing

E’ Sabato notte quando in piazza Verdi a Bologna una ragazza viene fermata dalle Forze dell’Ordine che tentano di portarla via perchè le venga somministrato un TSO.
Cinque persone presenti in piazza però non restano a guardare e intervengono cercando di evitare che la ragazza venga portata via in ambulanza.
La reazione degli agenti è decisamente violenta e spropositata: i cinque, tre ragazzi e due ragazze, dopo essere stati arrestati in via Sant’Apollonia vengono picchiati una prima volta.
Dopo l’intevento della Digos che li "identifica" come anarchici vengono picchiati nuovamente.

Ma non basta: per poter arrestare i cinque basta trasformare ad arte una semplice accusa di resistenza a pubblico ufficiale in resistenza aggravata ed escogitare addirittura un’accusa di rapina per un paio di manette (sic!) scomparse e per una ricetrasmittente persa. Ed ecco che le cinque persone finiscono direttamente alla Dozza. La polizia, intervenuta con sei volanti, pesta i compagni fermati e un poliziotto estrae una pistola in piazza Verdi. Gli abitanti della zona testimoni del pestaggio vengono intimoriti affinchè non parlino.
La ragazza ricercata per subire, non per la prima volta, il TSO è stata fermata, caricata a forza in ambulanza e portata via.

Attualmente solo le due ragazze sono ai domiciliari, mentre gli altri tre non hanno lasciato dichiarazioni e sono dentro, ancora senza processo.
Nella notte tra sabato e domenica alcune abitazioni di compagni/e sono perquisite per ritrovare la presunta "refurtiva".
Ma la vicenda è ulteriormente aggravata dall’arresto e dall’immediata condanna di altre cinque persone domenica notte in zona universitaria, mentre facevano scritte in soldiarietà dei cinque fermati per gli eventi della notte precedente. Sono accusati anche di avere danneggiato un bancomat e una vetrina. Nel frattempo due cortei e due presidi si sono svolti in sostegno degli arrestati: ovviamente identificati i partecipantanti.

Anche in questo caso il meccanismo perverso della repressione ha mostrato con solerzia la propria faccia, punendo delle individualità che si opponevano ad un’ingiustizia e mistificando la faccenda attraverso i soliti organi di disinformazione, che preferiscono alimentare inutili polemiche politiche piuttosto che affrontare gli eventi.

indymedia emilia romagna