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cambiare lo sciopero e contestare il congresso della CGIL!
Publie le venerdì 5 marzo 2010 par Open-Publishing3 commenti
Cambiare lo sciopero, contestare il Congresso della CGIL
La questione dell’art.18 di fatto abolito è già scomparsa dai giornali. Un silenzio mortale è seguito alle scarne, ambigue e per certi versi anche rivelatrici, interviste rilasciate ieri da tre leaders delle Confederazioni che da sole rappresentano dodici milioni di persone e che non vengono chiamate
alla lotta contro un vulnus che li rinvia all’era pre-civile dei senza diritti. Solo Bonanni è riintervenuto sulla questione per confessare di avere partecipato alla stesura del provvedimento e per difenderlo affermando il falso e cioè che l’arbitrato non sostituirebbe il giudice. Epifani si è limitato a dire che, se ce ne saranno le condizioni, ricorrerà alla Corte Costituzionale. Forse tra quattro o cinque anni quando il mercato del lavoro avrà registrato milioni di vittime. Il PD ha votato contro ma si tratta di una formalità per mettersi le carte in regola con i propri elettori e per non tagliare i ponti con la cultura giuslavorista che ha protestato scandalizzata con un documento sottoscritto dai suoi massimi esponenti.
Oggi si parla d’altro. Il tormentone delle liste di Formigoni e della Polverini tiene banco e si vorrebbe
un decreto che faccia strame del diritto. Anche la questione della patata continua a tenere banco. Del fatto che venti milioni di cittadini vengono privati del diritto di ricorrere ad un giudice e della tutela del loro posto di lavoro alla grande stampa controllata dalla borghesia italiana che vive di evasioni fiscali, truffe, lavoro nero e che si sente impastoiata dai contratti e dai diritti non importa.
Soltanto Paolo Ferrero e Roberta Fantozzi di Rifondazione Comunista hanno deciso di reagire con uno sciopero della fame che rischia però di restare isolato o un fatto confinato in Internet se non ci sarà un sostegno più ampio e non si costruirà un movimento di vera opposizione. Uso l’aggettivo "vera" dal momento che la simulazione di gesti e di sentimenti di solidarietà è purtroppo più diffusa di quanto si creda.
Intanto bisognerebbe con un tam tam immediato preparare la trasformazione dello sciopero della CGIL che, come è noto, si limita a chiedere l’elemosina di una mancia fiscale di 500 euro, in sciopero per il pieno ripristino dell’art.18. Bisognerebbe preparare migliaia e migliaia di cartelloni per questo da portare nei cortei e nei comizi il 12 marzo. A questo fine bisognerebbe propagandare subito in assemblea quanto è successo, preparare un volantino da fare arrivare dappertutto, chiedere aiuto alle radio popolari, usare alla grande internet e Facebook.
Inoltre, bisogna contestare alla radice il Congresso della CGIL che si svolgerà, dopo un dibattito
e votazioni assai discutibili, in un clima surreale che prescinde dalla gravità della condizione dei lavoratori. La legge approvata dal Senato è una legge di precarizzazione di tutto il lavoro. Finalmente Monti e quanti altri si sono lamentati dei privilegi dei genitori tutelati rispetto ai figli precari potranno dichiararsi soddisfatti. Ora siamo tutti precari, tutti licenziabili, tutti esposti agli appetiti anche i più osceni del padronato.
Rifondazione Comunista ed il Manifesto debbono smetterla di vedere la CGIL di oggi come una grande organizzazione democratica al servizio dei lavoratori. La CGIL è controllata, attraverso il suo apparato, dal PD che privilegia il rapporto con la Confindustria e che, anche con i suoi Governi, ha contribuito a demolire i diritti dei lavoratori. Bisognerebbe ricordare che è stato il governo D’Alema a mettere in discussione l’art.18 respinto dalla grande manifestazione di Roma organizzata dalla CGIL di allora e la raccolta di oltre cinque milioni di firme. Oggi la CGIL non mette in discussione il suo rapporto unitario con CISL ed UIL, la sua discriminazione dei sindacati di base, la sua simpatia per l’UGL di area di destra come peraltro si è visto con la candidatura della Polverini a Roma. Questa CGIL deve essere cambiata radicalmente. Ma questo non è previsto da nessuna delle due mozioni.
La contraddizione di una popolazione di iscritti combattiva, democratica, progressista, schierata per i diritti e una politica espressione degli interessi moderati del PD interpretati da una burocrazia sindacale che ha la prospettiva soltanto nella sussidiarietà e negli enti bilaterali deve essere sciolta.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Messaggi
1. cambiare lo sciopero e contestare il congresso della CGIL!, 5 marzo 2010, 21:02, di nando
QUANTI DANNI HA FATTO IL CENTROSINISTRA, CON A CAPO UN CERTO SIG. D’ALEMA... HAI RAGIONE PIETRO, LA CGIL E SUCCUBE DELLE POLITICHE DEL PD, E QUESTO DEVE FINIRE, ALTRIMENTI NON DURERA’ A LUNGO LA CALMA DEGLI SUOI ISCRITTI!!
1. cambiare lo sciopero e contestare il congresso della CGIL!, 5 marzo 2010, 22:26
Il sociologo del lavoro Luciano Gallino stigmatizza i ritardi della politica (il Pd) e del sindacato (la Cgil) nel reagire al duro attacco del governo ai diritti del lavoro e all’articolo 18. Lo sciopero del 12? «Un parlare d’altro»
«C’è stata una sottovalutazione, non c’è il minimo dubbio, e un grande ritardo nel prendere posizione». Sottovalutazione e ritardi che il sociologo torinese, Luciano Gallino, non esita a addebitare a politica e sindacati: «Stupisce che in tanti scoprano solo ora che quella approvata dal senato è una legge molto grave, lesiva dei diritti dei lavoratori e dello stesso diritto del lavoro. Si sarebbe dovuto iniziare a protestare, se non due anni fa, almeno quattro mesi fa quando ormai le insidie della legge erano perfettamente visibili».
Che tipo di risposta richiederebbe oggi un tale livello di offensiva?
Quando una legge c’è, poi sono dolori. Modificarla, impugnarla davanti alla Corte costituzionale e altre belle cose del genere arrivano post factum, quando ormai il dado è tratto. E anche se, come è possibile, la Corte si pronunciasse in senso contrario, per mesi e mesi se non per anni decine di migliaia di persone si troveranno di fronte a un ricatto bello e buono, seppure scritto in bella forma giuridica. Ci si sarebbe dovuti muovere molto prima, erigere una barriera a difesa come si fece nel 2002. Giuristi del lavoro che hanno a cuore il destino dei lavoratori ne esistono ancora molti per fortuna, e già un anno fa si erano accorti dove si andava a parare. Chi invece mi pare essere rimasto completamente assente è il sindacato, per non parlare della politica, del Pd, perchè le proteste in aula o le dichiarazioni di Treu in commissione - che sono arrivate quando il treno era già partito - lasciano il tempo che trovano.
La Cgil ha convocato uno sciopero uno sciopero generale per il 12 marzo, sul fisco però.
Che è come parlare d’altro: uno prende una legnata e poi fa uno sciopero per qualcosa di completamente diverso. Sono anche temi importanti certo ma gli scioperi, le grandi manifestazioni, come fu quella del 2002, sono importanti quando esprimono una protesta contro una proposta politica, una legge, qualcosa insomma di molto concreto. Scioperare per fare una proposta temo che pesi molto meno.
La Uil, e cioè la terza organizzazione sindacale confederale, seguita a ripetere che l’articolo 18 è salvo...
Formalmente è vero: non è ancora stato affondato, solo che gli è stato tolto il salvagente e quindi potrà nuotare un po’ poi andrà a fondo. L’articolo 18 viene gravemente compromesso perchè per avvalersene bisogna andare davanti a un giudice e se un lavoratore vi rinuncia al momento di firmare un contratto, buonanotte... Nel 2002 il governo scelse lo scontro frontale, oggi invece ha messo in moto i siluri sottomarini. Perchè questa legge è una sorta di minaccioso sommergibile, contiene dozzine di provvedimenti di ogni genere e in mezzo ci sono tre articoli che fanno saltare un bel pezzo di giustizia sul lavoro.
Nel 2002, l’offensiva fu fermata da una grande mobilitazione del mondo del lavoro. Cosa è cambiato da allora?
Il sindacato si è sostanzialmente indebolito e oso dire che l’asse del sindacato, Cgil compresa - e so che a qualcuno dispiacerà sentirmelo dire - si è spostato verso il centro destra. Perchè il sindacato ha un asse politico, o si occupa di disuguaglianze o non se ne occupa, o si occupa di contratti collettivi o lascia che slittino verso lidi sconosciuti.
L’archiviazione dell’articolo 18 non è che la punta d’iceberg di una legge che prevede anche che l’ultimo anno di scuola dell’obbligo possa essere fatto in fabbrica. In arrivo c’è poi lo «statuto dei lavori» che sostituirà quello dei lavoratori...
La norma sull’apprendistato è un ritorno indietro di quarant’anni, significa tornare a una specie di avviamento al lavoro e cioè sottrarre un anno alla formazione. Quanto allo Statuto dei lavori, Sacconi ne parla da anni e visto che ha davanti a sè non dico un’autostrada ma quasi, procede con la massima speditezza possibile.
Come immagina il futuro, dal questo punto di vista?
C’è una parte, che è la destra - con le sue ottuse idee neoliberali, con il suo intento di smontare il sindacato - che è la parte vincente, e dall’altra ci sono i remissivi, che stanno diventando i perdenti. Avrei sperato di vedere una Cgil molto più battagliera, come un tempo è stata, e invece mi pare che anche da quelle parti si tenda sempre più a usare un approccio possibilista anche su leggi di questo tipo. Il futuro non promette nulla di buono. Per il diritto del lavoro, intendo.
Sara Farolfi
www.ilmanifesto.it
5.03.2010
2. cambiare lo sciopero e contestare il congresso della CGIL!, 6 marzo 2010, 02:07, di MICH
Speriamo che qualcono riesca a fermare Sacconi e company, altrimenti sono guai. Ma è possibile che la Cgil non conta più un cavolo, con tanti milioni di iscritti? Perche il 12 marzo non si manifesta anche per la cancellazione dell’articolo 18?!