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clima: allarme rosso

Publie le lunedì 19 febbraio 2007 par Open-Publishing

  clima: allarme rosso –
a cura di Paolo De Gregorio – 19 febbraio 2007

Vorrei uscire per una volta dal commento dei fatti quotidiani, perché ho la sensazione che non diamo abbastanza peso ai terribili allarmi che ci vengono dai climatologi riuniti a Parigi che quantificano nel 95% la responsabilità umana per i cambiamenti climatici.
Mi sembra drammatico che, già OGGI, il genere umano consumi più acqua di quanto il ciclo della evaporazione e delle piogge possa riprodurre, e si stanno intaccando le falde che scendono di anno in anno, e presto, con il riscaldamento globale, si andrà verso una crisi idrica ed alimentare di grandi proporzioni.
Se a questo aggiungiamo che tra cinquanta anni il numero di abitanti salirà di un miliardo e mezzo, e che l’esplosione industriale di Cina ed India aumenterà enormemente la Co2 in atmosfera, il quadro che vediamo assomiglia all’”Urlo di Munch”.
Nonostante si parli molto dei drammatici effetti dei cambiamenti climatici e si siano scientificamente dimostrate le cause, i nostri industriali e i nostri politici continuano a parlare di sviluppo, di aumento di produzione, di mercati che si aprono, e nella sostanza, non hanno la minima intenzione di fermare il meccanismo di produzione e consumo che controllano e che hanno messo in moto. Anche con la prova provata che l’economia liberista e la globalizzazione dei consumi sono la causa del disastro prossimo venturo, e che questo è semplicemente un modello di sviluppo NON SOSTENIBILE, nessun provvedimento risolutivo viene preso e si prosegue a testa bassa verso il baratro.
La causa fondamentale per cui non si interviene è semplice, in questi ultimi decenni la politica è stata letteralmente comprata dal potere industriale e finanziario, messa al suo servizio, e ciò ha consentito che non si mettesse alcun limite o ostacolo alle strategie industriali, consentendo produzioni inquinanti, assenza di controlli sui rifiuti tossici, cementificazione selvaggia, mancata chiusura dei centri storici alle auto, fiumi e mari usati come discariche, nessun obbligo ad installare energie alternative nelle nuove case. Per farla breve non è stato posto alcun limite che potesse ridurre i profitti.
Perché è impossibile uscire da questa situazione? Perché il liberismo per essere fermato dovrebbe trovare una classe politica, che non esiste, capace di dirigere l’economia e trasformarla da economia distruttiva al servizio di profitti privati, in economia sostenibile al servizio dell’uomo, della sua salute, della sua felicità.
Se a questo aggiungiamo che le due religioni principali, cristiana e musulmana, sono un ostacolo insormontabile a qualsiasi politica di contenimento delle nascite, e che destra e sinistra hanno accettato la dittatura dell’economia liberista, eccoci di fronte ad un vuoto che non può essere colmato facilmente.
Anche perché chiunque voglia parlare di decrescita o contenimento dei consumi, è obbligato anche a parlare di uno scenario di crisi, di disoccupazione che potrebbe essere difficilmente fronteggiato da classi politiche ed economiche screditate e inattendibili.
Ci troviamo di fronte ad uno scenario globale in cui essere ottimisti è consentito solo ai deficienti e lo slogan degli ecologisti che dice “its not too later” appare solo speranzoso.
L’unica massa di denaro capace di trasformare l’economia distruttiva in economia sostenibile, sarebbe quella di un disarmo globale concordato tra tutti i paesi, che consenta ai singoli stati di possedere solo armi difensive e affidate ad una guardia nazionale e non a militari professionisti.
La massa di denaro è veramente enorme e se usata nella direzione giusta avrebbe il potere di invertire la corsa verso il disastro.
C’è solo un problema, che l’uomo non si è ancora evoluto abbastanza per usare la ragione e la lungimiranza. Siamo prigionieri dei nostri squallidi egoismi e ancora ci combattiamo per avere più degli altri, e non comprendiamo che la sicurezza e la PACE si hanno solo senza ingiustizie e prepotenze, diamo ancora retta alle religioni anche se sono dietro ad ogni conflitto, etica e morale sono state messe da parte e le persone perbene allontanate dalla politica e dal potere.
I primi ad essere colpiti dalla siccità e dall’aumento della temperatura saranno proprio i meno responsabili, cioè quelle popolazioni che vivono solo di agricoltura di sopravvivenza e saranno sterminate dall’avanzare della desertificazione.
Nessun intervento sarà possibile, e forse nemmeno voluto, perché i paesi ricchi e con clima ancora temperato penseranno subito a lasciare per sé le scorte alimentari e a chiudere i propri confini da eventuali invasioni.
Forse si capisce un mio lieve pessimismo, ma se di fronte alla certezza scientifica di un disastro prossimo venturo le classi dirigenti pensano a un aumento di produzione e pianificano nuove guerre e nuove armi, forse non ho tutti i torti, e fa sorridere amaramente che sia proprio l’Occidente, con la sua sbandierata cultura, religione, democrazia, civiltà, ad essere il principale responsabile di un modello industriale distruttivo e stupido.
Buona parte del mio pessimismo è dovuto al fatto che coloro che apparentemente dovrebbero essere l’alternativa capace di traghettarci verso una economia sostenibile, e parlo dei no-global, dei volontari, dei pacifisti, dei cattolici del dissenso, di Emergency, di Green Peace, della Croce Rossa, della sinistra radicale, non abbiano accolto e dato priorità assoluta al “manifesto”, etico e razionale, di Umberto Veronesi che invita al disarmo mondiale con l’obiettivo di destinare questo denaro alla salute, alla istruzione, all’ambiente.
Un grande scienziato, visibile a livello internazionale, campione di etica e di sapere scientifico, vede cadere nel silenzio il suo appello, pubblicato da l’Espresso, contenente l’unica cosa seria che c’è da fare.
E’ la certificazione di morte della ragione e della speranza.
Paolo De Gregorio