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coerenza rifondarola

Publie le domenica 4 novembre 2007 par Open-Publishing
6 commenti

 coerenza rifondarola -
a cura di Paolo De Gregorio - 3 novembre 2007

Il fatto: Bertinotti dona al parroco della parrocchia Tor Tre Teste (Roma Est) 50.000 euro avuti come risarcimento in una causa per diffamazione vinta contro il canale televisivo LA7.
La “via italiana al socialismo”, già così impervia e piena di sconfitte, appare allungarsi infinitamente, visto che l’unico partito di una certa consistenza, che si ispira al comunismo, non viene finanziato dai suoi massimi dirigenti che preferiscono finanziare il più potente alleato storico della destra, la Chiesa cattolica.
Naturalmente in un bel dibattito, con il profilo di Bertinotti a favore di telecamera, con una sequela di quelle tipiche frasi fluenti ma incomprensibili, nobilitate dalla sua erre moscia, e rese più autorevoli dai costosi “cachemire”indossati dal vecchio militante comunista,la bontà della donazione sarebbe EVIDENTE e tutti tornerebbero a casa felici.
La SINDROME del “compromesso storico” del caposcuola Enrico Berlinguer, culminata dopo 30 anni nella nascita del Partito Democratico (che sembra già molle e sfatto come la faccia di Veltroni), non abbandona i vecchi “comunisti”, e malgrado tutti gli evidenti fallimenti, ci si offre al dialogo con i cattolici, anzi li si finanzia.
Ma è mai possibile che in Italia quei fessacchiotti degli operai e dei salariati non siano mai riusciti ad avere un partito politico autogestito, senza la tutela di intellettuali, senza politicanti a vita, totalmente laico e senza ideologia, capace di difendere i propri interessi materiali, dando l’esempio eleggendo i propri deputati solo per due legislature e poi rimandandoli sul proprio posto di lavoro originario.
Eppure non è un concetto così difficile da capire, anche e soprattutto nel sindacato, che dovrebbe essere un sindacato unico dei lavoratori,AUTOGESTITO,si dovrebbero per sempre superare le tutele dei partiti che arrogantemente dividono i lavoratori e mettono le loro sigle e bandierine facendo un minestrone di sindacato e politica.
La sinistra si è autodisintegrata per essersi affidata a politicanti di professione, inamovibili, che ormai finanziano le parrocchie al posto della loro stampa, o come D’Alema a cui il sindaco di Acqualagna chiede di fare l’ambasciatore del tartufo locale, naturalmente quando è libero dal gravoso impegno con le regate veliche.
C’è da fa tesoro di questa involuzione che ha raggiunto il capolinea, e bisogna invertire la tendenza creando nuove organizzazioni in cui i dirigenti siano di passaggio, due mandati al massimo, anche per le cariche interne e poi non più eleggibili, e siano solo portavoce di decisioni prese dal basso, dove è auspicabile che si voti spesso, almeno su ogni decisione importante, magari inventandosi nuovi modi con Internet e il telefono.
L’ANTIPOLITICA sono quelli che oggi siedono in Parlamento, e sono coloro che hanno fatto della RAI un ufficio di collocamento dei loro sodali e familiari, vanno in TV invece di andare tra la gente, sono tutti carichi di soldi e privilegi, girano scortati e il PALAZZO che occupano è il più confortevole fortino che si possa immaginare.
La novità dei problemi che abbiamo davanti, il riscaldamento globale con tutte le sue nefaste conseguenze, la insostenibilità dello sviluppo basato sul “liberismo”, con la necessità globale di decrescere di numero di abitanti e di consumi,la nostra “impronta ecologica” che ci vede consumare più materie prime, acqua e territorio di quanto la natura riesce a riprodurre, esige una nuova classe politica, con cultura nuova, adeguata ai problemi, che ha come compito principale guidare l’economia verso l’autosufficienza energetica con le tecniche rinnovabili e l’agricoltura verso l’autosufficienza alimentare di ogni nazione.
Questa è la nuova politica che serve al nostro futuro!
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Al mondo, e non solo in Italia, non è mai esistito un "partito operaio" gestito direttamente dagli operai.

    L’unico esempio in questo senso è stata la IWW americana degli anni venti del secolo scorso, ma non si trattava di un partito bensì di un sindacato, per di più a vocazione anarchica, anche se poi qualcuno dei fondatori finirà in esilio in Russia alla corte di Lenin e morirà "bolscevico".

    Quindi, il problema non mi sembra Bertinotti in quanto tale e, tutto sommato, la sua "provocazione" con donazione ad una parrocchia del risarcimento ottenuto da La7 mi sembra anche mediaticamente intelligente.

    La verità è che la mitica "classe operaia" non ha mai diretto un tubo, nemmeno nei paesi dove, sulla carta, il capitalismo era stato abbattuto.

    E dove, pressochè sempre,al tempo delle rivoluzioni o non esisteva proprio ( trattandosi di paesi ancora largamente ad economia rurale) o, dove esisteva, era comunque socialmente una minoranza.

    Mentre a dirigere i cosiddetti "partiti operai" c’erano sempre intellettuali.

    Credo che i fallimenti sostanziali di quei tentativi "socialisti" siano figli anche di queste contraddizioni iniziali.

    Ma l’ "errore" comincia da Marx ed Engels o quantomeno da Lenin ... mica dal povero Bertinotti ....

    Che di colpe ne ha a vagoni, ma molto più "contingenti" e legate alla recente quotidianità ....

    K.

    • Keoma ovviamente non sa nulla di nulla ma ci tiene tanto a buttare infamie sugli operai e sulle milioni
      di vittorie , di autogestione e di socialismo che hanno costruito, come fanno tutti gli ideologi borghesi per scoraggiare i proletari "dimostrando" loro che la vittoria della rivoluzione è impossibile.poveraccio,renditi conto che tu non sei nulla, ma i milioni di esseri umani che hanno fatto la Comune,Urss, sindacati sì.
      sarai mica un infiltrato? prova col prozac

      viva Chavez,viva Lenin

      Micio Che Canta

    • Durante la Rivoluzione d’Ottobre si manifestò una certa tendenza all’anarco-sindacalismo secondo cui le capacità produttive di un’industria o di una comunità locale appartenevano unicamente alle persone direttamente coinvolte, che avevano diritto di decidere su cosa, come, quanto produrre e a quali condizioni cedere il prodotto. La conseguenza era che i rapporti produttivi di sistema del fragile sistema industriale russo e del suo precario rapporto con l’agricoltura si spezzavano in un momento in cui vi era un pesante attacco imperialistico e in cui si diffuse l’immagine della "mano ossuta" della morte per fame che mieteva vittime a migliaia tra la gente, nel grande sconvolgimento che la guerra e la rivoluzione avevano scatenato.

      Se le tendenze anarco-sindacaliste non fossero state duramente contrastate e sconfitte il tentativo di costruzione del socialismo in URSS sarebbe durato non 70 anni ma sei mesi, dopodiché lo zar sarebbe stato reinsediato (e infatti la più seria minaccia bianca fu sempre rappresentata da Denikin, generale di fanatiche convinzioni monarchiche e grandi russe).

      Chi pensa a Stalin o a Breznev può magari magari chiedersi se un più precoce fallimento sarebbe poi stato un gran danno. Non lo so, ma è certo che da recenti studi demografici (in età post-sovietica) risulta che sedici anni di restaurazione capitalistica post-gorbacioviana hanno fatto morire di fame e di stenti più persone di qualunque repressione seriamente attribuibile a Stalin.

      Quanto al fatto che gli operai non siano mai stati al potere, trovo discutibile che si muova un’accusa del genere che, in soldoni, non si riduce ad altro che a dire che autentici rapporti di produzione socialista non si sono mai davvero prodotti, il che richiederebbe di analizzare anche gli effetti di un accerchiamento capitalista ed imperialista che non ha mollato mai la presa un solo momento. Che una guerra sia calda o fredda, sempre di guerra si tratta, e la quantità di risorse umane, mentali, materiali da dedicare a combatterla (da posizioni certamente difensive, al di là di tutte le chiacchiere sul presunto imperialismo sovietico) non andava troppo d’accordo col tipo di ingegneria sociale necessaria ad implementare rapporti sociali di tipo comunista.

      Questo, voglio dirlo con chiarezza, sarebbe altrettanto vero per qualunque nazione aprisse oggi un percorso riviluzionario, si pensi solo ai massicci tentatici di sovversione interna, promossi e sostenuti dagli USA, attualmente operanti in Venezuela.

      http://achtungbanditen.splinder.com/

    • Mah, insomma, che l’oggettivo fallimento di pressochè tutti i tentativi "socialisti" sia solo una questione di accerchiamento esterno mi sembra veramente semplicistico, anche se indubbiamente in parte vero.

      Comunque il problema non è l’elogio dell’anarcosindacalismo, mi sembra che anche K. non volesse assolutamente sostenere questo, l’esempio dell’ IWW era solo per sostenere il fatto che è praticamente l’unico esempio storico di organizzazione operaia veramente diretta da operai ma non che fosse l’esempio positivo in assoluto o addirittura l’esempio da seguire oggi dopo quasi un secolo.

      Tra l’altro l’IWW era appunto un sindacato, anche se indubbiamente aveva assunto un ruolo politico generale, e non un partito.

      E comunque mi pare innegabile che la direzione dei partiti "operai", salvo rarissime eccezioni individuali, è sempre stata saldamente in mano ad elementi provenienti dalla borghesia, il che non vuol dire certo che fossero per questo "agenti del nemico" o addirittura "infiltrati".

      Ovviamente questo era storicamente dovuto, fino a qualche decennio fa, anche al fatto che gli operai raramente erano scolarizzati ... ma la tendenza è continuata anche in epoca successiva ....

      Ed è anche vero che molte delle rivoluzioni "socialiste" sono state fatte non in paesi industriali avanzati ( come immaginava Marx ) ma in paesi invece contadini, basti pensare al caso cinese prima di tutti gli altri.

      E sicuramente questo ha finito per influire nei fallimenti successivi.

      Lo stesso esperimento politico di Chavez, che comunque va difeso in tutti i modi possibili, c’entra poco col marxismo ortodosso.

      E non solo perchè Chavez non è marxista ( cosa storicamente secondaria) ma perchè la sua base di massa non è la classe operaia venezuelana ( di per se poca cosa, strettamente legata al mondo petrolifero e spesso oggettivamente alleata con i propri padroni) bensì la massa sterminata dei "lumpen" che è la gran parte della popolazione venezuelana.

      Negare tutte queste cose oggettive in nome dell’ "ortodossia" mi sembra sinceramente una cazzata.

      R.

    • Ma in tutta questa discussione cosa c’era, francamente, il "marxismo ortodosso", o l’"ortodossia"?

      Un tratto comune delle critiche libertarie alla Rivoluzione russa consiste nel presentare la situazione che si dispiegava avanti al partito bolscevico nei termini di un illimitato ventaglio di opzioni da cui, in seguito, se non sono state scelte le più "simpatiche" e "gradevoli", si dà la colpa o all’ortodossia marxista, o alle tendenze autoritarie dei marxisti.

      La verità è che se si guardano le cose da vicino, questo ventaglio di opzioni non c’era affatto, e che le scelte furono tutte più o meno obbligate, con ad ogni passo la scelta tra il vincere o il morire. Se si parte dalle condizioni assolutamente umilianti della pace di Brest-Litovsk e si cerca di capire perché furono accettate, si ha un’idea delle pressioni immense che la situazione poneva su chi doveva prendere delle decisioni. Ed è solo uno dei tanti esempi che si possono fare. Il problema degli operai... ben presto i bolscevichi dovettero rinunciare ad uno dei loro principi chiave di giustizia sociale, e cioè che nessuno poteva avere un salario superiore a quello di un operaio specializzato, perché ciò non faceva che stimolare il boicottaggio dei quadri.

      Contro la tesi dell’ortodossia, al contrario, io rivendico l’osservazione di Cicerin che esaltava l’"inimitabile realismo" di Lenin, e la sua straordinaria capacità di guardare in faccia la realtà.

      Non so come si faccia ad accantonare come irrilevante la tesi secondo cui l’economia di un paese socialista attorniato da paesi capitalisti (al grado di sviluppo imperialista) è sempre e comunque un "comunismo di guerra", che impone severa disciplina coordinata dal centro. Si potrà discutere come tutto ciò sia obiettivamente favorevole alle derive autoritarie e burocratiche (Stalin e Breznev), ma non dipingere la storia in tinte rosee.

      Sulla natura della base sociale Lumpen del bolivarismo venezuelano non ho niente da dire, visto che una delle più organiche discussioni di questo argomento disponibili in lingua italiana è una traduzione che io ho fatto da Aporrea. Chávez sta letteralmente inventando una combinazione di liberalismo borghese (nelle forme della delega parlamentare) e di democrazia diretta e popolare dal basso — con forme di autogestione comunitaria — come via al socialismo. Spero che il livello di aggressione imperiale gli consentirà di procedere su questa via, ma se la situazione cambia e le cose richiederanno un irrigidimento della disciplina e un accentramento dei poteri io non starò certo lì a criticare.

      http://achtungbanditen.splinder.com/

    • Per le casse di resistenza degli operai di melfi in sciopero,dei precari dei call center,etc neanche un centesimo!
      Questa elemosina è un insulto ai lavoratori in lotta!...altro che intelligente provocazione!
      I dirigenti anarcosindacalisti e metalmeccanici,operai veri,(Durruti ,Ascaso,Oliver etc)della rivoluzione spagnola del 1936,la storia che si preferisce dimenticare!...Hanno sempre finanziato gli scioperi dei lavoratori in lotta!...Al contrario Stalin con l’oro della riserva aurea della Banca di Spagna,rubato nel 1936 alla repubblica, ha finanziato il commercio estero di Hitler al tempo del patto di non aggressione,secondo diversi storici (Arturo Peregalli)!
      Fatte le dovute proporzioni, rimane comunque un senso di amarezza!