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comunicato stampa - collettivo precari atesia

Publie le martedì 29 agosto 2006 par Open-Publishing
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COMUNICATO STAMPA
Finalmente dopo un anno di lotte autorganizzate, Atesia è apparsa sulla
stampa, nella sua vera veste di "fabbrica di precarietà".
Finalmente grazie alle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici
autorganizzati di Atesia, emerge l’abuso di illegalità perpetuato per anni
alla periferia della "città eterna".
Tanto per far luce sull’intera "vicenda", che ha colpito nel cuore la
questione "precarietà", oggi si è tenuta una conferenza stampa davanti ad
Atesia i cui sono stati chiariti (e speriamo una volta per tutte) i seguenti
punti:

L’ispezione all’ufficio provinciale del lavoro è stata richiesta dalle
lavoratrici e dai lavoratori del Collettivo Precari Atesia dopo
l’illegittimo licenziamento di quattro di loro, colpiti solo perché hanno
osato contestare gli accordi precedentemente firmati tra azienda e sindacati
confederali che per l’ennesima volta imponevano contratti precari.

Durante tutte le mobilitazioni (scioperi pressoché totali, manifestazioni
cittadine, sit in, incontri con le istituzioni ecc. ecc.) i sindacati
confederali, Cgil compresa, hanno violentemente ostacolato le nostre
iniziative definendoci addirittura dei violenti-pazzi solo perché chiedevamo
un contratto a tempo indeterminato. Non è affatto vero che la Cgil si sia
spesa a nostro favore, anzi, la firma dell’ultimo accordo dell’aprile 2005
che stabilizza la precarietà, dimostra proprio il contrario.

Ma soprattutto riteniamo di fondamentale importanza l’esito dell’ispezione
che chiarisce che TUTTO IL LAVORO SVOLTO AD ATESIA E’ DI NATURA SUBORDINATA.
Un’ispezione che ha fotografato la drammatica realtà della nostra di lavoro.
Non solo, un ispezione che ha CHIARITO UNA VOLTA PER TUTTE CHE FUORI LEGGE
E’ TRIPI (che ha lucrato sulla nostra pelle e sulle casse dell’INPS) E NON I
LAVORATORI E LE LAVORATRICI CHE RIVENDICANO I LORO SACROSANTI DIRITTI.

Non accettiamo la peregrina distinzione tra lavoro in outbound e lavoro
inbound della circolare Maroni/Damiano, distinzione smentita dall’accurata
verifica della prestazione di lavoro fatta dagli stessi ispettori.

Rigettiamo con forza le minacce di Padron Tripi di delocalizzare la
produzione. Una buffonata tenendo conto che Atesia, come molti altri call
center, vere e proprie fabbriche di precarietà illegale, lavorano per
amministrazioni, enti e servizi pubblici o di pubblica utilità. Vuole il
governo "amico" permettere anche questo? Padron Tripi, insieme a tutta
assocontact, intende fare dei corsi accelerati di italiano in tutto il terzo
mondo?

E per finire, abbiamo rilanciato l’assemblea nazionale delle lavoratrici e
dei lavoratori di tutti i call center, che si terrà il 9 settembre a Roma,
per discutere delle drammatiche condizioni in questi luoghi dove la
precarietà, la flessibilità del lavoro, i turni massacranti, le pressioni
per la produttività e di conseguenza lo stress, sono oramai insostenbili.
Questo al fine di costruire finalmente in Italia un percorso unitario di
lotta di tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore.

Roma, - 28 agosto 2006

COLLETTIVO PRECARI ATESIA

Messaggi

  • ATESIA: TUTTI ASSUNTI

    “SENZA SE E SENZA MA”!

    Finalmente il risultato delle ispezioni ad Atesia, richieste dalle lavoratrici e lavoratori del Collettivo Precari Atesia, ha inequivocabilmente sancito come nella più grande "fabbrica" di call center italiana siano state utilizzate, in maniera sistematica e spietata, quanto spudoratamente alla luce del sole, forme contrattuali illegali, al di fuori anche della stessa legge 30.

    In sostanza, viene confermato che prima il gruppo Telecom Italia poi il gruppo Cos, almeno dal 2001, hanno aggirato gli obblighi di legge per il lavoro subordinato, privando migliaia di operatori di tutti i loro diritti contrattuali ed economici (ferie, malattia, anzianità, etc.), e realizzato una pesantissima evasione contributiva ai danni delle casse dell’INPS.

    Tale risultato arriva dopo oltre un anno di incessanti mobilitazioni e scioperi autorganizzati dai precari di Atesia, a cui la proprietà ha risposto licenziando quelli più attivi e presentando denuncia penale nei confronti del Collettivo Precari Atesia, dei Cobas e delle strutture che hanno sostenuto le iniziative di lotta.

    Una storia infinita quella di Atesia (ex azienda dell’IRI): nel 1998 ci fu la prima ispezione, diversi esposti, numerosi ricorsi alla magistratura intrapresi dai lavoratori e dall’INPS, dossier realizzati dagli stessi precari perché nessuno potesse dire "io non lo sapevo". Anni in cui l’attiva complicità di Cgil-Cisl-Uil ha reso possibile la creazione di questo mostro di precarietà alle porte di Roma. Mostro figlio di Telecom e di sua proprietà fino al 2004, quando, viene parzialmente ceduto a Cos ad esclusione del "pezzo" del 187, oggi "Telecontact" dove lavorano circa 1200 operatori e operatrici con ritmi cinesi e contratti part time su turnazione di cui buona parte ancora "apprendisti", nonostante anni di lavoro precario in cuffia.

    Paradossalmente, ora che viene presentato il conto di tutti gli abusi, diversi rappresentanti del sindacato confederale e del governo del centro sinistra vanno esternando le loro preoccupazioni per le sorti di Atesia, del gruppo Cos e di tutte quelle aziende di call center che in tutti questi anni hanno fatto dell’illegalità e dell’evasione contributiva una scelta strategica.

    Il segretario della Cisl, Alfredo Bonanno, si è dichiarato sfacciatamente contrario all’intervento dell’ispettorato, ritenendola una ingerenza nell’iniziativa sindacale, e ha chiesto un tavolo di trattativa con aziende, governo e Cgil-Cisl-Uil. Dopo che i sindacati confederali nei mesi scorsi hanno ostinatamente avversato le lotte dei precari di Atesia e favorito i gruppi Telecom e Cos siglando più di un accordo bidone, con i quali si passa un colpo di spugna su tutto il passato (l’evasione contributiva e l’illegittimo sfruttamento di lavoro subordinato mascherato da autonomo) e si concedono nuovi sgravi contributivi all’aziende trasformando in apprendisti i lavoratori già sfruttati da anni.

    Da più parti è stato dichiarato che gli ispettori hanno scavalcato a sinistra l’ex sindacalista della Cgil e messo in discussione i principi fondamentali della legge 30. Non ci stupisce che si possa scavalcare a sinistra un ministro che si è rifiutato di incontrare i lavoratori e le lavoratrici in lotta contro i 400 licenziamenti del maggio scorso, figli dell’accordo di "stabilizzazione" siglato dai confederali con Atesia. Un ministro che ha più volte dichiarato che della legge 30 vorrebbe solo togliere qualche "inglesismo" di troppo (job sharing ecc) per lasciarla nella sostanza immutata. E per questo si appresta a chiedere perfino una mano all’ex ministro Maroni. effettivo estensore della circolare.

    Lo stesso Damiano appare fortemente imbarazzato per l’iniziativa dell’ispettorato che mette in difficoltà l’imprenditore amico del centro sinistra, Alberto Tripi, e contraddice lo stesso ministero cancellando l’insensata e infondata distinzione tra "inbound" e "outbond" contenuta nella circolare “Maroni-Damiano” sul lavoro nei call center.

    Ora i padroni chiedono un intervento del governo che seppellisca il verdetto dell’ispettorato del lavoro di Roma e minacciano la delocalizzazione delle attività all’estero.

    Minacce infondate. Le aziende di call center operano, prevalentemente, per la pubblica amministrazione e le imprese di TLC. Il governo può utilizzare, se vuole, tanti strumenti per impedire la minacciata delocalizzazione e sanare la piaga della precarietà; ad esempio avviando un processo di re-internalizzazione di tali attività nelle amministrazioni e aziende pubbliche. Oppure il centro-sinistra intende continuare a preservare gli interessi di "bottega" nel settore delle TLC, favorendo gli imprenditori e le cordate finanziarie amiche, come è già avvenuto sin dai tempi della privatizzazione di Telecom Italia?

    IL MINISTRO DAMIANO DEVE SAPERE CHE NON PERMETTEREMO SCONTI A NESSUNO: I PRECARI DI ATESIA E DI TUTTI GLI ALTRI CALL CENTER DEVONO ESSERE ASSUNTI "SENZA SE E SENZA MA".

    OGGI TUTTE LE FORZE SOCIALI, POLITICHE E SINDACALI CHE INTENDONO VERAMENTE CANCELLARE LA LEGGE 30 E TUTTE LE FORME DI PRECARIETÀ, SONO CHIAMATE A DAR VOCE ALLE RIVENDICAZIONI DEI PRECARI DI ATESIA E A SOSTENERE LE LORO PROSSIME INIZIATIVE DI LOTTA, PER IMPEDIRE CHE IL GOVERNO PRODI REALIZZI QUEL COLPO DI SPUGNA TANTO VAGHEGGIATO IN QUESTI GIORNI DALLE FORZE PADRONALI AI DANNI DI TUTTI I PRECARI OPERANTI NEI TANTI CALL CENTER ITALIANI.

    Roma 25 agosto 2006

    CONFEDERAZIONE COBAS

    www.cobas.it