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comunicato sulla vicenda s.maria della pieta’

Publie le sabato 20 novembre 2004 par Open-Publishing
2 commenti

contro ogni sgombero la lotta per la casa continua.....

Il coordinamento cittadino di lotta per la casa, pur soddisfatto della parziale soluzione trovata per le famiglie occupanti i due padiglioni del Santa Maria della Pieta’, ribadisce la necessità di approntare immediate misure d’emergenza per affrontare la drammatica situazione abitativa della città di Roma.

“Con l’occupazione di due padiglioni del Santa Maria della Pietà si è voluto ribadire due concetti essenziali:
l’emergenza abitativa in questa città ha raggiunto e superato i livelli di guardia.
Il patrimonio pubblico non può essere oggetto di speculazione ma deve essere messo a disposizione dei bisogni della città e dei suoi abitanti e questo vale anche per i padiglioni del Santa Maria che devono essere acquistati dal Comune di Roma.
Non si può pensare di affrontare i problemi abitativi di questa città con strumenti “ordinari”, è necessario approntare un piano d’emergenza che veda la compartecipazione e la responsabilità di tutte le Istituzioni (Comune, Regione, Governo) e rilanciare con forza (attraverso acquisti, progetti d’autorecupero, canoni controllati) l’edilizia popolare a Roma e in tutto il Paese. I danni prodotti dalla liberalizzazione del mercato, senza un’adeguata contropartita in termini d’alloggi popolari, sono davanti agli occhi di tutti (con aumenti degli affitti quadruplicati) e migliaia di nuovi sfratti che saranno operativi dal prossimo mese.
In questa situazione è più illegale e criminale chi occupa edifici inutilizzati per rivendicare il diritto universale all’abitare o chi non fa nulla per bloccare speculazioni, mercato nero degli affitti, compravendita del patrimonio pubblico?
Noi la risposta ce la siamo già data e per questo continuiamo ad occupare e speriamo che l’Amministrazione comunale dimostri, nei prossimi giorni, la stessa prontezza e convinzione avuta nella giornata odierna. I movimenti di lotta per la casa non sono, come vorrebbe qualcuno, un problema d’ordine pubblico, ma una realtà sociale che vuol mettere al centro dell’agenda politica il nodo irrisolto dei diritti negati.

CASA E REDDITO PER TUTTE/I!

Coordinamento cittadino di lotta per la casa

Messaggi

  • Roma. Tregua di 72 ore per le due occupazioni sotto sgombero
    by zip Saturday, Nov. 20, 2004 at 11:42 AM mail:

    Fin dall’inizio, la Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, ha giocato la carta dell’ordine pubblico, tagliando acqua e luce in tutti e due i padiglioni

    Roma. Tregua di 72 ore per le due occupazioni sotto sgombero
    19 novembre 2004
    Per ora si è evitata un’azione di forza dalle conseguenze imprevedibili. Questa mattina, centinaia di poliziotti e carabinieri si erano presentati all’entrata dell’ex ospedale psichiatrico del Santa Maria della Pietà, nel quartiere di Monte Mario, con l’intenzione di sgomberare due palazzine, occupate da una settimana da decine di famiglie senza casa di Action e del Coordinamento cittadino. Fin dall’inizio, la Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, ha giocato la carta dell’ordine pubblico, tagliando acqua e luce in tutti e due i padiglioni. Oggi, però, la determinazione degli occupanti ha costretto prefetto e Regione a rivedere i piani, impegnandoli in una trattativa diretta con i movimenti e il comune di Roma. Risultato: rinvio dello sgombero, trasferimento delle famiglie in due altri padiglioni del complesso ospedaliero e apertura di un tavolo di confronto con il comune per una sistemazione non transitoria delle famiglie.
    Da una decina di anni, il Santa Maria della Pietà è al centro di un aspro conflitto tra le amministrazioni e le associazioni, attorno alle diverse ipotesi di riqualificazione dell’immobile. Una proposta di delibera popolare, sottoscritta da più di diecimila cittadini, che propone la conversione dell’istituto in un centro culturale e sociale pubblico, giace da troppi anni nei cassetti della burocrazia capitolina. Nel frattempo, il presidente della Regione Storace, continua nella sua politica di riospedalizzazione del complesso, affidando alla Asl locale spazi e servizi che violano il vincolo di destinazione d’uso delle strutture.
    http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/articles/art_1727.html

    www.edoneo.org

  • Santa Maria piena di polizia
    500 agenti circondano i senzacasa nell’ex manicomio. Il comune di Roma promette un tetto agli occupanti e Storace concede 72 ore di proroga. Ma li trasferisce in edifici invivibili
    ANGELO MASTRANDREA
    ROMA
    Era cominciata con un una comunicazione inoltrata nel tardo pomeriggio dell’altro ieri dalla questura di Roma a Nunzio D’Erme, consigliere comunale disobbediente. «Domattina alle 6 sgomberiamo i padiglioni occupati domenica al Santa Maria della Pietà». Così, nel giro di poche ore militanti di Action, del Coordinamento romano di lotta per la casa e del centro sociale Acrobax si attrezzavano per trascorrere la notte nelle due palazzine dell’ex manicomio provinciale trasformate in ostelli con i fondi per il Giubileo e ora destinate a ospitare uffici dell’Asl. Pronti al peggio, accatastavano mobili e panche davanti alle porte e si barricavano all’interno con gli occupanti, una cinquantina di famiglie in tutto, gli immigrati somali ed eritrei sgomberati appena una settimana fa da un’altra occupazione in via Vercelli e i romani del quartiere di Primavalle. E’ finita meglio, quasi 24 ore dopo, dopo una lunga trattativa con la regione, che con l’Asl aveva chiesto l’uso della forza, mediata dal comune di Roma che ha chiesto una «tregua» offrendosi di cercare un tetto alternativo per gli occupanti. Alla fine la «tregua» è stata concessa, ma di appena 72 ore, «improrogabilmente», come ha tenuto a sottolineare l’assessore al bilancio Andrea Augello (An), e a patto che i padiglioni fossero comunque sgomberati subito e gli occupanti trasferiti in altri due non ancora ristrutturati. Il lieto fine sarebbe stato perfetto, se non fosse che il colpo d’occhio delle strutture messe provvisoriamente a disposizione dalla giunta Storace non fosse proprio dei migliori: visibilmente abbandonate da anni, sporche, senz’acqua, corrente elettrica e riscaldamenti, le vetrate distrutte. Insomma, invivibili. Eppure è lì che sono stati trasferiti uomini, donne, bambini, pur di mantenere la linea della fermezza e non dare la possibilità di rimanere nei locali ristrutturati, ai quali fin dal primo giorno la direzione sanitaria aveva provveduto comunque a staccare elettricità e riscaldamento.

    A chi facessero paura poco più di un centinaio di persone armate di materassi, coperte e qualche capo d’abbigliamento non è chiaro, fatto sta che ieri mattina alle 9,30, e non alle 6 come si temeva, per eseguire la richiesta di Alleanza nazionale si sono presentati in 500 tra agenti in borghese della Digos, poliziotti, carabinieri e vigili del fuoco. «Ci aspettavamo trecento occupanti e almeno 150 autonomi», dirà una fonte di polizia, e dopo le parole di Pisanu in Parlamento, giusto il giorno prima, quello spiegamento di forze in chiave antiterrorismo a qualcuno è sembrata una logica conseguenza.

    Occupanti e «autonomi» salgono sui tetti e da lì urleranno slogan per l’intera mattinata, qualcuno rimane affacciato alle finestre, mentre in basso i deputati del Prc Graziella Mascia e Giovanni Russo Spena, Nunzio D’Erme e il capogruppo del Prc alla Regione Salvatore Bonadonna cercano di intavolare una trattativa «istituzionale». C’è il rischio che, insieme ai due padiglioni in questione, vengano sgomberati anche un terzo, occupato sei anni fa, e la ex lavanderia da un mese diventata «casa delle culture» per merito di un gruppo di attivisti che hanno raccolto 9 mila firme affinché l’intera area sia destinata a usi sociali. «Ha un valore simbolico enorme, non può essere di nuovo sanitarizzata. Sarebbe come fare un carcere in via Tasso», dicono. Quando arriva il vice capo di gabinetto del sindaco Veltroni, Luca Odevaine, comincia a prospettarsi una qualche via d’uscita e la tensione si stempera insieme alla possibilità di un intervento di forza. La regione chiede un impegno scritto del comune a risolvere la questione, che sarà inviato dall’assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative Claudio Minelli. Infine concede la «tregua».

    da "il manifesto" 20.11.2004