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Per me, da martedì 16 gennaio, giorno del "proclama rumeno" con cui Prodi ha dato l’ok al raddoppio della base USA di Vicenza, il governo Prodi bis è un "dead man walking". Può durare ancora 4 mesi come 4 anni, ma ormai qualcosa si è rotto definitivamente. In questi 7 mesi ne abbiamo ingoiate tante, abbiamo pazientato, abbiamo atteso, abbiamo cercato di giustificare il giustificabile e l’ingiustificabile, ma ora basta. In sette mesi le discontinuità col governo Berlusconi sono state minime (in pratica, solo il ritiro dall’Iraq e la mini-riforma degli esami di maturità); nessuna delle leggi-vergogna è stata abrogata; né le devastanti Moratti, Bossi/Fini, legge 30, Fini/Giovanardi, né le leggi ad personam (ma avete visto qualche girotondino agitarsi? Nanni Moretti ha da pensare al Festival di Torino ...:-) ). Non m0interessa neanche più se il governo sta o cade (qualunque scenario politicista alternativo è peggio), ma sicuramente da martedì questo non è più il "nostro" governo. E’ poco meno di un "governo amico" (nell’accezione che dava la DC a certi monocolori balneari di quarant’anni fa). Come accadde dieci anni fa con lo speronamento della Kater i Rades (chi se la ricorda?), il professor Prodi ha dimostrato di avere scarso spessore umano e scarso rispetto per l’intelligenza dei suoi elettori.
Una rilfessione occorrerà prima o poi farla: ad un governo (quello di destra) che rispondeva solo al portafoglio (del suo leader e dei suoi aspiranti imitatori) e alla pancia (dei peggiori istinti forcaioli e razzisti), è seguito un governo che, anziché rendere conto di chi si è fatto "un mazzo tanto" per votarlo, sembra sempre dover rendere conto a una variegata serie di poteri forti: la Confindustria, il Vaticano, gli USA, le banche... Possibile che un editoriale del Corriere della Sera conti di più di centomila persone in piazza?
Sconcertato e amareggiato,
Giorgio Guelmani (Milano)