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– disarmo: una speranza per il pianeta –
a cura di Paolo De Gregorio, 5 agosto 2008
“Se l’umanità vuole dare una svolta alla propria storia deve porsi il problema di far cessare le guerre. Per parlare di pace, non si può non parlare di disarmo”. Queste le parole di Umberto Veronesi nel suo articolo sull’ultimo numero de “L’Espresso”, intitolato “fate la scienza, non fate la guerra”, parole su cui sono totalmente d’accordo e che costituiscono la consapevolezza che si può parlare di etica, non violenza, pacifismo, ma se non si parla di disarmo, si resta nell’impotenza di quanti per 50 anni hanno battuto inutilmente queste strade, appelli religiosi compresi. Veronesi vuole anche incoraggiarci informandoci che dopo il Costarica, che nel 1949 abolì l’esercito, oggi vi sono 24 Stati sovrani che non hanno forze armate (Islanda, Filippine, Nuova Zelanda, Austria, Messico, Svizzera, ecc.).
Vi è anche uno specchietto che parla di spese militari, che dimostra senza ombra di dubbio, chi crede fermamente nella propria potenza militare come mezzo per risolvere i rapporti tra Stati destinando ad essa, come gli USA 547 miliardi di dollari all’anno, a fronte della Cina (58 miliardi di dollari) e della Russia (35 miliardi di dollari), unica potenza ad avere 900 basi militari dislocate in tutto il mondo che testimoniano, più di qualunque teoria o propaganda per i cretini, la volontà di dominare attraverso la forza militare (i dati sulle spese militari sono dell’Istituto internazionale di Stoccolma di ricerca per la Pace).
Nello svolgersi del pensiero di Veronesi, però, non si tiene conto dell’esistenza di questo blocco che deve garantire l’egemonia imperiale su materie prime, globalizzazione, penetrazione delle multinazionali occidentali in tutti gli Stati, flussi monetari e finanziari, e addirittura egli sostiene che il colonialismo è tramontato.
Purtroppo l’ottimismo e la spinta etica di Veronesi non consentono di definire neo-colonialista la aggressione Usa all’Iraq, e giudicare dello stesso segno la minaccia di aggredire l’Iran per la sua volontà di avere l’arma nucleare. La PACE nel mondo e il disarmo sono impossibili senza mettere per prima cosa in luce il ruolo degli Usa, e che la loro politica di forza è incompatibile con la pretesa di essere definiti uno Stato democratico.
La proposta di Veronesi di mettere in piedi una Conferenza mondiale di scienziati, intellettuali, religiosi, premi Nobel, con lo scopo di gestire i soldi di una autoriduzione mondiale delle spese militari da utilizzare per le emergenze planetarie è impossibile, se gli Usa continuano a pretendere una egemonia militare globale, e quindi costringono altri Stati a percorrere la strada degli armamenti.
L’unica strada che io vedo percorribile è quella dei singoli Stati che si liberano del peso delle spese militari (l’Italia spende ogni anno 33,1 miliardi di dollari) pretendendo che questo denaro sia destinato alla ricerca scientifica e quindi al progresso, che finalmente venga rispettata la Costituzione che non prevede di intraprendere guerre fuori dei nostri confini, e costringere i preti a prendere posizione su questo tema, visto che per ora difendono a spada tratta la vita dei feti surgelati o dei malati terminali e si dimenticano di esortare i cristiani a non costruire e a non usare le armi, come le loro regole imporrebbero.
Senza pensare a “consensi globali” sarebbe bello vedere una battaglia italica per il disarmo, e finalmente uscire dalle chiacchiere e puntare alla radice del problema. Chi, come Emergency, cura gli effetti e non le cause delle guerre, pur in perfetta buona fede e onestà, resta una Croce Rossa, magari di sinistra, e le guerre dureranno ancora per millenni.
Personalmente dico grazie a Veronesi, visto che mi attacco ad ogni positività, per aver posto il problema della PACE nei termini giusti, ossia quelli del disarmo unilaterale e l’utilizzo di questo denaro per il progresso scientifico e sociale. Le strade di chi vuole rimuovere le cause di un fenomeno, e di chi vuole curarne solo gli effetti, sono destinate a non incontrarsi mai.
Paolo De Gregorio