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giornali in trincea

Publie le giovedì 18 ottobre 2007 par Open-Publishing

  giornali in trincea -
a cura di Paolo De Gregorio – 18 ottobre 2007

Nel panorama italiano della “libera stampa” (libera di dire ciò che gli ordinano i padroni della medesima), vi è il maggior quotidiano, per tiratura, il Corriere della Sera, famoso per aver offerto spazi eccezionali alla clerico-fascista guerrafondaia Oriana Fallaci,che si muove come un partito politico,apertamente ed esageratamente filo-atlantico, che non va a cercare notizie, punti di vista a confronto, origine dei problemi, ma propaganda TESI POLITICHE a favore della strategia USA.
Risulta incredibile il pensiero personale di Franco Venturini nell’editoriale di oggi,18 ottobre, che agisce da agit-prop e non da giornalista, che recita così: “l’Iran vuole conquistare il riconoscimento di primaria influenza regionale, l’America questo non può permetterlo perché ne risulterebbe diminuita la sua influenza con annessi rischi energetici. E in casi del genere una superpotenza sa cosa fare.”
Il partito dell’attacco “PREVENTIVO” all’Iran, che come ogni paese ha diritto a possedere armi che altri stati già posseggono, nella sua cellula del Corriere della Sera, già lavora a preparare l’opinione pubblica alla inevitabilità di questa aggressione preventiva con il solito arsenale di falsità sui pericoli che corre il “mondo libero”.
Benzina sul fuoco in una situazione in cui Bush parla di 3° guerra mondiale, dove Putin pone il veto su una eventuale aggressione all’Iran, ed è di pochi giorni fa un bombardamento israeliano in territorio siriano, umiliante e frustrante per la Siria, e la Turchia si appresta ad invadere il Kurdistan irakeno.
Come al solito, per chi le vuole vedere, le ragioni di queste gravi tensioni sono elementari e sempre le stesse: vi è una falsa democrazia, gli Usa, che con la forza militare vuole mantenere controllo e privilegi su parti del mondo lontanissime dal proprio territorio, per stravolgere proprio le leggi del “libero mercato” che prevedono che ogni paese sia LIBERO di vendere a chi gli pare il suo petrolio e che per questa sua materia prima possa essere pagato nella moneta che desidera.
Paradossalmente proprio il paese capofila del capitalismo e della cultura del mercato libero, da 50 anni, impone al mondo il dollaro come moneta obbligatoria con cui denominare il petrolio, il cui prezzo viene fissato a New York e a Londra da due sole borse di proprietà degli Usa (Nimex e Ipe)
E’ inutile scomodare lo scontro tra civiltà, tra religioni, la ridicola minaccia che tra qualche anno l’Iran avrà la bomba, il terrorismo. Sono tutte sceneggiate per non confessare i biechi interessi di continuare a difendere il dollaro e di mantenere il controllo su più della metà del petrolio mondiale.
La cosa misteriosa invece è il calcolo politico dei dirigenti iraniani, che puntano ad una arma che non può essere usata, mentre non hanno ancora la benché minima capacità di resistere ad un attacco aereo o missilistico che può essere operato in qualsiasi momento, conoscendo il cinismo e la storia degli Usa. L’Iran odierno può essere portato all’età della pietra da una campagna di bombardamenti americani, senza che un solo marine prenda terra, e senza nessuna perdita di piloti.
La tentazione americana di fare questo passo è straripante, per vendicare il fallimento in Irak ed è l’occasione per Bush per appuntarsi la medaglia di aver fermato la “minaccia degli ayatollah”. Le basi e le portaerei sono già lì, sembra brutto non utilizzarle!
Personalmente, se fossi un dirigente iraniano, userei denaro e militanti per destabilizzare i regimi filoamericani dell’Arabia Saudita, del Pakistan, e dell’Egitto, che sono regimi debolissimi e in crisi identitaria, e penserei a progettare e produrre armi DIFENSIVE che facciano pagare caro qualsiasi attacco esterno.
Ma si sa, FIDES et RATIO difficilmente convivono e la prepotenza imperialista è lì pronta ad approfittare di ogni errore e ogni contraddizione.
Paolo De Gregorio