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i fatti di Rosarno Calabro ed il Prof.Panebianco

Publie le venerdì 8 gennaio 2010 par Open-Publishing
2 commenti

I fatti di Rosarno Calabro e Panebianco

Ogni tanto si squarcia l’involucro dell’Italia confezionato dalla destra, una Italia che si sta risollevando
dalla crisi e che marcia speranzosa verso il futuro, è fuoriesce l’orrore della ferocia inaudita di comunità di imprenditori agricoli complici della mafia nella riduzione in schiavitù di tanti giovani africani costretti a vivere in condizioni che tutti riconoscono disumane. Ieri l’involucro di cartapesta è stato strappato dagli spari contro due giovani africani che ne sono rimasti feriti non si sa per mero divertimento o esercizio di potere come facevano gli spartani nei confronti degli iloti oppure se per punirli del fatto che si erano in qualche modo lamentati di lavorare per venti euro dall’alba al tramonto, di doverne consegnare un quarto alla ndrangheta, di vivere in condizioni allucinanti dentro silos abbandonati e pieni di topi. Alcune centinaia di lavoratori hanno protestato con la forza inconsulta della disperazione abbandonandosi ad atti di vandalismo distruggendo auto e cassonetti dell’immondizia. Naturalmente è intervenuta subito la polizia oramai specializzata nella gestione del conflitto sociale ed è certo che il fuoco divampato sarà presto spento. Domani non se ne parlerà più e tutto ricomincerà come prima. Moltissimi di questi giovani africani erano venuti in Italia attratti non soltanto dalla sua prosperità ma anche dalla leggenda "italiani brava gente". Si riteneva che noi fossimo più umani, più gentili, più generosi degli anglosassoni, dei francesi, dei tedeschi. Per decenni ha aleggiato la favola di una Nazione rispettosa dei diritti civili. Ebbene, sulla loro pelle martoriata, sulla loro stessa carne malata per denutrizioni, mancanza di igiene, sfruttamento hanno potuto vedere l’Italia attraverso il mafioso che tasta i loro muscoli per constatarne la robustezza e dell’imprenditore agricolo che li vessa a meno di 1 euro all’ora e che sta attento che non drizzino mai la schiena dalla terra dove raccolgono pomodori o olive.
I politici che parlano come robot in funzione delle prossime elezioni regionali intervengono per dichiarare il loro orrore difronte alla inaccettabile vita dei rivoltosi di Rosarno. Epperò il Presidente della Regione Calabria che ha avuto parole di umanità avrebbe potuto fare moltissimo per assicurare minime condizioni civili concordando con le associazioni imprenditoriali programmi di accoglienza ed anche di aiuto, assicurando assistenza sanitaria, destinando gruppi di assistenti sociali. Non è stato fatto niente|. Avrebbe potuto garantire la vigilanza per il rispetto delle sette ore giornaliere previste dai ccnl, organizzare una mensa. Invece niente di niente!
Lo Stato potrebbe intervenire fissando il Salario Minimo Garantito. Una legge in base alla quale non dovrebbe essere possibile pagare una giornata di lavoro per meno di 50 euro. Si guarda bene dal farlo
anche perchè una legge del genere potrebbe riguardare milioni di precari italiani che oggi si debbono accontentatare sotto ricatto di una paga eguale a quella concessa agli africani in Calabria o in Puglia.
Il Professor Panebianco scrive oggi un editoriale sul Corriere della Sera in cui fornisce munizioni ai leghisti per legittimare l’introduzione del reato di clandestinità. Prospettando l’ipotesi di una sentenza della Corte Costituzionale di condanna del reato giunge alla conclusione che questa sarebbe lesiva del diritto dello Stato alla sua sovranità. Un ritorno di comodo al nazionalismo sciovinista nell’era della globalizzazione fortemente voluta dai liberisti ai quali si ispira il professore! Argomento che è stato subito acchiappato dai pennivendoli e mezzi busti al servizio della destra italiana per ribadire il diritto di incarcerare ed espellere i clandestini.
Il Prof.Panebianco sa bene che quasi tutta l’immigrazione ha origine "clandestina" perchè proviene da zone devastate dalla guerra e dalle carestie quasi sempre provocate dall’Occidente. Dalla Somalia, dal Sudan, dalla Palestina, dall’Iraq, arrivano colonne di disperati scacciati dai bombardamenti della Nato, spesso fuggono da guerre civili scatenate e fomentate da interessi occidentali. L’Italia è partecipe della guerra imperialistica contro tanti popoli della terra ed ha le sue respomsabilità in flussi emigratori che non esisterebbero se ci fosse una politica di pace e non di terrore.
Dal momento che il Professore Panebianco insegna "sistemi internazionali comparati" all’Università di Bologna sa che il diritto alla vita è prevalente sul ogni altro ed anche che l’emigrazione è un diritto. Tra il diritto dello Stato alla sua sovranità ed il diritto di una persona che fugge dalla morte certa per sopravvivere ha certamente prevalenza quest’ultimo. Il diritto alla sovranità dello Stato si esercita garantendo innanzitutto i diritti umani e civili della persona. In Italia si viene arrestati e chiusi in carcere se si resta disoccupati e si è stranieri.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

Messaggi

  • Anni ’60 dello scorso secolo, mio padre - non di certo latifondista - aveva necessità di ricorre al lavoro di contadini, nel Sud d’Italia, per la zappatura dei filari di viti ove il trattore non poteva smuovere il terreno.

    Otto ore di zappa, lavoro faticoso che egli faceva interrompere quando necessario; faceva sedere al nostro desco i lavoratori ai quali si associava nell’attività per la guida del trattore, per la potatura che curava personalmente, ecc..., pagando più che non il salario della zona e facendo gustare loro il nostro vino (paga lire 1.000.= più un litro al giorno), eccellente carburante per la fatica dopo aver deliziato il palato.

    Don Lucreziu ’u pacciu (il pazzo), era definito dai proprietari terrieri locali, perché si comportava da essere umano con altri simili, meno fortunati di lui, ma con i quali divideva la fatica, pur in posizione di "gnuri".

    Giovane, allora, lavoravo anch’io, nelle mie possibilità fisiche, e dividevo momenti di partecipazione attiva, sociale, morale, civile, alla produzione della terra; disdegnando il don che mi veniva attribuito poichè, dicevo loro, non ero una campana.

    Sono ricordi indelebili di Socialismo vissuto ed applicato, non recitato standosene comodamente seduti in cattedra o da altri scranni.

    Oggi mi piange il cuore e la mente a vedere i nuovi schiavi, non solo extra-comunitari dediti ai lavori nei campi, ma anche i nostri figli disprezzati dal Capitale che ha introdotto nuove forme di sottomissione del Lavoro.

    Il tutto sotto la disattenzione, voluta, colpevole, distratta, ecc... delle due "sponde" del Tevere e del Sindacato.

  • Caro Pietro i prof. come Panebianco hanno anche loro tante responsabilità sulle condizioni precarie degli immigrati,perchè venduti al ’’sistema’’ cosi pure lo stato che non tutela un bel niente... a questi poveretti così ai lavoratori, precari, disoccupati e pensionati non privilegiati naturalmente.