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i piloti militari italiani che morirono per Gheddafi
Publie le martedì 1 settembre 2009 par Open-PublishingOggi vi vogliamo proporre un intervista esclusiva di Antonio Camuso, per l’Osservatorio sui Balcani di Brindisi ad un tecnico pugliese che per molti anni lavorò al servizio delle forze armate libiche come istruttore di avionica militare. A questa intervista ne seguiranno sul sito dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi ( http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm ) delle altre, comprese ad alcuni exmilitari dell’Aeronautica che lavorarono per Gheddafi.
QUANDO I PILOTI MILITARI ITALIANI ANDARONO A MORIRE PER GHEDDAFI.
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/piloti_italiani_in_libia.htm
Rportiamo stralci dell’intervista, essendo in attesa , quella integrale di essere pubblicata sui giornali.
Nando (lo chiameremo così per rispetto della privacy) lo conosco da circa vent’anni: è un tecnico brindisino, sposato, con figli ormai divenuti adulti e col quale spesso abbiamo parlato della sua esperienza libica.
In occasione della visita di Berlusconi in Libia per il 40ennale e delle polemiche relative alla opportunità di inviare in quell’occasione le Frecce Tricolori , Nando ha accettato ch’egli facessi una piccola intervista su quella che fu per lui un ‘esperienza particolare ed indimenticabile....
Osservatorio:”-Mi parlavi di grandi tragedie , a cosa ti riferivi?”-
Nando:-“La nostra comunità di Sebha fu colpita da alcuni lutti conseguenti al nostro lavoro. In particolare perdemmo 4 piloti in alcuni incidenti durante attività addestrative. Si trattava di piloti militari italiani, che facevano parte di quello stock aeronautico al quale il ministero della difesa, immagino in accordo con la Siai Marchetti fornitrice degli aeroplani, furono messi in aspettativa e fecero per molti anni da istruttori per i libici.
Ricordo in particolare due incidenti, uno fu appena pochi giorni dopo che io ero arrivato a Sebha. Con il loro Siai mentre stavano facendo un circuito di volo a bassa quota intorno all’aeroporto, in una virata si abbassarono troppo e si infilarono in una duna. Sebha era situata in una depressione e un incidente simile era facile ad accadere tenendo conto della difficoltà di avere punti di riferimento certi nel deserto, Ricordo che i due piloti avevano uno oltre 40 anni , era un pilota esperto dell’Aeronautica, un ufficiale, penso comandante di squadriglia, l’altro invece era 25enne praticamente uscito da poco dall’Accademia.
Un altro incidente avvenne qualche anno più tardi: il Siai ebbe una panne ai motori , ma questa volta a morire fu solo il pilota, anche lui un 40enne pilota ufficiale, mentre il suo secondo, un ingegnere aeronautico, pugliese, riuscì a saltare col paracadute e si salvò. Alcuni anni dopo l’ho incontrato a brindisi e mi disse che lavorare in una importante azienda aeronautica della città. Quell’incidente ci colpì molto poiché avvenne sotto gli occhi di tutti, compreso il figlio del pilota deceduto. Ricordo che rimase sconvolto e dovette venire dall’Italia la madre per poterlo sostenere psicologicamente. Anche in questo caso il ragazzo era un giovane pilota dell’Aeronautica Militare che era stato convinto dal padre a viver con lui l’esperienza di “pilota in affitto per Gheddafi”, purtroppo finita così tragicamente.”-...
Osservatorio: “-Qundo nell’87 rientraste tutti in Italia, i piloti militari italiani che fine fecero?”-
Nando:-“ La maggior parte di quelli che stavano a Sebha,con gli anni erano ritornati nei loro reparti di appartenenza, anch’essi pienamente soddisfatti di quello che avevano guadagnato e senza neanche correre il rischio, come successe a noi tecnici di ritrovarsi alla ricerca di un posto di lavoro. Altri non rientrarono in Aeronautica , i più anziani e continuarono invece a lavorare per le aziende aeronautiche sia come piloti collaudatori che come ingegneri avionici.”-....
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
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Brindisi 1 settembre 2009