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il Cavaliere disperato

Publie le mercoledì 18 marzo 2009 par Open-Publishing
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  il Cavaliere disperato -
a cura di Paolo De Gregorio, 18 marzo 2009

“sono disperato, quello che faccio mi fa schifo, da 8 settimane non prendo un giorno di riposo, se potessi lascerei tutto”, questa l’esternazione di Berlusca nel bar del teatro Quirino a Roma.
Anche noi siamo disperati per subire da 15 anni un ridicolo populismo, le promesse di governi miracolosi, le vanterie per le vittorie del Milan e per i soldi fatti, l’esibizione ostentata del suo gallismo, la impunità per tutte le sue malefatte fino alla enormità del “lodo Alfano”.
Cavaliere, tenga conto della sua disperazione e della nostra e cambi vita!
Ho però l’impressione che il vecchio piduista non sia stanco della politica (è stato l’intreccio fra affari e politica che gli ha dato il monopolio delle TV), ma che intraveda un paio di temporali nel suo orizzonte:
 uno è quello del possibile acuirsi della crisi economica che non può essere fronteggiata se non con un governo di grande coalizione e con l’appoggio del mondo sindacale, e non già a colpi di decreto o continuando a bluffare sui reali pericoli della crisi, permettendosi anche di definire “propaganda di sinistra” la richiesta di un assegno di disoccupazione, che è un elementare ammortizzatore sociale in quasi tutti i paesi europei.
Dopo le mirabolanti promesse elettorali, non essere in grado di fronteggiare la recessione può diventare un terreno molto scivoloso che può trascinare via anche l’unto del signore.
 Un’altra perturbazione che seguirà il Cavaliere, come Fantozzi era seguito dalla nuvoletta di pioggia, è la nuova concorrenza, questa volta vera, di SKY, che, con acquisizioni di artisti come Fiorello, Panariello, Cuccarini, e forse domani Celentano e Mike Bongiorno, può dare un colpo decisivo ai proventi pubblicitari di Mediaset, e i monopolisti si trovano male con una concorrenza vera, un po’ come l’America di fronte alla concorrenza della Cina e dell’India.
Un declino politico per non saper fronteggiare la crisi, un declino economico delle sue TV, potrebbero essere uno scenario della fine di un’epoca, l’esaurirsi di un fenomeno che segnerebbe anche il fallimento del mito del capo e del potere dei soldi, e poter finalmente vedere emergere una nuova classe politica, capace di non farsi mettere i piedi in testa dagli industriali, e affrontare l’enorme problema dello sviluppo sostenibile, con al primo posto l’autosufficienza energetica con le rinnovabili e l’autosufficienza della produzione agricola.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Il popolo italiano (non tutto) vede la verità nella televisione, questo lo hanno capito in tanti, e i piu’ colti hanno sfruttato questa leggera ignoranza italiana, per guidare i pensieri della gente verso i loro obiettivi, certo per loro non è stato facile, e sanno bene che prima o poi il castello di sabbia crolla se non continuano a farci manutenzione....dire quando questo giorno arriverà, è molto difficile, ma sarà capace usare ogni arma fino a rendersi ridicolo, e piangendo verso gli italiani, per mantenere in piedi il suo impero finanziario, che non sarebbe piu’ rimasto i piedi ad oggi, se in questi ultimi anni non fosse intervenuto con leggi e finanziamenti ad HOC per salvare tutta la baracca....ma i soldi non sono infiniti, con troppi schiaffi la gente non gira l’altra guancia, se il gioco si rompe, tutti quelli che contano e che hanno sostenuto la grande azienda del biscione, se non si sentono piu’appagati, perchè in un futuro l’azienda non dimostra piu’ quel fascino e superiorità verso la concorrenza, verrà relegata ad una semplice emittente povera di contenuti e personaggi famosi, una relega dovuta dal fatto che con pochi fondi finanziari, non potrebbe avere piu’ investimenti sostanziosi, sarebbe una reazione a catena di un declino preannunciato e che in alto hanno già capito....