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il caso Welby

Publie le venerdì 22 dicembre 2006 par Open-Publishing

il caso Welby
a cura di Paolo De Gregorio – 22.12.06

Le polemiche sulla morte di Welby dimostrano quanto la politica sia invasiva e proponga solo un polverone che vuole ottenere risultati politici. Mettendo in evidenza il dilemma eutanasia sì, eutanasia no, si mette in bocca a Silvio Berlusconi la possibilità di accusare i comunisti e i loro alleati di essere a favore della morte. Polemiche quasi tutte fuori tema e nessun tentativo di fare chiarezza sui termini della questione, testimonianza del fatto che oggi nel nostro paese dialogo e rispetto sono merce rara.
Anzitutto chi vuole parlare di eutanasia per questo caso è fuori tema.
Qui si tratta solo di rispettare la volontà di una persona che non desidera più vivere perché la sua vita è solo sofferenza, e se solo fosse stata in grado fisicamente di farlo si sarebbe suicidata.
E qui non dovrebbe occorrere alcuna legge, perché nessuno può chiedere ad un medico non consenziente di staccare una spina, come nessuno può obbligare alcuno all’eutanasia, ma quando si realizzano le condizioni per cui c’è una volontà di non soffrire più e la disponibilità di un medico a prendersi questa responsabilità, magari con la presenza di un giudice, questa volontà deve essere rispettata.
Il mondo cattolico vuole imporre ai laici i suoi valori, e non tollera che vi sia della gente fiera e determinata che non vuole dipendere da una macchina per vivere, che non vuole autorizzazioni burocratiche, ma che possa esercitare solo la propria volontà con l’aiuto di persone consenzienti.
E’ qui il nodo, la cultura cattolica che vuole entrare nelle leggi senza tener conto dei diritti della minoranza laica, che non ha i vincoli confessionali e gli obblighi dei cattolici, e quindi non si può pensare ad una legge valida per tutti.
La cosa più saggia sarebbe di non cercare alcuna soluzione legislativa, ma lasciare le persone libere di decidere, quando vi è una volontà lucida, magari davanti ad un giudice, ai familiari e a un medico disponibile, e in questo rito esaudire la volontà di interrompere le cure.
Non si tratta di eutanasia, e non si tratta di praticarla su pazienti che non possono esprimere la propria volontà, né si tratta di imporla a nessuno che non la desideri, si tratta solo di non privare una piccola minoranza di persone di decidere per se stesse quando sono in grado di farlo, visto che la percezione del dolore e della qualità della vita è questione soggettiva e non restringibile in alcuna norma o legge.
Ci vuole solo rispetto per chi non la pensa come la maggioranza cattolica, che ha desideri integralisti, che interferisce troppo spesso sul terreno politico, e che considera i cittadini pecorelle da guidare.
Paolo De Gregorio