Home > il papa: chi è costui?
di Carmelo R. Viola
Sulla contestazione della presenza del papa all’Università “La Sapienza” in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico si sono dette e scritte le più madornali sciocchezze, che denotano ignoranza e malafede. Il rammarico del ministro Mussi (ex comunista) e la lettera del presidente (ex comunista) è meglio considerarli delle freddure da salotto piccolo-borghese: per rispetto! Nei contestatori dei contestatori semplicemente manca la base logica – che è l’anima di ogni scienza – e la consapevolezza minima ed essenziale della ragione – filo conduttore dell’intelligenza – oltre che la cognizione della storia e del significato della laicità.
Si è detto che i contestatori del papa si sarebbero basati su un’affermazione dello stesso, pronunciata nel 1990, nella città di Parma, a proposito del processo Galilei. Checché abbia detto il papa in tutta la sua carriera ecclesiale, non ha alcuna importanza. Non si tratta qui di credere o di non credere e, al limite, nemmeno dell’essere cattolici o meno, ma solo di avere il senso della realtà e di rispettare l’ordine “oggi naturale” delle cose.
Per meglio intenderci cominciamo proprio da Galilei, il quale ci riporta dritti al tribunale dell’Inquisizione, che è uno degli istituti più nefandi e vergognosi della storia. Il solo nome richiama un così lungo elenco di crimini e così mostruosi che , per rispetto di quella che sarebbe dovuta essere la “ecclesia”, bisognerebbe evitare di parlarne. Prescindendo dai crimini, una verità pacifica è che la Chiesa, in quanto tale, non ha mai avuto alcun titolo giuridico per processare e condannare chicchessia. Sostenere il contrario, significa legittimare una Chiesa-Stato, che nessun Dio ha mai istituito se non la libidine di potere fine a sé stesso da parte di sedicenti rappresentanti unici e infallibili di Dio stesso. La seconda verità storica, di cui prendere atto, è che tutta la storia della Chiesa fino ai nostri giorni è appunto la storia di cotali individui, autocrati referenti di sé stessi. E’ davvero strano che ex comunisti, che talora si dicono perfino non credenti, non abbiano conservato della scienza marxista nemmeno questo.
Io distinguo fra principi ed uomini a differenza dei molti che giudicano un ideologia dagli errori e dai crimini di coloro che si richiamano ad essa. Ma il cattolicesimo è forse l’unica religione che intende realizzare un imperialismo sui generis: un dominio totale su tutti gli uomini. Ed è tale progetto, detto eufemisticamente ecumenico, bene espresso dai principi della dottrina cattolica, che spiega a storia di una sedicente “comunità”, che ecclesia non è, ma un’autocrazia (o teocrazia) assoluta. E questo un ministro delle università dovrebbe saperlo.
Il papa polacco si scusò del passato della Chiesa come se si trattasse di peccatucci e tanto per provare che l’istituto era davvero cambiato ha beatificato l’ultimo pap-re, voglio dire quel Pio IX, che faceva ghigliottinare i nostri patrioti, così accreditandone a posteriori l’operato.
A proposito, che significa beatificare-santificare-canonizzare, assolvere dei peccati, concedere indulgenze ai defunti in purgatorio (in attesa di entrare in paradiso) se non pretendere di esercitare un potere perfino nell’aldilà? E cosa direbbe l’ex marxista Mussi se un tale sostenesse di possedere cotale facoltà? E se lo dicessi io, sono certo che mi si attribuirebbe una turba mentale per la “veneranda età”. Perché un papa può rivendicare questo ed altro? A me risulta che il papa è soltanto un uomo come me. Come fa il prof. Mussi, non credente, a prendere sul serio chi mescola la scienza quanto meno con la fantasia onirica?
Andiamo al dunque. Perfino un papa può essere invitato ad un dibattito e perfino alla “Sapienza”: quale migliore occasione per conoscere davvicino colui che vanta poteri sovrumani e così arricchire la scienza di altra esperienza antropologica? A questo proposito ci sono due ordini di discorso: quello del cattolico, che ha tutto il diritto di essere un suddito dell’istituto-chiesa, di frequentarlo, di studiarne la dottrina, la teologia e quant’altro e di fare quanto gli ordina la Chiesa in cui crede, ma non ha il diritto di confondere quella sudditanza con la scienza e meno che mai sovrapporla alla laicità del parlamento di uno Stato aconfessionale. L’altro discorso riguarda il laico (con che intendo colui che non è suddito di nessun istituto religioso indipendentemente dall’eventuale credenza, o fede, in quale che sia divinità): si inviti pure il papa o qualunque capo religioso, ma non all’inaugurazione di un anno accademico, perché le due cose fanno a pugni.
E giacché si è tirato in ballo, a tutto sproposito, la tolleranza laica, non vedo perché il rettore magnifico de “La Sapienza” non abbia già provveduto ad invitare ad un’inaugurazione di anno accademico un rappresentante autorevole dell’ateismo, il quale, per discutibile che possa essere, pretende solo di rappresentare sé stesso e quanti si ritrovano in lui, o uno che sostiene essere il socialismo o l’anarchismo l’unica àncora di salvezza della civiltà.
Per finire. Io non credo che il papa creda davvero di essere quello che dice. E’ mia convinzione che egli giochi con l’ignoranza delle masse che lo applaudono. Dico di più. Ritengo che sia un ateo convinto, ovvero uno che non crede nel dio-persona. Così dicendo gli riconosco una intelligenza ed una cultura degne di tutto rispetto. Intelligenza e cultura in nome delle quali non può credere di dichiararsi referente di una potenza illimitata che, per cotale presunzione, lo potrebbe annientare.
La Chiesa ha avuto ed ha uomini di cultura, artisti, scienziati e perfino dei benefattori, ma questo comprova soltanto che un’organizzazione piramidale tesa alla sudditanza universale, non può non contenere anche soggetti che ci credano davvero: sono questi gli elementi più utili al fine dell’istituto. Un Francesco Bernardone, un Giovanni XXIII, una Teresa di Calcutta e così via sono pilastri della fede popolare.
Signor Rettore Magnifico, inviti pure il papa regnante, un personaggio senza alcun dubbio dotto, ma inviti contemporaneamente dei rappresentanti dell’agnosticismo, del razionalismo, del deismo e quanti possano animare il dibattito. Quanto alla mia creatura, la biologia del sociale, mi accontenterei di un giorno qualsiasi per presentarla all’ateneo romano senza pretendere alcun titolo altisonante, come sua eccellenza o eminenza – il nonplusultra! – santo padre (sic!) ma solo quello di uomo e, ove possibile, quello di compagno ed amico.
La si smetta di vomitare sciocchezze e si cominci a guardare a quell’unica realtà, di cui siamo figli e dentro cui chiuderemo i nostri giorni. Solo così smetteremo di contribuire, anche da laici, al più grande “culto dello stregone”, che la storia conosca.