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– la RAI? A noi! –
a cura di Paolo De Gregorio – 6 marzo 2007
Esterna Baudo sulla TV: la RAI non va privatizzata, la legge di riforma di Gentiloni mette fuori mercato la RAI, Prodi fa gli interessi di Berlusconi perché indebolisce la concorrenza alle TV commerciali.
Tutto abbastanza vero, se la questione fosse la concorrenza tra due aziende, ma non è così. La RAI è di proprietà dei cittadini italiani che l’hanno pagata con la fiscalità generale, è un servizio pubblico, viene mantenuta dai cittadini con il canone, e questa cifra dovrebbe essere spesa per produrre informazioni utili ai legittimi proprietari – fornitori, che sono i cittadini azionisti che pagano il canone.
La cosa ignobile è che la RAI non è mai stata servizio pubblico, ma struttura al servizio degli appetiti smodati dei partiti politici che, attraverso il metodo della spartizione sottobanco, vi hanno piazzato i loro uomini che hanno sempre lavorato per interesse partitico e mai si è avuta una informazione indipendente, critica verso il “Palazzo”, scrupolosa nel far emergere i fatti, ma solo “giornalisti” lottizzati, indaffarati solo a far da megafono ai politici di riferimento, i loro veri padroni ed editori.
Se ciò è vero, e la storia della RAI è quella di una azienda dominata dai partiti politici e sistema di potere e di spartizione, non succederà mai che la politica rinunci a questo potere e qualunque riforma non andrà mai nella direzione di farne un servizio pubblico.
Pochi mesi fa lessi una bozza di proposta di legge di iniziativa popolare, per cui si chiedevano le firme, promossa da Giulietto Chiesa, Tania de Zulueta e altri esponenti di sinistra, che per la verità mi sembrò totalmente impraticabile e cervellotica, e finì che neppure le firme occorrenti furono raccolte.
La mia proposta, se vogliamo cacciare i partiti dalla RAI, è questa: come in qualunque azienda di proprietà dei cittadini azionisti, ogni 5 anni, si vota per eleggere il direttore generale (con il potere di nominare il consiglio di amministrazione), e i votanti sono quei cittadini che, canone pagato alla mano, decidono quale è la figura che giudicano più adatta a gestire una RAI di servizio. Naturalmente con campagna elettorale, seggi e regole scrupolose.
La democrazia è tutta da inventare, visto che oggi sono solo i gruppi di potere ad avere il monopolio mediatico e la visibilità.
Prenderci il potere di una struttura che è nostra e gestirla nel nostro interesse di cittadini è un fatto democratico, ma ha bisogno di una grande campagna di mobilitazione e di impegno perché possa vedere la luce.
Paolo De Gregorio