Home > la Serri ed i Redenti
Non ho letto e non intendo leggere il libro della Serri sugli intellettuali "redenti", cioè su quegli intellettuali che pubblicarono i loro interventi durante il regime fascista su riviste fasciste e sopratutto su "Primato ", rivista diretta da Bottai, che conteneva articoli anche di taglio razzista , e che poi invece furono nomi noti della cultura antifascista nel dopoguerra ; intellettuali che la scrittrice pare comunque giustificare o in qualche modo comprendere, salvo , in ulteriori interventi a favore della propria pubblicazione, considerare in sostanza dei voltagabbana . Non intendo leggerlo perchè , al di là delle scoperte archivistiche recenti ( dalle lettere di Bobbio al duce imploranti favori alle simpatie repubblichine di Pavese ) nulla aggiungono al dibattito che venne svolto in modo molto ampio fin dagli anni ’ 50, ed alla analisi fatta fra gli altri da Ruggiero Zangrandi nel suo " Lungo viaggio attraverso il fascismo ", stampato da Feltrinelli in edizione definitiva se non erro nel 1962. Al di là delle facili polemiche e delle pubblicazioni di moda ( il libro della Serri si inserisce in un corposo filone di rivalutazione del fascismo dalle origini fino alla repubblichetta di Salò ) che certamente aiuta le vendite , come ben sa il Pansa che ormai sforna libri su libri ricordando come erano bravi e sfortunati i repubblichini ,mi pare che ,semplificando al massimo, i punti fermi del dibattito dovrebbero essere i seguenti:
– chi vuole pubblicare sotto un regime che non garantisce la libera stampa o pubblica sulle riviste di regime , o non pubblica
– quando gli intellettuali " redenti " pubblicavano su Primato o su altre riviste ( parliamo di soggetti che avevano all’epoca dai 25 ai 30 anni) non solo erano cresciuti nelle scuole fasciste , ma erano vissuti nella conformista società fascista, non avevano in genere avuto contatti con l’estero ( ricordiamoci comunque come fosse apprezzato Mussolini per esempio in Inghilterra ) e sopratutto non vedevano la possibilità che il regime cadesse : tutto ciò è stato ben evidenziato da Monelli nel suo " Mussolini piccolo borghese" : Monelli all’epoca aveva una quarantina di anni e nei suoi scritti denunzia le colpe degli intellettuali che avevano conosciuto la libertà di stampa e che si erano asserviti al regime .
– molti di questi intellettuali hanno partecipato attivamente alla guerra di Liberazione , che , circostanza questa che sfugge alla Serri, non era un gioco di società, ma una lotta crudele contro un nemico feroce e barbarico, dove la morte ( ma la morte orribile, quella dei plotoni di esecuzione e del cappio , non quella cheta e dolce del letto famigliare) e la sofferenza fisica erano conseguenze naturali della scelta fatta ; partigiani furono tanti ,da Trombadori a Labò, da Bocca a Calamandrei : lo stesso Bottai si ritrovò nel 1944 sergente della Legione Straniera a combattere contro i nazisti .
L’operazione della Serri , che , ricordiamoci, scrive tutelata dalla Costituzione e dalle leggi sul diritto alla libera circolazione del pensiero , appare tanto più sgradevole quanto sorvola sul significato delle circostanze di fatto che sopra ho descritto ed in cui si è trovato ad operare il giovane intellettuale che scriveva su Primato ,e sulle sue eventuali successive vicende di lotta partigiana , dando sostanzialmente un giudizio moralisrtico assolutamente fuori luogo . Il dubbio è che ci si trovi ancora una volta di fronte ad un’operazione sottilmente politica , che ancora una volta si ricada nel "todos caballeros ",sostenendo cioè nel ventennio tutti erano fascisti e quindi la lezione dei cosiddetti intellettuali anti fascisti va considerata una lezione ipocrita : operazione questa che da un sessantennio la cultura clerical - fascista porta avanti con maggiore o minor sottigliezza .
Buster Brown