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la manifestazione della cgil di ieri
Publie le domenica 15 novembre 2009 par Open-Publishing2 commenti
La manifestazione della CGIL
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Bella, bellissima, vibrante la manifestazione della CGIL ieri a Roma. Un tentativo di arginare lo sgretolamento ulteriore della condizione dei lavoratori, una denunzia forte, fortissima del lavoro perduto, non sempre per ragioni obiettive, spesso per calcoli di speculazione di chi vuole sempre di più, ancora di più rompendo con gli obblighi morali e civili dell’impresa che la Costituzione carica di responsabilità sociali e che all’art.41 così definisce il ruolo dell’imprenditore: " non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali”. Naturalmente, a parte i pochi imprenditori "illuminati" che hanno fatto di tutto per armonizzarsi con
gli interessi dei lavoratori e del territorio, questa norma è del tutto disattesa specialmente da quando siamo entrati nell’era della globalizzazione che è anche quella della liberazione degli spirits animals
del capitalismo alla ricerca di profitti immediati che travolge anche aziende sane, che producono e vendono bene, ma non abbastanza per i sogni miliardari dei loro proprietari.
Il tono generale della manifestazione era dato dalla difesa dell’occupazione e dalla critica del disinteresse del governo che realizza il suo interventismo soltanto con gli ammortizzatori sociali e non con politiche industriali e progetto di lungo periodo per la difesa del tessuto economico del Paese.
Ma è destinata a fare la fine di quella del 20 ottobre "contro" il governo Prodi. Non modificherà nè superficialmente nè profondamente la situazione dal momento che dalla CGIL, dal comizio di Epifani, non vengono indicazioni valide per la difesa del salario, della stabilità, del welfare, dei diritti. Epifani ha agitato per l’ennesima volta lo spettro della crisi con "il peggio deve ancora venire" raccolto stamane dai massmedia che ha l’effetto di raggelare il sangue e di accorciare tutti gli obiettivi al livello di quello della difesa del posto magari a qualsiasi condizione. Ha anche proposto a Cisl ed UIL uno sciopero unitario comune per il fisco. A parte il fatto che Cisl ed UIL sono profondamente integrati in una politica della Confindustria e del Governo che è basata sulla demolizione delle tutele giuridiche e sindacali per rendere sempre più "flessibile" e sempre più a buon prezzo la merce lavoro, l’obiettivo di uno sciopero per il fisco che si traduce in una detassazione delle tredicesime (si è ancora in tempo?)
porterebbe pochi spiccioli alle famiglie dei lavoratori dipendenti che non recuperano niente di
quel dieci percento di ricchezza nazionale che è passato di mano in questi ultimi anni a vantaggio della borghesia produttiva e delle professioni e del ceto politico e manageriale delle privatizzazioni.
Insistere sulla politica unitaria con CISL ed UIL è suicida, é mettersi nella condizione di subire il dictat di chi è oramai immerso in un processo di istituzionalizzazione parastatale e paraindustriale del Sindacato. Dall’unità sindacale possono venire soltanto danni ai lavoratori. Non siamo più alla grande stagione delle lotte unitarie per le riforme degli anni settanta guidate da Lama, Carniti e Benvenuto.
Almeno dal 1993 in poi le cose sono profondamente cambiate e la CGIL, sebbene trattenuta e condizionata dalla sua generosa e combattiva base di milioni di lavoratori e pensionati, è stata largamente coinvolta in una gestione sindacale la cui agenda è sempre stata dettata dal padronato e dal Governo e che ha prodotto vulnus e ferite profonde ai diritti ed alla condizione sociale sempre più retrocessa verso una condizione addirittura ottocentesca anteriore alla nascita del movimento operaio.
Ricordo per tutti i famigerati accordi di luglio con il governo Prodi e gli accordi Alitalia che hanno rivoluzionato in senso deregolation addirittura illegale il rapporto di lavoro.
La riorganizzazione del lavoro dipendente pubblico e privato non viene adeguatamente negoziata se si accettano le privatizzazioni, le esternalizzazioni, il ricorso alle agenzie interinali, alle cooperative ed a tutti i marchingegni di elusione inventati dalla legge Sacconi-Maroni.
La manifestazione di ieri resterà una commovente testimonianza di una volontà di lottare per il cambiamento ed il recupero della dignità operaia perduta per il successo dell’ideologia dell’Impresa a cui tutto deve essere sacrificato. La CGIL ascolterà le indicazioni del PD che spinge verso l’accettazione dei contenuti dell’accordo separato e paralizza qualsiasi tentativo di cambiare in meglio lo stato delle cose. Bersani parla di centralità del lavoro ma la sua prima simbolica visita da Segretario è stata per gli artigiani emiliani.
Sacconi, il Ministro pronube della "complicità padronato-imprese" ha imputato alla CGIL di essere rimasta ancorata alle ideologie del Novecento. Magari fosse vero!!!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Messaggi
1. la manifestazione della cgil di ieri, 15 novembre 2009, 15:53
Si, quando si parla di questioni concrete e legate alla quotidianità della "gente in carne ed ossa" con cui conviviamo ..... e non di "geopolitica internazionale" .... nella sostanza finiamo per trovarci d’accordo ...
Nemmeno io credo che la Cgil, come pure la assai sedicente "sinistra radicale" italica, sia minimamente "riformabile" ...
Troppo ceto politico autoreferenziale, troppe scelte legate alla conservazione delle poltrone, troppi coinvolgimenti in enti e commissioni "bilaterali" ....
L’esempio pratico è stato l’ultimo confresso di Rifondazione, al quale ho partecipato con convinzione, da delegato al congresso romano, per la mozione poi vincente capitanata da Ferrero ...
Sono bastati un paio di mesi per capire che, nonostante l’esito di quel congresso, nella pratica non sarebbe cambiato nulla ....
Figuriamoci per il futuro congresso della Cgil .... dove le due "aree" che si contrappongono formalmente sono tutte e due completamente interne alla logica della "collaborazione concertativa" .... e tutte e due fanno capo sostanzialmente al PD .....
Si, è vero, la manifestazione di ieri è stato solo uno "sfogatoio" per la base .... un modo per annegare nell’ "orgoglio di organizzazione" il fatto di non avere una linea minimamente alternativa allo stato di cose presenti ....
K.
1. la manifestazione della cgil di ieri, 15 novembre 2009, 16:29, di pietro ancona
mi fa molto piacere che un compagno politicamente attivo la pensi in questo modo.
Io purtroppo posso fare ben poco. Soltanto esprimere ciò che penso. Non posso influire realmente sulla realtà.Una realtà in cui i lavoratori italiani, unici al mondo, hanno sul groppone enormi Confederazioni che fanno il contrario esatto dei loro interessi. Ho trovato il testo di una intervista della Rocchi di qualche mese fa. Dà una idea della natura meramente correntizia ed interna delle mozioni presentate al Congresso.
Eccoti l’intervista che rilasciò subito dopo la dichiarazione di Epifani di rottura con Cisl ed Uil sul modello contrattuale. Praticamente lo attacca da destra!!
Corriere della Sera
12 agosto 2009
L’intervista
Salari territoriali, Rocchi chiede la svolta
alla Cgil
ROMA – Il dibattito sulle gabbie salariali, l’ invito di Piero Fassino (Pd) a «riaprire un
confronto senza pregiudiziali» non lasciano indifferente la Cgil. Al di là di uno scontato
no alle gabbie in quanto tali, il sindacato sa che c’ è una questione salariale, innanzitutto
al Nord, dove gli argomenti della Lega fanno breccia nelle fabbriche. E nella Cgil, che è
già nella fase precongressuale (quello della prossima primavera sarà l’ ultimo congresso
per Guglielmo Epifani da segretario generale), c’ è chi come il segretario confederale
Nicoletta Rocchi rompe gli schemi e propone una «svolta strategica» all’ insegna della
contrattazione decentrata. Una posizione minoritaria e antitetica a quella ufficiale, ma
che dà il senso di come siano agitate le acque in Cgil in vista di una gara alla
successione dove quasi tutti i membri della segreteria si sentono in corsa.
Fassino vi chiede di riaprire il confronto.
«Lo stiamo già facendo. Nonostante la Cgil non abbia firmato l’ accordo sulle nuove
regole della contrattazione, in alcune categorie si sta cercando di procedere
unitariamente con Cisl e Uil, in altre sarà più difficile. Alla fine avremo una stagione di
luci e ombre, con molti contratti separati e dovremo tutti immaginare un aggiustamento
delle regole».
Solo allora la Cgil rientrerà in gioco?
«I fatti si incaricheranno di dimostrare che della Cgil non si può fare a meno e che Cgil,
Cisl e Uil sono "condannate" a stare insieme. La crisi spingerà in questo senso. Gli altri
dovranno riconoscere le pecche del nuovo sistema, la Cgil dovrà proporre una svolta».
Quale?
«Bisognerà dire con chiarezza la nostra proposta. Io credo che si debba immaginare un
sistema dove, al termine di un processo di aggregazione dei contratti di categoria, si
arrivi a 3 macroaree: industria, servizi e pubblico impiego. Qui il contratto nazionale
dovrà essere leggero, indicare i diritti di base e il minimo salariale garantito a tutti,
compresi precari e lavoratori a progetto da stabilizzare col contratto unico. Tutto il resto
dovrà passare alla contrattazione decentrata, aziendale o territoriale
Pietro