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GINO GIUGNI
E’ morto Gino Giugni padre dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori redatto e promulgato nel 1970 essendo Ministro del Lavoro un altro grande socialista Giacomo Brodolini. Gino era socialista quando i socialisti erano socialisti ed i comunisti erano comunisti prima che il termine socialista o comunista perdessero completamente di significato cioè del contenuto di redenzione del lavoro, giustizia sociale, emancipazione umana, visione di una società di eguali almeno nei diritti e nelle opportunità come purtroppo è avvenuto dopo e tuttora avviene.Nel 1983
fu ferito dalle Brigate Rosse, tredici anni dopo la promulgazione della legge sullo Statuto dei Diritti.
Non ho capito perchè il terrorismo abbia colpito Gino Giugni dal momento che il massimo che i lavoratori italiani hanno ottenuto nella loro storia si deve proprio a lui ed a quella stagione straordinaria di conquista di diritti che fiorì durante il centro-sinistra con i socialisti precraxiani al governo del Paese. Ma forse il gruppo che colpì Gino Giugni agiva secondo la logica che bisogna abbattere il meglio per fare prevalere il peggio che costituisce la condizione normale di oppressione della gente più facile da additare come nemico.. E’ una logica inaccettabile e perversa che martirizza le figure più umane e più vicine ai
lavoratori dei gruppi dirigenti della politica.
Debbo purtroppo constatare che l’ultima parte della vita del giuslavorista Gino Giugni non ha molto a che dividere con quella dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. Gino Giugni ha seguito seppur lentamente e con molti ripensamenti il revisionismo giuslavoristico di ispirazione liberista. E’ stata tuttavia una involuzione meno pronunziata di quella di personaggi come Biagi, D’Antona, Ichino, Letta, Treu che sono giunti financo
a reclamare la revoca dello Statuto dei Diritti e che si adeguano ad una generale involuzione del diritto europeo del lavoro su materie fondamentali riguardanti i diritti, il salario, l’orario di lavoro, l’assunzione ed il rapporto di lavoro nelle aziende.
Ma questa ultima fase della vita di Gino Giugni conta poco. Non è stato lui a compiere i guasti peggiori. Per noi conta ricordarlo come protagonista della grande stagione che portò alla riforma del collocamento ed alla stesura di una carta di diritti che la borghesia italiana aiutata dalla sinistra fedigrafa non ha ancora trovato il coraggio di abrogare cosi come quando ricordiamo Garibaldi Bosco ci riferiamo alla fase della sua vita durante e subito dopo i Fasci dei Lavoratori e non nella sua ultima parte di amministratore del Comune di Palermo.
E’ stato capostipite di una scuola di giuslavoristi che, nonostante i suoi infedeli epigoni, resterà esemplare nella storia del diritto del lavoro e del movimento operaio e socialista.
La sua opera di legislazione sociale illumina di civiltà e di umanità la società italiana e sarà sempre un punto di riferimento e di forza per quanti continuano a credere che i lavoratori non sono meri utensili umani come li definì Aristotele e come li vuole il grasso vorace e predatorio capitalismo contemporaneo.
Ho avuto l’onore di averlo conosciuto e di militare nel suo stesso partito e nella CGIL di Piero Boni e Mario Didò.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
Messaggi
1. la morte di Gino Giugni, 5 ottobre 2009, 16:11, di e = mc2
Non mi è stato concesso l’onore di conoscerlo, solo per motivi contingenti, ma ho avuto la possibilità di utilizzare il Suo "strumento" per difendere i Lavoratori, sia stando seduto accanto al Datore di Lavoro - attirandomene, però, le antipatìe - che dall’altra parte del "tavolo", quando mi ci sono ritrovato per scelta di vita, con incarico ad hoc.
Ho militato nel PSI, con la corrente di Riccardo Lombardi, senza tradirne, però, poi, il messaggio, ed accanto alla CGIL, con la parte sana di questa che non ha lesinato il suo appoggio allorché io attaccato direttamente dall’Azienda.
Ho militato in Strutture sindacali non venendo mai meno al compito specifico a difesa dei lavoratori, anche a costo della minaccia del licenziamento che mi seguito ed inseguito in più circostanze.
Nel 2003 ero in piazza anch’io - insieme alla CGIL - quale Dirigente sindacale di altra Sigla della quale ne portavo lo striscione di adesione - a difendere l’art. 18 e lo Statuto più in generale.
Tra le medaglie a valore sindacale, sul mio petto, brilla la segnalazione dell’ABI al Sindacato di appartenenza che recita, di me ed altri tre colleghi di Sigla:
" ... ... stanno creando notevole turbativa nell’ambito delle relazioni sindacali e dell’operatività aziendale ..."
per il particolare che si era vinto un ricorso ex-art. 28 e difeso le pensioni integrative dei colleghi/Soci di un Fondo Pensione Aziendale con capitale di circa 2.600.= miliardi di lire (inizio secolo in corso).
Avrò titolo per rivolgere un pensiero commosso - vedi scritto subito sotto - a Gino Giugni?
1. la morte di Gino Giugni, 7 ottobre 2009, 19:45
Il 5 ottobre scorso si è spento il Prof. Gino Giugni che presiedette la Commissione che portò alla stesura della legge n. 300 del 20/05/1970, conosciuta come Statuto dei Lavoratori, della quale è considerato il maggior artefice.
L’enorme squilibrio tra il potere in capo ai datori di lavoro, da un lato, e i Lavoratori dall’altro, con la loro fondamentale necessità di preservare dignità e prerogative di uomini liberi anche all’interno dei luoghi di lavoro, trovò nella legge 300 un epocale strumento di contrappeso a sostegno e tutela delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Molto significativo che la legge sia intitolata “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro…..”.
La riconoscenza che ogni Lavoratore ed il Sindacato devono al Prof. Giugni ed a tutti coloro che si sono battuti per arrivare a questo traguardo fondamentale è grande, ma non basta. Diritti e Libertà non sono un qualcosa di acquisito e destinato a durare “per sempre”. E’ necessario che ognuno di noi si adoperi, ogni giorno, affinché libertà e diritti siano sempre rispettati e mantenuti: solo così potremo onorare adeguatamente l’impegno e la passione di chi ci ha preceduto.
Grazie, Professore.
F.A.L.C.R.I.
Federazione Autonoma Lavoratori del Credito e del Risparmio Italiani
Roma, 7 ottobre 2009