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la posta in gioco

Publie le domenica 11 marzo 2007 par Open-Publishing

  la posta in gioco –
a cura di Paolo De Gregorio – 11 marzo 2007

Angelo Panebianco nell’editoriale di oggi sul Corriere scopre l’acqua calda.
Ammette che: non ci si può più rifugiare dietro i giochi di parole, la missione in Afghanistan è diventata una missione di guerra. Se lo spiegasse anche a D’Alema, che fa sempre il prestigiatore e l’equilibrista, ci farebbe un grande favore.
L’editorialista ha il merito di mettere sul tavolo la vera posta in gioco in caso di vittoria islamica, e già solo considerare questa ipotesi è una novità. Ci rivela che Panebianco non crede a una vittoria dell’Occidente e già pensa ad uno scenario (realistico)di espansione dell’islamismo verso Arabia Saudita e Pakistan, e una crisi della Nato e della sua ragion d’essere.
Una cacciata degli occidentali dalla terra afgana e dall’Iraq, significherebbe sicuramente la fine del colonialismo anglofono, la fine del dollaro quale moneta di egemone, e buone parte delle forniture petrolifere si sposterebbero verso le emergenti economie asiatiche.
Se ciò può essere un dramma per gli Usa, per l’Europa, libera dalla Nato, e dalla castrante alleanza atlantica, può essere una straordinaria occasione di vivere in pace con i propri vicini, pagare il petrolio in Euro, incrementare il proprio interscambio economico.
Il fatto che un Islam unito e vincente diventi un pericolo per l’Europa e che essa non è in grado di difendersi da sola è una di quelle balle prefabbricate che vogliono creare paura, ma fondate sul nulla, perché nessuno, nemmeno gli Usa, con il più potente esercito del mondo, può invadere un’altra nazione e pretendere di dominarla.
La fine delle guerre unilaterali americane, a cui si è accodata una servile Europa, è un evento grandemente auspicabile, l’egemonismo colonialista e imperialista sarebbe finito per sempre, i grandi poli costituiti da Cina, India,Giappone, Europa, America Latina, già ci parlano di un mondo multipolare che non ha bisogno di padroni o di protettori, ma che compete sui mercati, e soprattutto potrebbe affrontare senza incubi di guerre le emergenze climatiche e ambientali che rischiano di travolgerci tutti.
Paolo De Gregorio