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– la villa delle libertà –
a cura di Paolo De Gregorio – 20 febbraio 2007
Non vi è limite alle “libertà” che può permettersi il Cavaliere. A due passi dalla sua villa di Arcore, a Gerno, ha adocchiato Villa Somaglia, del settecento lombardo, 25 ettari di parco, con mobili d’epoca, bassorilievi del Canova, statuine settecentesche, da destinare ad una “Università del pensiero liberale”, futuro pensatoio del centro-destra.
Le facoltà principali: scienze politiche, economia, giurisprudenza. Gli insegnanti: George H. Bush, Bill Clinton, Henry Kissinger, Tony Blair, Josè Maria Aznar, Helmut Kohl.
Una cosa bisogna riconoscere all’anziano galletto che ancora si dà da fare con le attricette, che quando egli parla della “libertà” non finge. Semplicemente si riferisce a tutte quelle immense libertà che il denaro può dare a chi lo possiede, ma dimentica che i milioni di salariati, precari, disoccupati, pensionati al minimo, quei “coglioni” che hanno votato a sinistra, non godono di alcuna libertà, molti crepano di incidenti sul lavoro, possono essere facilmente licenziati, obbediscono a chi comanda e se arrivano alla pensione si possono permettere solo i giardinetti.
La “LIBERTA’”, che il Cavaliere invoca ad ogni piè sospinto, semplicemente non esiste, perché se escludiamo quella religiosa e quella politica, libertà immateriali che oggi ci sono, tutte le altre “libertà” sono date dal denaro.
Oggi, malgrado ci sia una scuola di pensiero che dice che non ci sono più le “classi”, vi sono evidentemente due classi fondamentali e contrapposte. Una è costituita da tutto il lavoro autonomo, da Berlusconi al più piccolo artigiano, commerciante o coltivatore diretto. L’altra dai salariati, senza alcuna possibilità di carriera, esclusi dalle decisioni, invisibili nella società mediatica, in feroce concorrenza con i disperati immigrati che arrivano da tutto il mondo, abbandonati da una sinistra senza identità.
Le uniche libertà a cui aspira la 2° classe sono il lavoro, servizi decenti, una pensione che consenta di vivere. Il vero scandalo del nostro tempo è che questa classe non ha un partito politico che la rappresenti, pur essendo numericamente maggioranza. Storicamente questa classe si è sempre fatta rappresentare da intellettuali estranei alle sue condizioni di vita, estranei al suo linguaggio ed ai suoi bisogni ed è considerata oggi serbatoio elettorale di una sinistra chiusa nel Palazzo, comodamente seduta, che ha abbandonato la maggioranza degli italiani alla marginalità e alla cultura delle televisioni commerciali.
L’anomalia è che la destra ha una sua precisa identità, enormi mezzi a disposizione, l’appoggio del Vaticano, la forza della tradizione, fondamentalmente compatta negli interessi, a fronte di una sinistra costituita da gruppi e gruppetti di persone ambiziose, estranee a quella classe che dicono di rappresentare, inconcludenti, che non lavorano per una alternativa, che non denunciano nemmeno la catastrofe ambientale a cui ci sta portando il modello di sviluppo capitalista.
Anche quello che dovrebbe essere il sindacato unico dei lavoratori, espressione diretta degli interessi di classe e terreno di crescita e formazione dei salariati, altro non è che una riserva di caccia dei partiti che sono dietro le principali sigle sindacali, che hanno portato le divisioni politiche tra i lavoratori, impedendo loro di pesare con una vera autonomia.
I padroni, pur così potenti, hanno il loro sindacato, la Confindustria, mettono da parte l’appartenenza politica e si presentano alle trattative duri e compatti e non affidano a nessun intellettuale o tecnico la gestione dei propri interessi.
Sarebbe ora che i lavoratori difendessero i loro interessi in prima persona e si prendessero la “libertà” di licenziare tutto quell’apparato costruito con i soldi delle loro tessere che è diventato solo un cuscinetto tra lavoratori e padroni dove è stato fatto passare tutto il peggio, flessibilità, precariato, mobilità, furto della liquidazione.
Ci aspettiamo che i lavoratori facciano come Berlusconi, la loro Università, e facciano sindacato e partito politico a loro misura e interesse.
E a Berlusconi diciamo: malgrado tutti i tuoi soldi e la smodata voglia di tornare a comandare, ho l’impressione che la strada te la chiuderanno Fini e Casini che si sono stufati di obbedirti, e non quegli incapaci della “sinistra”, che tu definisci “comunisti”, ma non sono altro che impiegati a vita della politica, senza identità né ideali.
Paolo De Gregorio