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Perché non cominciamo da un segnale preciso e concreto? Via le borsine di plastica! Sembra poco ma non lo è. Il problema delle borsine di plastica, se lo si approfondisce, è implacabile.
Nulla ormai è poco. Solo le chiacchiere sono poco. Anzi nulla.
Il petrolio sparirà, (qualcuno dovrà rassegnarsi) e sparirà anche la plastica.
Sarà una rivoluzione planetaria. Che cambierà usi e costumi. Ma l’Italia non può stare indietro.
La plastica è quasi indistruttibile e il suo impatto è devastante. Basta un secondo per produrre un sacchetto, servono 400 anni per distruggerlo.
Oggi in Italia si producono 300mila tonnellate di buste di plastica l’anno, l’equivalente di 430mila tonnellate di petrolio e di circa 200mila tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, e il consumo di 160 mila automobili che percorrono 30 mila km l’anno!
Se ci aggiungiamo il disastro per l’ambiente, qual’è il costo totale delle maledette borsine? Eppure basta il piccolo atto di usare un sacchetto di cotone o di carta o di materiale biodegradabile per evitarlo.
Il 70% di plastica in discarica sono borsine.
Ma perché il Governo Prodi traccheggia a vietare tassativamente sacchetti e contenitori in plastica e rimanda la decisione al 2010? Deve fare un piacere alle ditte che producono scorie di idrocarburi? Eppure è proprio a causa di materiali di questo tipo che i roghi ai rifiuti napoletani spargono diossina o che le ecoballe ci vengono rifiutate dagli inceneritori tedeschi! C’è il tetrapak che può sostituire le bottiglie in plastica. Ci sono materiali di origine vegetale e biodegradabili che possono benissimo sostituire i sacchetti di plastica. Ci sono le vecchie sportine di cotone che potrebbero anche essere promosse con un modico contributo dello Stato. Ci sono le scatole di cartone che avanzano nei market e che i clienti cercano inutilmente e possono essere riusate.
Il mondo è invaso dalle borsine di plastica. Perfino l’Africa, i deserti e i poli.
I paesi del mondo stanno correndo ai ripari. L’Italia no.
La Cina vieta dal 1 giugno 2008 fabbricazione, vendita e uso di sacchetti di plastica. L’Irlanda li ha fatti praticamente scomparire di botto con imposte e multe.
La plastica è un’emergenza mondiale; bruciata nelle discariche o per strada produce diossina, sparsa nell’ambiente intasa fiumi e oceani. E’ un rifiuto che non si degrada ma degrada il pianeta e degrada i suoi amministratori.
Molte città americane vietano già la distribuzione di sacchetti in plastica nei market e New York ne impone ai negozi la raccolta differenziata. San Francisco e Parigi le hanno messe al bando. Melbourne sta per farlo. Persino il poverissimo Bangladesh vieta l’ingresso ai sacchetti di plastica sul suo territorio, sostituendoli con quelli di juta, dopo che la plastica aveva ostruito rami secondari del Gange. Si aggiunge Hong Kong, prima per consumare 8 miliardi di sacchetti l’anno. La plastica invade le città, i villaggi, la savana, i deserti, gli oceani, è ovunque. Siamo all’emergenza mondiale.
Serve petrolio per produre plastica e petrolio per bruciarla. Una famiglia media ne immette nell’ambiente 8 kg l’anno, con un apporto di 19 kg di CO2. Dovremmo includerla tra le cose che mettono a rischio la vita sulla Terra.
I cinesi usano ogni giorno circa 3 miliardi di buste di plastica e il ministero dell’economia ha calcolato che smettere di produrli sarà un risparmio di 5 milioni di tonnellate di petrolio l’anno, 3 miliardi e 700 milioni di dollari.
E che fa il Governo italiano? Prodi dice che dobbiamo aspettare il 2010! E perché? Prodi non vuole farlo prima o non può? Ha qualcosa contro i materiali biodegradabili? Prende tangenti dai produttori di plastica? Non vuole scontentare le sette sorelle?
Al momento solo l’Italia dei Valori ha preso posizione. E gli altri partiti? E i Verdi? Sono troppo impegnati in chiacchiere o vacuita’? Sono per salotti e ristoranti di lusso o a ballare al Billionaire? O, peggio, a organizzano ronde di ultras contro i governatori che accolgono le ecoballe campane?
Comprendiamo: la salute della gente e del pianeta è una cosa, la protezione degli interessi di pochi produttori è un’altra, e chi governa in Italia è sempre stato più sensibile agli interessi privati che a quelli pubblici, vd i farmaci che qui sono i più cari d’Europa e che, se dichiarati nocivi alla salute, restano sugli scaffali fino a scorte terminate, o il latte in polvere per neonati che batte i record di prezzo europeo, e altre facezie simili. I vari De Lorenzo, Storace, Sirchia e altre anime belle ci hanno abituato al peggio. E la Turco dove vive? Sul loro pianeta alieno?
Consumiamo ogni anno 250.000 tonnellate di borsine di plastica, il mercato è di 500.000 euro. Non e’ cosa che un Governo possa disprezzare.
Però è lapalissiano che: meno plastica, meno petrolio. Dobbiamo continuare l’andazzo del petrolio? Per distruggere 300.000 tonnellate di borsine occorre bruciare 430.000 tonnellate di petrolio. Vietare le borsine significherebbe 200.000 tonnellate di biossido di carbonio in meno. Prodi pensa forse che sarebbe un male? E che è meglio rimandare di altri 2 anni? E la Cdl, non potrebbe pensare a questo, invece che ad armare la mano di pochi facinorosi. Basta mezzo chilo di mais per fare 100 borsine biocompatibili.
Sapete che per produrre borsine ecologiche e biodegradabili sono eccezionali i pomodori? Avete in mente le tonnellate di pomodori che vengono distrutti in discarica ogni anno in Campania dietro pesanti pagamenti UE? Noi produciamo 65 milioni di quintali di pomodori l’anno.
Ogni giorno finiscono in discarica o all’incenerimento 4 mila tonnellate di alimenti, quanti di questi sarebbero riutilizzabili?
Ogni anno ci sono montagne di pomodori da distruggere. E montagne di arance. Chissà se anche dalle arance si possono fare prodotti biodegradabili utili?
Solo dai nostri politici, temo, non ci sarà verso di trarre fuori qualcosa di buono.
Ecco come sono i fenomeni, ognuno sembra un microfenomeno, e invece, se è negativo, diventa un disastro mondiale.
E’ un trend iperbolico. Riusciremo mai a invertire il trend?
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Nuovo Masada n. 613. La bolgia infernale