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lettera a fabio mussi, il nuovo comunista pdb italiano (partito della banana)

Publie le giovedì 17 gennaio 2008 par Open-Publishing

Il 30 Dicembre 2007 il quotidiano "La Repubblica" ha scritto che, la riforma proposta da Fabio Mussi nel Decreto Milleproroghe e’ una sorta di rivoluzione Copernicana. Ma quale rivoluzione Copernicana!? Questa e’ la copia carbone di una riforma di cui i ricercatori e docenti Inglesi vogliono disfarsi.

La seguente e’ una lettera a Fabio Mussi, il nuovo comunista PDB italiano (Partito Della Banana), tradotta in Italiano dall’originale in Inglese.

Egr. Ministro Mussi,

Il 30 Dicembre 2007 ho letto su Repubblica un articolo che commentava la riforma universitaria proposta nel Decreto Milleproroghe approvato lo scorso dicembre in Consiglio Dei Ministri. Da Italiano, le scrivo dall’Inghilterra, con un’esperienza di oltre dieci anni in insegnamento, ricerca e studio. Ho insegnato in universita’ Inglesi ed ho anche ricercato il suo sistema di qualita’ con le annesse procedure e strutture - un sistema da cui lei trae il disegno delle riforme proposte in Consiglio Dei Ministri.

Il Dipartimento per l’istruzione in Inghilterra considera le universita’ come risorse in una societa’ per la competizione delle conoscenze. Questo da potere all’economia che cosi’ diventa orientatrice dello sviluppo nell’insegnamento e ricerca, mentre politici e manager delle universita’ professano l’efficienza e la produttivita’. Il target di tutta questa strategia e’ quello di evitare un trade-off in qualita’ cosi che l’educazione universitaria sembri un valore aggiunto nella catena di produzione dell’istruzione e come valore alla societa’.

Ma vediamo bene cosa e’ che significa il termine qualita’ in un mercato di massa dell’istruzione universitaria, poiche’ il suo significato e’ apparentemente molto oscuro.

Ripetutamente, sin dai governi della Thatcher, il discorso sulla qualita’ ha impattato sulla cultura universitaria, forzando le universita’ ad abbracciare un’idea di produttivita’. Entrambi i tipi di universita’, ex politecnici sin dal 1992 ed universita’ vere e proprie, devono dimostrare all’ HEFCE (Higher Education Funding Council for England) la qualita’ dei loro corsi (in termini di valore di scambio) per avere accesso ai pacchetti dei fondi stanziati dal governo. Le universita’ perseguono l’efficienza, mentre il controllo di qualita’ e’ devoluto alle agenzie come la QAA , Quality Assurance Agency, a cui le universita’ sono sottoposte tramite ispezione. La pressione a cui i professori e i ricercatori sono sottoposti e’ enorme. Lo stesso non dicasi per i ‘presidenti’ delle universita’ al top della gerarchia.

Dall’altra parte, gli studenti sono costretti a pagare delle tasse di studio fino a 7000 sterline l’anno (circa 10.500 Euro) sulla promessa di un buon lavoro e migliore posizione sociale da raggiungere a fine laurea. Molti scoprono comunque che le loro lauree cosiddette ‘innovative’ o ‘cutting edge’, modificate e fatte a misura di una satura economia in continuo cambiamento, non garantiscono un lavoro e che, anzi, sono un peso sul curriculum.

Chiaramente, bisognerebbe costruire la qualita’ dell’insegnamento ed il suo miglioramento su chiari propositi e standards, e con il riconoscimento del contesto di come si impara, interagisce, sostiene, sviluppa o distrugge una cultura. Similarmente, le strategie che hanno lo scopo di migliorare la qualita’ dei corsi di una istituzione accademica, dovrebbero essere considerate in concomitanza agli obiettivi generali e alle strategie dell’istituzione e non solo.

Corporazioni e multinazionali supplementano il conto dei continui tagli di finanziamenti statali alle universita’. Queste’ corporazioni diventano cosi’ ‘stakeholders’ dell’universita’, con interessi verso l’istruzione e la ricerca puramente finanziari. Le universita’ in Inghilterra hanno intrapreso un’attivita’ di partnerships con capitali di tali corporazioni, forzate da una crescente competizione tra di esse.

Quindi, mentre la qualita’ puo’ essere vista o in termini progressivi di miglioramento dell’istruzione o produttivamente in termine di aspetti quantitativi del sistema che non hanno comunque nessun senso, e’ particolarmente preoccupante il fatto che il sistema Inglese si sia dimostrato fondamentalmente di essere un sistema che incrementa il potere dei vertici organizzativi universitari e per instituzionalizzare conformita’ e responsabilita’ a discapito delle aree dell’ insegnamento che non portano all’universita’ immediati benefici economici.

Il ‘salto’ di qualita’ richiesto dagli ispettori insieme con il potere ‘del dare e togliere’ i fondi statali alle universita’, e’ esemplificato da un permanente senso di continuo sforzo, obiettivi elusivi e imperialismo, a tal punto che la stessa qualita’ viene effettivamente colonizzata da concetti di consumismo e da un interesse di ritorni finanziari a breve termine. Qualita’, perversamente, diviene una questione di numeri.

In Inghilterra tutto questo ha avuto un effetto dannoso sulla ricerca. Il RAE, (Research Assessment Exercise - e’ una selezione della ricerca basta su pseudo-meriti per avere accesso ad una fetta dei fondi statali) una processo di selezione che e’ sotto continuo rinnovamento e che sara’ quanto prima cambiato, e’ stato duramente criticato poiche’ svantaggia neo-ricercatori, ricercatori critici dei sistemi e che non sono interessati a ricerca commerciale. La selezione RAE favorisce invece ricercatori di fama e dipartimenti che hanno gia’ a disposizione fondi, per poi diventare dipartimenti sempre piu’ ricchi.

Coloro che sono all’inizio della carriera e che hanno bisogno di aiuto economico anche perche’ impossibilitati ad attrarre capitali a causa della natura della loro ricerca (anche se molto utile per la societa’) – sono ostacolati, mentre altri ricercatori (seppur ‘ricchi’ di fondi e possibilita’) sono aiutati economicamente ed incoraggiati. Essendo un politico di sinistra, lei non dovrebbe avere difficolta’ a riconoscere questo come concetto fondamentale dell’ideologia del capitalismo.

Il RAE distribuisce fondi statali riconoscendo il merito della ricerca secondo criteri che invariabilmente favoriscono solo alcuni tipi di ricerca, contrapponendo una equa rappresentazione accademica e rifiutando una equa, libera e giusta distribuzione delle risorse statali. In Inghilterra, ci sono esempi di ricercatori che sono stati esclusi poiche’ non soddisfavano i criteri di qualita’. Questi erano e sono tutt’ora, ricercatori di fama internazionale, capaci e coscienziosi. Questi ricecatori non sono stati certamente favoriti o assistiti dal continuo aumentare della competitivita’. Allo stesso modo, la societa’ non potra’ beneficiare della loro ricerca poiche’ e’ stata soffocata intenzionalmente.

Caro Ministro Mussi, il sistema che lei vorrebbe rendere effettivo e’ sicuramente quello che ho descritto sopra. Le sembra un’idea di sinistra? Io credo che lei ha bisogno di fare un giro di 180 gradi, avendo confuso la sinistra con il neo-liberalismo o, meglio, con il neo-conservatismo Anglo-Americano. Alternativamente, se non e’ in grado di fare tale rotazione, mi permetta di consigliarle di lasciare il posto ad altri che sono fortunatamente ancora sulla giusta direzione.

Questo non e’, comunque, il solo motivo per cui le scrivo. Le voglio far pervenire anche, alcune considerazioni in materia di risorse e liberta’ accademica.

L’ Inghilterra ha recentemente raggiunto l’ultimo posto per la liberta’ accademica in Europa. La competitivita’ del sistema dell’istruzione Inglese ha sdoganato ignoranti senza una qualificazione a diventare manager e consulenti delle universita’. Le universita’ stanno man mano passando il potere a codesti signori. I ricercatori sono ora considerati ‘truppe’ pronti ad andare in ‘battaglia’ capeggiati da ‘presidenti’ universitari che a loro volta sono le teste di legno di multinazionali.

In breve, qui in Inghilterra la competitivita’ universitaria e’ da essere abbracciata come una battaglia di capitali, piu’ che di conocenza o di incontro tra culture, anche se, ovviamente, sia Tony Blair che la Thatcher non lo ammetterebbero; e’ una ‘battaglia sporca’.

La stampa ha recentemente riportato un preoccupante incremento in comportamenti *non-etici* da parte di ricercatori in Inghilterra. (risultati di ricerca manipolati, output fissati in precedenza, copia di tesi di laurea e di lavori di ricerca) . Questo avviene ovviamente perche’ i ricercatori sono spinti a migliorare il ‘profilo’ di ricerca personale e del dipartimento a cui sono associati per poi poter accedere ai fondi statali.

Fondamentalmente, la ricerca che soddisfa output economici e’ un concetto accademico scorretto. La liberta’ accademica da la possibilita ai ricercatori di condurre ricerca in maniera disinteressata per il bene dell’umanita’, non per la tasca delle multinazionali e delle corporazioni. La liberta’ accademica non e’ il prodotto di decisioni prese dal un governo; e’ un diritto fondamentale dei ricercatori ed e’ suo dovere garantire questo diritto, e non di contraccambiarlo per capitali.

Caro Ministro Mussi, lei sta’ aprendo l’universita’ alla strumentalizzazione capitalista. Le chiedo: le sembra questo un comportamento di sinistra? Il suo sistema di riforma universitaria e’ ispirato a concetti neo-liberali che si traducono in maniera pratica alla sottomissione del pensiero conservatore Anglo-Americano; proprio quel pensiero cosi detestato da lei alle marce di protesta insieme ai suoi compagni.

Se questo non le basta, le voglio anche far notare che molte universita’ nel Sud Italia soffrono economicamente a causa di un basso reddito di ricerca. Cosa propone lei, a tal riguardo, per risanare questa situazione? La sua riforma molto probabilmente tagliera’ alcune universita’ dall’accesso ai fondi statali, e come accade nelle favole, creera’ un sistema a due velocita’: le universita’ del Centro-Nord svuoteranno di cervelli le universita’ del Sud. Quelle del Sud invece, rimarranno ancorate ad un sistema patriarcale di accesso alla ricerca e protezione di carriere.

La sua riforma universitaria furbescamente, da un lato propone una gustosa dolce carota creando centinaia di nuovi posti di ricerca, mentre dall’altro bastona l’universita’ con il sistema dell’agenzia di qualita’ ANVUR. La sua riforma universitaria non fa luce sul fatto che lei sta effettivamente vendendo il sistema universitario Italiano di ricerca ed insegnamento alle ideologie di libero mercato.

Non e’ un lavoro facile quello di creare migliaia di nuovi ricercatori, come lei ha promesso, perche’ la ricerca e’ oggigiorno inquadrata a livello internazionale, ed e’ pertanto il merito del singolo individuo e non del suo governo che ne fa un buon ricercatore di fama.

La sua riforma e’ stata ben mascherata dietro le parole del Presidente Napoletano che ha invitato il governo Italiano a prestare piu’ attenzione alla fuga dei cervelli dalle universita’ Italiane. Invece di attuare una riforma per l’equo accesso e distribuzione delle risorse, lei invece sta mettendo i ricercatori e le universita’ in competizione tra di loro. Lei naturalmente, tradito dalle sue stesse parole, sta minando alle basi il vero principio su cui e’ basata la ricerca, ossia la iberta’ accademica.

Lo stato dovrebbe garantire la libera circolazione delle idée, indipendemente dalla situazione finanziaria in cui versa una specifica universita’. Lo stato dovrebbe garantire il principio che idée vengano promosse indipendentemente dalle possibilita’ che tali idée diano per l’accumulo di capitale. In democrazia, la generazione di ricchezza non e’ un’antecedente della libera circolazione delle idée. Se questo non e’ vero, allora e’ solamente perche’ lei sta disegnando un progetto su cui gli Italiani dovrebbero essere messi al corrente quanto prima.

Per carita’, faccia ritornare I ricercatori Italiani in Italia ma non li svenda allo stesso tempo. I fondi per incoraggiare ricercatori Italiani al ritorno in patria possono essere messi a disposizione senza la necessita’ di mettere le universita’ in competizione tra di loro.

Queste strategie sono solo degne di esistere in un repubblica fatta di banane, altrimenti mi dica lei chi sarebbe il nuovo ‘re della banana’ dell’Italia, visto che con uno sforzo unito l’Italia ne ha cacciato uno fuori per l’avvenire di questo governo. O forse meglio, mi permetta: e’ ancora sempre lo stesso ex-re a ricattare certa sinistra Italiana, visto che l’approvazione in Consiglio dei Minstri del Decreto Milleproroghe e’ avvenuta con il silenzio dell’ex despota?

In Fede
Salvatore Fiore

http://ucu-uncensored.blogspot.com
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