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operai e padroni alla fiat

Publie le sabato 6 febbraio 2010 par Open-Publishing
1 commento

Luca Cordero di Montezemolo è un manager di tutto rispetto. Chissà quanti anni ha? Difficile dire, sembra un eterno ragazzo, con i capelli fluenti e i vestiti che i ragazzi di buona famiglia indossavano negli anni settanta per prendere gli aperitivi. Un martini, un campari e poi via sulla spider parcheggiata a pochi metri dal bar. Le biografie raccontano di lui che ha fatto di sicuro la gavetta. D’altronde è una caratteristica del gruppo Agnelli, non c’è n’è uno che non abbia passato un periodo alle presse, o alla verniciatura. Chissà se il nostro Luca ha mai nascosto una parte del suo nome, quel di Montezemolo (borgo tra il Piemonte e la Liguria) che sa di nobiltà, oppure se lo ha sempre portato come un vanto. Qualche anno fa riempì le cronache dei giornali non solo scandalistici il suo matrimonio con la ex diva Edwige Fenech, che nel frattempo dopo quel matrimonio si è rifatta un nome e ora partecipa ai programmi televisivi per famiglie la domenica pomeriggio. Nel frattempo chi sbircia tra i dvd in edicola può farsi un resoconto completo delle performance attoriali della nostra, la diva del buco della serratura. Negli anni settanta gli italiani amavano tantissimo quei film in cui la dottoressa, la professoressa o la soldatessa Fenech passava da una doccia all’altra mostrando poco, alludendo molto. Sicuramente Luca Cordero ricorda tutto di quei film, innocenti evasioni proibite degli anni settanta. Quei film che probabilmente piacevano tantissimo sia agli operai che al giovane rampollo. A ben vedere ci sarebbero altre cose che uniscono la classe operaia al nostro grande manager, di cui a dire il vero conosciamo in realtà poco, sarà la riservatezza sabauda.

Diversa, ovviamente la pasta dell’attuale capo della Fiat Sergio Marchionne. Quando anni fa venne a capo dell’azienda italiana più nota ciò che stupì fu come si dice in questi casi l’understatement. A colpire era soprattutto l’abbigliamento casual, non proprio proletario ma quasi. Ricordo ancora gli articoli che i giornali come Repubblica o il Corriere gli dedicavano concentrandosi soprattutto sull’abitudine del maglioncino che aveva sostituto la camicia e la cravatta di ordinanza. Segno evidente, si diceva, di una nuova stagione. Da subito Marchionne fu amato dai media, dalla classe politica, fu rispettato anche dalla sinistra che come si sa con la Fiat ha sempre avuto un conto aperto.

Si apriva insomma una nuova stagione, finalmente anche noi superavamo quel trauma chiamato autunno 80. Hai voglia a rileggere "Lavorare in Fiat" di Marco Revelli, o i dossier che il PCI commissionava negli anni settanta per dimostrare che in realtà la Fiat schedava i dipendenti, mandava in reparti confino i lavoratori più sindacalizzati, chi si ricordava più dell’Officina Stella Rossa? Insomma, ci siamo scordati di quella sconfitta, di Enrico Berlinguer davanti ai cancelli. Dopotutto vagli a dare torto ai quei 40 mila che silenziosamente reclamavano il loro diritto al lavoro, il loro diritto a servire un padrone (pardon un manager) che qualche anno dopo li avrebbe scaricati esattamente come qualche anno prima era successo agli operai.

Non so chi disse una volta che si capisce la violenza della divisione di classe solo quando ti alzi alle cinque del mattino e percorri al freddo la strada che ti porterà ai cancelli della fabbrica. Lungo quella strada, che per gli operai di Melfi o di Termini Imerese è lunga anche decine di chilometri, in pullman da posti sperduti delle campagne pugliesi o siciliane, a quell’ora si incontrano solo i nottambuli, gli studenti reduci da notti brave o i panettieri. A volte però puoi incontrare qualche signore attempato, con una bella macchina, magari un pò ubriaco di ritorno da una serata esclusiva. Allora, tanto per ingannare il tempo con la fantasia, immagini che scenda dall’auto, si avvicini aggiustandosi i polsini della camicia e, facendoti una pernacchia, ti dica che lui non ha mai preso soldi dallo stato. Una scena onirica, di quelle che vengono in mente all’alba quando il sonno vince ancora la sua partita sul giorno. Una di quelle scene che capita di vedere in quei vecchi film degli anni settanta in cui gli operai erano gli operai, e i padroni erano ancora i padroni. Quello che non immagini è che il giorno dopo quello stesso signore dica la stessa cosa sulla prima pagina di tutti i quotidiani, e che nessuno abbia nulla da obiettare. D’altra parte è il padrone, pardon il manager. E tu sei un operaio, dovresti sentirti un pò chiamato in causa quando, dopo che ti avranno chiuso la fabbrica, lo stato ti pagherà la cassa integrazione. Allora secondo i giornali e chi comanda in Italia il garantito sarai tu, mentre il padrone, pardon il manager rischia in proprio. Poverino.

Messaggi

  • La cosa che più dovrebbe scandalizzare non è il fatto che la Fiat abbia preso e prenda soldi dallo stato, ma il fatto che buona parte di questi soldi non vengano investiti !!

    Giorni fa Marchionne mentre annunciava perdite per 800 milioni, erogava 237 milioni di dividendi agli azionisti, senza nessuno abbia obiettato niente o avuto qualcosa da ridire !!

    Il PD ed i sindacati o sono sordi e ciechi oppure sono anche loro al soldo della Fiat !!

    MaxVinella