Home > paradossi europei e italiani
Il liberismo ha fallito e ci getta in una crisi profonda che nessuno sa risolvere. Bush, il rappresentante maggiore, è stato duramente sconfitto. Eppure tra poco dovremmo votare per un parlamento UE privo di poteri e per una cricca di burocrati bancari auto-eletti che governerà l’Europa senza democrazia, imponendo quegli stessi principi liberisti che sono falliti su piano mondiale Ma nessun partito italiano solleva la gravissima questione e nessun partito sconfessa i burocrati europei che comandano la privatizzazione di acqua,scuola, sanità.. cioè quei criteri liberisti fallimentari che ovunque siano stati applicati hanno portato alla rovina.
Tutti i nostri politici invece sono totalmente intenti a non far passare le soglie elettorali alte, per non perdere i lauti contributi elettorali degli eletti. Insomma il problema dei problemi non è difendere il nostro paese dalle privatizzazioni selvagge per non ridurlo al livello dell’Argentina, ma difendere i loro emolumenti. Paradosso nel paradosso: il Trattato di Lisbona sancisce, peggiorandola, la Costituzione europea già rifiutata da alcuni paesi, che passa solo perché il Trattato non è suscettibile di voto popolare, dunque "sopra" la testa dei popoli; malgrado ciò, i nostri vergognosi partiti lo hanno applaudito con ovazione unanime; eppure alcuni di essi criticano la distruzione della scuola italiana fatta dalla Gelmini. Qual’è la coerenza?
Il Trattato Europeo impone la distruzione del welfare e la privatizzazione dello Stato, o sei a favore come la dx, o sei contro, come dovrebbe fare la sx; i nostri riescono a fare entrambe le cose, aderire al Trattato ma respingere la privatizzazione della scuola. Assurdo! Scommettiamo che nella propaganda elettorale nessuno parlerà di questo? E tutti fingeranno che in UE ci sia un parlamento dotato di poteri e nessuno dirà che votiamo per un gruppo solo consultivo ma non certo per la Bce o per le multinazionali che avranno il potere effettivo?
Oggi sono tutti a congratularsi per la vittoria di Obama. Nessuno di loro nota che la scuola è stato il primo punto che egli intende migliorare. Nessuno in Europa si ravvede contro la prevista riduzione della scuola a merce, e poi della sanità a merce e di tutto il resto a merce.
Nessuno in Italia contesta i capisaldi del governo europeo che sono e restano improntati a un feroce neoliberismo.
Difendere in Italia dei valori che sono calpestati in Europa dovrebbe essere la prima contraddizione da sanare per un politico di sinistra. Ma farlo da parte di un parlamento che il Trattato di Lisbona priva tutti i poteri è come pretendere di vincere una corsa accettando di partire senza gambe. Eppure sono stati tutti concordi nell’accettare che le loro gambe fossero tagliate.
E ora andremo in una Europa dove il principio fondamentale è il cinismo di quelle banche e di quelle corporazoni di cui misuriamo l’immane distruttività nell’odierna crisi finanziaria, una Europa dove il primo punto non sono i diritti dei popoli ma i guadagni degli speculatori, e dove il primo strumento non è la democrazia ma l’imposizione plutocratica, una Europa dove centrale non è l’essere umano ma il lucro e che per questo lucro "ordina" che siano ridotti a merce tutti i servizi fondamentali a partire dalla scuola.
Ma che logica ha tutto questo?
Quando in USA presentano un candidato sanno che vincono meglio se è un uomo nuovo.
E’ facile entusiasmarsi per uomini nuovi di cui si sentono solo le promesse.
Ma i nostri politici italiani sono una casta chiusa e gelosa e difendono solo lo spirito di casta e il feudo personale, si cooptano l’un l’altro ferocemente e hanno il terrore degli uomini nuovi, la democrazia è il loro comune nemico e l’innovazione la loro comune avversaria.
Pretendono di imporci sempre e solo se stessi, con prorgammi che diventano sempre più retrogradi e vecchi quando non siano totalmente rinnegati dopo il voto, negando il diritto dell’elettore alle preferenze e trattenendo il potere anche contro il diritto elettorale (vedi D’Alema) di scegliere dopo i fallimenti.
Essi vorrebbero che noi ci entusiasmiamo per uomini che ci hanno già amareggiato con i loro fallimenti (Prodi o Berlusconi o D’Alema o Veltroni).
E persino che decidiamo di votare per l’uno o per l’altro secondo opzioni praticamente simili, che si sovrappongono quando si tratta di difendere i ’loro’ abusi e privilegi, ma non presentano differenze sostanziali quando si tratta di difendere i ’nostri’ valori e diritti.
A quel punto non appaiono un partito contro l’altro, ma una casta contro di noi.
Con queste premesse, è più che logico che la passione politica si accenda negli USA ma si deprima tristamente in Italia.