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parole sprezzanti da avventuriero

Publie le domenica 25 gennaio 2009 par Open-Publishing
3 commenti

ho sentito uno scampolo del discorso della scissione di Vendola. E’ stato sprezzante verso ferrero che per me è mille volte migliore di lui.
Personaggio lugubre, autore delle privatizzazioni più discutibili, di stipendi favolosi per la nomenclatura politica, insensibile ai temi della laicità dello Stato e spesso in preda a raptus clericali come quando si esaltò alla morte di Voitila ed a momenti gli dedicava la città.

Io non sono comunista ma penso che la scissione serva a raggiungere le comode sponde del moderatismo italiano magari assieme ad altri che hanno la puzza sotto il naso. Bertinotti nel suo immenso ego non poteva sopportare di non controllare il Partito attraverso la sua nomenclatura.

Farò di tutto per aiutare il gruppo dirigente di rifondazione e dei comunisti italiani.

E’ quanto resta alla classe operaia italiana dopo l’imbriacatura di tanti.Classe operaia che non è termine desueta. Esiste. Come venti anni fa ci sono sempre oltre ventimilioni di lavoratori magari più poveri e con meno diritti anche per responsabilità di un pezzo grande della sinistra e della CGIL:

Messaggi

  • Caro Pietro anche io ho letto l’intervento di Nichi Vendola e a dire il vero non vi ho trovato parole sprezzanti, ma una lucida analisi del nostro tempo.
    A tal proposito ti invio uno stralcio molto significativo e nel quale io (ma siamo in tanti compagni e compagne a farlo) mi riconosco pienamente.
    A me come a tanti compagni e compagne, nell’aderire al nuovo progetto politico "Rifondazione per la Sinistra" non verrà in tasca nulla, ne soldi ne cariche ne ruoli di prestigio di nessun tipo, siamo pronti a lavorare come abbiamo fatto (almeno per me è così) per buona parte della nostra vita tra la gente, nei movimenti e nelle lotte. Continuerete a chiamarci traditori, moderati, opportunisti, amici della borghesia, borghesi ecc.....ma continuerete a non vedere nulla con i vostri occhi offuscati da dogmi e settarismo.

    Bè...mandateci pure nei "vostri" gulag a rieducarci...se ci riuscite.

    "....Rifondazione, che fin dall’inizio e fin dal suo stesso nome si era presentata ed era cresciuta come un cantiere di revisioni culturali e di innovazioni politiche. Siamo stati comunisti non per un bisogno di fedeltà al passato, ma per un bisogno di libertà del presente e del futuro. Siamo comunisti non per replicare, nei secoli dei secoli, una storia codificata, una liturgia monotona, una forma statica che contiene una verità rivelata: ma per liberarci dai fantasmi e dai feticci di un mondo che strumentalizza la vita, mercifica il lavoro, distrugge la socialità. Chi pensa che il comunismo sia una declamazione, un percorso provvidenziale che va solo ripulito dalle ombre dell’eclettismo e del revisionismo, chi lo custodisce come una reliquia e lo offre alla oscura modernità in cui viviamo come una talismano politico, chi lo annuncia come una fede e lo vende a buon prezzo come il pane da spezzare insieme per esorcizzare la paura della crisi: chi fa così merita certamente rispetto, ma agisce la politica come fuoriuscita dalla realtà e come rinuncia alla trasformazione dello stato delle cose. E noi che vogliamo emendarci dalla pratica dell’anatema e del disprezzo, oggi dobbiamo disarmare parole e sentimenti con cui attraversiamo la scena pubblica, anche per evitare che la nitidezza di una battaglia politico-culturale (quella contro il dogmatismo, il settarismo e il minoritarismo) possa essere confusa con una questione di risentimenti e di rendiconti interni al ceto separato della politica. Quel prototipo di comunismo settario e autocelebrativo è stato più volte sconfitto e ridotto alla più insignificante marginalità. Già al tempo delle “Tesi di Lione” e della lotta aspra al bordighismo, ma poi in tutta la titanica fatica dei “quaderni del carcere”, Gramsci restituisce un’immagine del comunismo aliena da qualsivoglia conformismo dogmatico: non una scolastica, non una precettistica, non un catechismo, insomma non un calco ideologico a cui piegare la realtà, ma una ricerca libera e gigantesca sulle radici storiche della sconfitta della rivoluzione in Occidente. Il comunismo come sviluppo di una domanda piuttosto che come reiterazione ossessiva di una risposta preconfezionata. Il comunismo come ricerca e movimento reale piuttosto che come farmacopea o invocazione dottrinaria."

    • ho perso non so come la lunga lettera di risposta che avevo scritto. Ti prego di scusare se involontariamente ho offeso sentimenti o sensibilità che vanno rispettate e tutelate. Immagino che avete sofferto una decisione traumatica.

      Questo per quanto riguarda i compagni,. Per il gruppo dirigente capeggiato da Bertinotti credo che si sia una componente di superbia, un rifiuto ad accettare un partito guidato da un gruppo di compagni diverso da quello che costituisce da anni la cerchia dell’ex Presidente della Camera.

      Naturalmente si tratta di un giudizio personale esterno. La storia è tragedia e poi farsa ha scritto non ricordo chi. Da Liverno e da palazzo Barbarini, due spartiacque dalla storia italiana, alle scissioni di ferrando, Angius Turci, Vendola, ed altri.......

      Ti prego di scusare ancora e di ritenermi rispettosissimo della tua scelta che comunque è una scelta ancorata al campo della sinistra socialista italiana.

    • Ho l’abitudine di autoanalizzarmi in continuazione e di sottopormi sempre a severo giudizio critico. In effetti ho sbagliato a definire "da avventuriero" le parole usate da Vendola nei confronti di Ferrero anche se le ho trovate estremamente sgradevoli e da un punto di vista "rivoluzionario" non è giusto
      sprezzare pubblicamente il segretario di un partito che si lascia. Indebolire con una critica personalistica la figura di ferrero porta acqua al nemico, un nemico che è molto attivo. Quando si lascia la postazione più a sinistra dello schieramento italiano, la più esposta all’odio della destra, non si attacca anche sul piano personale il suo leader.
      Ecco avrei dovuto scrivere "parole sprezzanti da Maramaldo".

      Pietro