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– pensioni: un maledetto imbroglio –
a cura di Paolo De Gregorio -21 luglio 2007
Quasi tutti i ragionamenti sentiti in questi giorni sul tema delle pensioni hanno un carattere ragionieristico e ci danno ad intendere che è possibile mettere insieme capra e cavoli, ossia l’aumento dell’età per andare in pensione e il futuro dei giovani.
Se invece si guarda il problema onestamente e si dissocia il bilancio dell’Inps dal futuro lavorativo dei giovani, il punto fermo che si può mettere è che l’aumento della età pensionabile lascia i vecchi a lavorare e i giovani a grattarsi.
Se la cosa ci ripugna e pensiamo che la gerontocrazia diffusa sia un male da correggere, ecco che un sistema pensionistico nuovo potrebbe essere profondamente riformatore. Non ingegneria finanziaria ma problema posto su basi etiche.
Il numero magico è 60. Chiunque svolga un lavoro dipendente deve lasciare, al compimento del sessantesimo anno, la sua attività, anche se magistrato o generale o giornalista, per legge e non per “libera scelta”. Può restare fuori solo il lavoro autonomo: artigiani, coltivatori diretti, commercianti, piccoli e grandi imprenditori, professionisti.
Il sistema non deve essere più contributivo, ma a carico della fiscalità generale che a sessanta anni mette a disposizione di tutti, dalla casalinga al disoccupato, al dipendente pubblico un ASSEGNO SOCIALE, personale non reversibile, di importo vicino a quello di una pensione media attuale (circa 750 euro mensili). Gli autonomi hanno diritto a tale assegno quando cessano l’attività.
Due coniugi o due conviventi, anche senza altri redditi potrebbero contare su una prospettiva di vita dignitosa
L’attuale quota di contribuzione delle aziende per le pensioni è di circa il 24% conteggiato sulla retribuzione lorda, rimarrebbe invariata, ma versata alla fiscalità generale.
La trattenuta ai fini pensionistici a carico del lavoratore è di circa il 9%, va eliminata e l’importo messo in busta paga per consentire la costituzione di una pensione integrativa.
Il nuovo sistema si applica ai nuovi iscritti. L’INPS rimane sia per gestire i diritti acquisiti che come ente erogatore dell’assegno sociale.
Il maggior vantaggio sarebbe quello di disinnescare il conflitto sociale tra generazioni, conflitto su cui oggi sta soffiando la destra per catturare il consenso dei giovani, imbrogliandoli, poiché, sia con la legge Maroni che con l’accordo governo-sindacati di Prodi, milioni di giovani restano a casa.
Questa riforma è possibile, a costo zero, anzi ridurrebbe passaggi burocratici e contenziosi, darebbe certezza di vita a tanti precari ed esclusi e, soprattutto, ci libererebbe dai “grandi vecchi” al potere.
Paolo De Gregorio
Messaggi
1. pensioni: un maledetto imbroglio, 24 luglio 2007, 11:29
E’ vero, è proprio uno stramaledetto imbroglio con cui si cerca di risanare i conti dello Stato attraverso provvedimenti vergognosamente asimmetrici, calando la scure su una delle categorie più deboli come quella dei pensionati e allegramente sorvolando sul fatto che il dissesto deriva da ben altre e ben più strutturali cause !! I giornali sono pieni di tabelle di raffronto con i sistemi pensionistici degli altri stati europei, ma non ho visto nessuna tabella da cui risulti che in Italia gli stipendi ed i salari sono mediamente inferiori che nel resto d’Europa, che la tassazione delle rendite finanziare è al 12,50 % mentre altrove e del 20%, che l’evasione fiscale ed i redditi esentasse derivanti da lavoro nero e da attività più o meno criminali risultano superiori di quattro volte la media europea etcc. !! Nessuno dice queste cose e si preferisce far passare i pensionati come una insaziabile piovra dai mille tentacoli che succhia senza sosta le magre risorse del Paese o come i capofila di un branco agitato da un bieco egoismo generazionale, che per comprarsi SUV, ville a Cortina e barche di 25 metri non esita a compromettere e sacrificare il futuro di figli e nipoti sull’altare del più sfrenato consumismo !!
MaxVinella
1. pensioni: un maledetto imbroglio, 25 luglio 2007, 08:11
WELFARE: CREMASCHI (FIOM), LAVORATORI DICANO NO
’Ora dobbiamo ottenere un risultato: respingere l’accordo su pensioni e
welfare tra i lavoratori’. A dirlo è il segretario nazionale della Fiom
Cgil, Giorgio Cremaschi, commentando il protocollo presentato ieri sera
dal
governo alla parti sociali: ’Sul mercato del lavoro e sugli
straordinari ci
sono autentiche, per usare le parole di Epifani nella relazione al
comitato
direttivo, ’porcherie’. Su tutte le altre questioni c’è una tendenza
complessiva al peggioramento delle condizioni sociali per i lavoratori.
Per
questo l’accordo va respinto e ricontrattato per ottenere risultati
migliori, questo anche a rischio che resti lo scalone di Maroni, perché
il
risultato complessivo è troppo dannoso per i lavoratori’.
24/07/2007
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