Home > per un piatto di lenticchie
L’italiano è come quel cittadino di Ceppaloni, che, avendo ricevuto un posto di lavoro come favore, difende chi glielo ha dato, ignorando che un paese che concede i posti di lavoro come favore è molto peggio di uno che li dà per competenza e capacità, perché il lavoro non è un favore, è un diritto. Per Costituzione.
Attraverso squilibri successivi, un paese può arrivare a vivere talmente male da convincersi che l’iniquità sia l’unico modo in cui poter vivere e sopravvivere. In tale sistema è fisiologico che gli iniqui tengano ben saldo il potere. Col plauso popolare.
Se un mezzo corrotto compete con un corrotto totale, vincerà sicuramente quest’ultimo perché più competente in materia.
Oltre un certo limite di bassezze consentite, la corruzione è l’unico sistema di governo possibile.
Si può combattere contro un nemico esterno. Si può combattere contro un tiranno. Si può combattere contro un’oligarchia viziosa. Ma non si può combattere contro un popolo che ha perso la propria coscienza o che non l’ha mai conquistata.
L’argomentazione che il proprio vantaggio personale sia preferibile al bene di tutti è sbagliata in partenza. La somma dei propri vantaggi personali, infatti, non ha mai condotto al bene comune ma al disastro generale.
Il precariato del lavoro e il clientelismo con voto di scambio si legano indissolubilmente. Se togli ad un uomo le garanzie del suo lavoro, avrai uno schiavo pronto a vendersi con riconoscenza.
Non c’è spettacolo più ripugnante del cittadino che rinnega i suoi diritti per accettare un guinzaglio da cane, leccando la mano di chi glielo ha messo.
Due sono i modi per una dittatura di imporsi: accentrare tutti i privilegi in un gruppo ristretto, dominare tutti gli altri con restrizioni o concessioni illecite. Infine c’è il modo tradizionale: corrompere più gente che si può usando la minaccia o l’interesse.
Quando un popolo ha perso la coscienza dei propri diritti, chiunque vada al potere è indifferente, sarà sempre un popolo schiavo. La libertà infatti non nasce dall’alto, ma dal basso.
C’è una corruzione attiva che consiste nel violare i diritti degli altri. C’è una corruzione passiva che consiste nel lasciarselo fare.
Quando un popolo cade molto in basso, la strada dell’abuso di potere è tutta in discesa.
In tutto l’arco della storia la massa ha preferito i barabba al Cristo, ecco perché i barabba sono molti e i cristi molto rari.
Quando il bene comune è gettato nella polvere, possiamo fare solo un esame di coscienza per vedere quanto vi abbiamo contribuito.
Il cittadino che difende un sopruso dicendo “Così fan tutti”, può stare a buon diritto accanto a chi aiutò i roghi dell’Inquisizione, i lager e i gulag.
La democrazia non è un bene che si riceve, è un bene che si fa.
Il peggio non è mai morto. Rinasce ogni mattina. Ma un giusto cittadino dovrebbe chiedersi ogni sera: “Cosa ho fatto oggi per far avanzare la civiltà? ”
Per far arrivare un paese al disastro nazionale basta convincere i cittadini che la domanda più importante sia: “Qual’è il mio vantaggio personale’?” I governanti non devono essere convinti su questo. Lo sono già.
Uno Stato dove il bene dei governanti sopravanza quello dei cittadini, e il bene di ogni fazione sopravanza quello generale, e il bene di ogni individuo sopravanza quello di tutti gli altri, uno Stato fondato sull’egoismo di ognuno e sulla sopraffazione che ognuno può fare su qualcun altro, non è uno Stato che può sopravvivere a lungo e francamente ci spaventa
La cosa che più ci intristisce non è la corruzione dei governanti. E’ la scomparsa dei giusti.
Quando i buoni governanti latitano, quando la corruzione dei cittadini è pari a quella di chi comanda, spariscono parimenti gli scienziati, gli artisti, i poeti, gli inventori.. come se la nebbia delle coscienze si portasse via anche l’ispirazione della mente. E’ allora che un paese tocca il livello più basso della sua storia.
Ho trovato oggi il cassonetto delle lattine, della carta, del vetro, ingombro di raccolta indifferenziata. Devono essere arrivate nuove famiglie che fanno quello che vogliono. Questo farà sì che in breve fare raccolta differenziata in questa strada non avrà più senso e torneremo al caos di prima. Ecco come la sciaguratezza di pochi rovina le buone intenzioni di molti.
Non esiste dittatura di uno che non si sia consolidata dall’egoismo di tutti.
Convincere la gente che il proprio vantaggio egoistico è il primo comandamento è un modo molto facile di perdizione. In fondo nasciamo naturalmente egoisti e diventiamo migliori solo raramente e con molta fatica.
Di fronte ad un Governo che cade dopo aver male operato e lascia il posto a un Governo perfino peggiore, i cittadini di ambedue le parti dovrebbero solo chiedersi: “In cosa abbiamo sbagliato?” Perché quando vince l’iniquità, perdono tutti, da qualunque parte essa stia.
Per quanto tu possa difendere il tuo posto di lavoro o il tuo vantaggio personale, ci sarà sempre un momento in cui ti imbatterai in un treno che non funziona, una banca che fallisce, un aeroporto nel caos, un chirurgo scelto per meriti politici, un cibo inquinato, un amministratore delinquente, un impiegato assenteista… e allora quali valori di efficienza andrai a ripescare quando sarai vittima delle disfunzioni di un sistema che è così anche grazie a te?
E’ triste, ma si può cementare la gente più con i favori illeciti che con i diritti legittimi.
Dove domina l’interesse, muore la responsabilità.
Se l’uomo perde il senso della responsabilità sociale e vive solo per il suo interesse personale diventa peggio di una bestia, perché l’animale ha un istinto che lo porta comunque a salvare il gruppo fino a sacrificare se stesso, ma l’individuo che vive solo per se stesso rovinerà sicuramente il gruppo umano a cui appartiene.
L’assenza di etica rovina gli individui, come rovina gli Stati. Per questo chi rinnega ogni etica dovrebbe essere considerato un nemico sociale.
Un tempo c’erano nelle comunità dei saggi i cui discorsi erano guida morale per tutti gli altri.
Oggi ci sono nelle comunità dei magnati, i cui arricchimenti sono guida immorale per tutti gli altri.
Ricominciare da sé non sembra facile.
Il giusto che insorge si sente debole e solo.
Dovrebbe avere un coraggio che non ha.
Una fede che tutti gli distruggono.
Una fermezza che tutti gli deridono.
Non ha potere, non ha numeri, non ha soldi.
Ha solo un’idea.
E’ come pensare di spianare una montagna. Sembra un compito insormontabile.
Eppure il progresso del mondo è stato fatto da persone che si sono messe contro il male. Erano sole davanti a un problema immane. E non si sono perse d’animo. Hanno fatto un passo avanti. E hanno cominciato a lavorare.
Non c’è mai stato problema così insormontabile che una volontà decisa non lo abbia risolto.
E vero che il male risorge. Ma è vero anche che il bene ricomincia e non si dà mai per vinto.
Ed è vero anche che chi combatte per un valore di molti diventa invincibile di fronte a chi si dà da fare solo per un interesse di pochi. Il bene comune è alla fine un carburante molto più forte del bene particolare e dà all’uomo una forza che gli fa superare se stesso, grazie al fine che va oltre lui stesso.
Una “bella dittatura” è una contraddizione in termini. Una dittatura non è mai stata bella. Così come un delitto non è mai stato giusto. L’uomo non è nato per essere schiavo, ma per essere libero. E non esiste dittatura che possa rispettare la libertà. In una dittatura, come in un’oligarchia, sono liberi, cioè padroni, solo i pochi che comandano. Tutti gli altri soffrono. Per questo è stata creata la democrazia. Peccato che a tutt’oggi, nella maggior parte degli stati “democratici”, sia rimasta una parola solo estetica, che ha coperto molti delitti.
La più feroce contraddizione delle democrazie moderne è di fondarsi solo sul voto ma di averlo talmente snaturato da farne uno strumento del potere peggiore.
Hanno reso il lavoro precario. Hanno reso la vita precaria. Hanno reso l’uomo precario.
In questa precaria democrazia, l’unica cosa non precaria è l’arroganza di chi governa.
Un ultrasettantenne messo in crisi da un altro ultrasettantenne, con la defezione di altri ultrasettantenni. Ottimo modo per celebrare una Repubblica sessantenne. Viva la Repubblica geriatrica!
Penso con terrore a chi difenderà la Repubblica quando compirà i 70 anni!
Un paese dominato da vecchi che riesumano il peggio. Come dicono gli psicologi: più sei vecchio più perdi i ricordi recenti e ravvivi quelli antichi. Vuoi ricreare “i bei tempi”! Ormai sono arrivati al Medioevo. E i cittadini di Ceppaloni se ne vantano! Per non parlare di chi rivuole l’Inquisizione!
Do ragione alla Chiesa: non è il sole che sta al centro del sistema solare. E’ il potere!
Il nostro è un sistema cratocratico.
Spesso mi sbriglio in sogni impossibili. Le utopie sono nulla a confronto. Sogno il potere di fulminare chi non mi aggrada. Sto facendo un’ecatombe. Mi rallegro che Dio sia più prudente.
Insopportabili paradossi
C’e’ un potere legittimo e un potere illegittimo. Il paradosso è che il nostro voto democratico garantirà comunque la legittimità di un potere illegittimo.
Considerando che per legge di Stato Berlusconi non si sarebbe mai dovuto candidare, e considerando il modo con cui ha governato, rieleggerlo significherà sancire legalmente una illegalità.
Del resto, considerando come il centrosinistra ha costruito le liste elettorali e ha candidato allo stesso modo parenti, inetti o delinquenti alle amministrazioni locali o centrali, calpestando la sovranità popolare, e considerando il modo con cui ha governato, anche votare per il centrosinistra sancirà legalmente una illegalità.
Comunque la giriamo la democrazia sarà il sostegno di un abuso.
A comprova che le parole non bastano a creare il diritto. E neanche le leggi, quando sono fatte da iniqui.
Ma ritirarsi dalla democrazia non ha mai migliorato alcunché.
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Messaggi
1. per un piatto di lenticchie, 25 gennaio 2008, 15:02
la madre di tutte le nefandezze? LA DELEGA! Ed i suoi surrugati referendari-firmatari... plebiscitari in fin dei conti. A
2. per un piatto di lenticchie, 25 gennaio 2008, 17:39
Condivido quello che scrivi Viviana. Perché non lo riposti rendendolo leggermente più breve ed eliminando qualche ripetizione? Mi piacerebbe diffonderlo ampiamente se tu potessi accorciarlo un po’
ciao e complimenti
1. per un piatto di lenticchie, 25 gennaio 2008, 18:32, di viviana
Io quel che scrivo lo scrivo in fretta, poi me lo dimentico. Fai tu quel che ti pare, accorcia, elimina le ripetizioni, vai libero (non quel Libero lì si intende! ma che idee che ha qualcuno!?)
viviana
3. per un piatto di lenticchie, 26 gennaio 2008, 09:56, di michele
E’ facile dire: "hai venduto il tuo voto per un piatto di lenticchie" ma quando quel piatto di lenticchie è tutto quello che hai?Quando un giovane si laurea con 110 e lode , fa mille domande e duecento concorsi senza approdare a nulla perchè non hai la maledetta raccomandazione ed intanto vedi tuoi coetanei, magari gli stessi con cui hai studiato e meno capaci di te, andare avanti perchè l’hanno trovata o sono parenti di....?Non pensate che un genitore si disperi e sia disposto a tutto, anche a votare il diavolo, se vede il proprio figlio/a delle cui capacità non dubita a 35 anni ancora senza il fatidico "posto"(meglio ancora se pubblico)? Allora non stupiamoci se certi personaggi arrivano al Parlamento e preoccupiamoci invece dei concorsi pubblici truccati che sono il vero serbatoio elettorale di certi indegni personaggi che sfruttano la disperazione di tanti giovani del sud.A proposito a me le lenticchie piacciono molto.
Michele