Home > prostituzione, che fare

prostituzione, che fare

Publie le giovedì 6 settembre 2007 par Open-Publishing

  prostituzione, che fare -
a cura di Paolo De Gregorio – 6 settembre 2007

Ciò che leggo in tema di prostituzione mi fa rabbrividire per la approssimazione e per le potenti dosi di catto-comunismo, di ridicola sociologia, di moralismo, che parlano di denunciare i clienti, che bisogna cambiare cultura, che la prostituzione è un lavoro e le addette devono pagare le tasse, che vuole che la prostituzione sia un reato, il ritorno dei casini, più poliziotti in giro e via farneticando.
Brevissimamente dirò cosa penso.
La prima è che la prostituzione è una realtà insopprimibile e che qualunque atto repressivo è destinato al fallimento, cosa che la senatrice Merlin, responsabile della legge omonima che vieta le case chiuse, non aveva assolutamente capito, visto che il suo obiettivo (infantile) era quello di far scomparire la prostituzione.
La seconda è mettere in chiaro che la prostituzione NON è un lavoro, e chi lo sostiene dovrebbe tentare di convincere di ciò (a proprio rischio e pericolo) un operaio di fonderia durante l’esercizio delle sue funzioni, e magari alla fine del mese quando il salario è già finito.
Si dovrebbe uscire dalla ipocrisia distillata ogni giorno da una soffocante e indecente, per uno stato laico, egemonia culturale cattolica, e dichiarare legale la prostituzione con solo poche regole da far rispettare TASSATIVAMENTE: che questa attività sia svolta in appartamenti affittati o comprati a tale scopo, che l’età minima delle prostitute sia 18 anni, che non vi sia una concentrazione di attività con un massimo di quattro associate, che queste persone siano obbligate a svolgere ogni mese un test su Aids e malattie veneree da esibire a un eventuale controllo di polizia.
L’attività di ogni persona malata deve essere fermata fino alla guarigione.
Soltanto in queste condizioni legali, e senza nessuna pretesa tributaria per l’attività della prostituzione, si può pensare a provvedimenti di arresto per chi pratica la prostituzione per la strada o in casa clandestinamente e senza controlli sanitari.
I vantaggi possibili: anzitutto una quantificazione del fenomeno, un prevedibile calo di spesa sanitaria, la fine della occupazione di interi quartieri dove la gente non può uscire la sera, il contenimento del fenomeno dei “protettori”, la possibilità di legiferare con durezza per i trasgressori perché non vi è alcun intendimento vessatorio né tributario ma si vogliono solo regole valide per la salute e la sicurezza di tutti.
Per far dispetto ai preti e per la “par condicio” tra i sessi, auspicherei la attività di prostituti uomini, per la gioia di arzille cinquantenni a secco per i problemi prostatici del partner.
Paolo De Gregorio