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razzismo bipartisan

Publie le giovedì 1 febbraio 2007 par Open-Publishing
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“razzisti bipartisan”
a cura di Paolo De Gregorio – 30 gennaio 2007

Si lamenta Giorgio Bocca, sull’ultimo numero dell’Espresso, perché le sei o sette badanti straniere che ha cambiato in questi anni hanno sempre cotto il bollito al punto sbagliato e rimpiange il tempo in cui le buone cuoche e i buoni camerieri amavano i padroni, rendevano un buon servizio e in breve si sentivano parte della famiglia.
E prosegue: gli immigrati ci fanno comodo ma non si integrano, in cucina come nella vita sociale, e sognano di tornare a casa arricchiti. Ecco perché non amiamo questa umanità forestiera.
Ragionamenti che potresti trovare in bocca ad un leghista o a esponenti della borghesia, ma oggi estesi ai molti intellettuali e professionisti, o politicanti di sinistra, uomini e donne che si avvalgono del lavoro dei nuovi schiavi.
Dovrebbe saltare agli occhi un fatto preciso, che quando esiste la possibilità economica di liberarsi di lavori faticosi, ripetitivi, frustranti, e affidarli ad altri, anche se appartieni ideologicamente alla sinistra o al femminismo, la sindrome che scatta è quella del padrone, delle pretese, del rendimento, della insensibilità per lo squallore della vita di queste persone, e la differenza di classe, che in teoria non si accetta, c’è e si vede bene.
So bene di scandalizzare i marxisti ortodossi, ma le classi sociali che oggi mi appaiono più vere e sempre più lontane l’una dall’altra, corrispondono da una parte al blocco sociale dei datori di lavoro, dei professionisti, dei giornalisti, dei commercianti e di tutti coloro che svolgono un lavoro autonomo in cui devono far funzionare il cervello, la creatività, la competizione, la furbizia e quant’altro, che poi sono quelli che leggono libri e giornali, si muovono nel mondo, sanno usare lingue e tecnologie, e dall’altra parte la massa dei salariati a cui si chiede solo di eseguire lavori ripetitivi, a cui non si offre alcuna possibilità di carriera, a cui non si chiede di decidere nulla, condannando milioni di cervelli alla atrofizzazione e alla passività, con il denaro contato che non compra alcuna “libertà”.
Tra queste due “classi” fondamentali vi è una distanza sempre maggiore in termini di stili e qualità di vita e sembra che una sola abbia diritto a evolversi in senso darwiniano, mentre è evidente l’abbrutimento e il blocco cerebrale dell’altra.
Solo il comunismo, come idea e come speranza di un mondo diverso, determinò in molti salariati la spinta ad acculturarsi ed evolversi, ma una volta fallita la possibilità di un ordine economico diverso, i cervelli dei subordinati sono tornati all’ammasso, riempiti solo dalle idiozie della TV e del calcio.
La famosa “integrazione” che appartenenti alla 1° classe e preti invocano, e quasi sembra che non avvenga per cattiva volontà della 2° classe ad integrarsi, risulta essere una argomentazione odiosamente falsa, in quanto la distanza che vi è oggi tra la vita di chi sta nel gioco liberista e chi fa il servo e vive nelle periferie, è talmente grande ed impenetrabile che l’unico modo di manifestare la propria disperazione ed emarginazione sta nelle periodiche rivolte distruttive, dove si bruciano le auto e ci si scontra con la polizia, come ricordano i fatti di Londra e Parigi, dove tutto si risolve con la repressione, dato che non è previsto alcun mutamento nella struttura economica e sociale.
E ad acuire quello che presto diventerà “odio di classe”, abbiamo la pretesa di chiamare democrazia un assetto sociale in cui tutta le libertà, comprese quelle di curarsi e non andare in galera, tutta la sicurezza, stanno da una parte, mentre dai servi si pretende sempre più flessibilità, precariato, e si offrono tagli alla assistenza sanitaria e alle pensioni.
Verrà presto il momento in cui per molti questa prospettiva di vita apparirà insopportabile, a fronte delle piacevolezze e della ostentazione dei simboli della ricchezza della classe dominante, e già molti si affidano all’autodistruzione mediante droghe e alcool per farla finita, ma sicuramente presto circolerà molta gente vendicativa e molto pericolosa, che ritiene di non avere nulla da perdere.
Il capitalismo e il liberismo governano il mondo e sono responsabili di questa situazione, il consumismo e l’obbligo di espandere i mercati sono loro creature, e con la loro ideologia stanno creando sconquassi ad un equilibrio ecologico e climatico già compromessi, tutti gli scienziati non legati all’industria parlano di situazione quasi irreversibile, ma qui i nostri politicanti e i nostri industriali vogliono aumentare il PIL, conquistare mercati, vendere più macchine, estrarre e bruciare più petrolio.
La politica è asservita all’economia, che prende tutte le decisioni, se come me fai appello a diminuire drasticamente tutti i consumi, ecco lo spettro di milioni di disoccupati, meglio continuare così, correndo a testa bassa, sperando che gli scienziati abbiano torto e che la 2° classe non diventi rivoluzionaria.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • il pensiero dell’autore semplifica un po’ il problema , ma è esposto in modo così appassionato che non si può non essere d’accordo . La distruzione delle ideologie , l’appiattimento delle speranze, il rientro nel privato hanno provocato in effetti un sorgere di due entità che si possono chiamare, non in modo marxiano, classi ; la cosiddetta morte del comunismo , ma anche del socialismo nel senso in cui era inteso fra l’ottocento ed il novecento , è anche la morte della speranza in un’organizzazione della vita diversa e certamente migliore : vita che ora , per la cosiddetta classe dei salariati, è pura immagine virtuale , mentre la vita vera è una ripetizione di azioni nel lavoro e nel tempo libero che non danno felicità, un massificarsi bieco. Il problema è che in questo mondo bisogna muoversi ed agire , lavorare , fare politica , fare sindacato con obiettivi reali e possibili , ma con un entusiasmo che diminuisce in modo esponenziale

    Buster Brown