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– rifiuti: un consiglio a De Gennaro –
di Paolo De Gregorio -22 gennaio2008-
A Napoli, per far funzionare qualcosa ti devi inventare il metodo giusto. Se scegli la via istituzionale, ecco che migliaia di netturbini assunti dal Comune diventano una casta intoccabile, serbatoio di voti, inefficienza fino al punto di sfasciare le macchine che vanno a ritirare la mondezza per non andare al lavoro.
Sarebbe utile sapere quanto spende il Comune di Napoli per il servizio della nettezza urbana, stipendi, macchine, riparazioni, nafta, cassonetti, discariche, fino all’ultimo euro, e decidere di chiudere baracca e licenziare tutti.
In base al denaro disponibile, stabilire il prezzo a chilogrammo in raccolta differenziata da pagare a chiunque si organizzi con propri mezzi per conferire questo servizio. Se il prezzo fosse congruo, umido, carta, vetro, plastica, ferro, legno arriverebbero al sito di raccolta senza alcun dubbio e i napoletani diventerebbero più virtuosi dei bolzanini.
Tale sito dovrebbe essere gestito dalle industrie interessate al riciclo di questi materiali, il pagamento in contanti ogni volta che si lascia un carico, a chiunque, anche a casalinghe che si organizzano con la propria auto e i vicini di casa.
Quando ero ragazzo, nel mio quartiere, c’era un magazzino che comprava carta e cartone, lo pressava e poi lo portava alla industria. Alcune persone con tricicli a pedali passavano per le case e i negozi a ritirare carta e cartone e la sera lo portavano al magazzino ritirando i soldi. C’erano anche dei carretti a stanghe spinti a mano per il ritiro di bottiglie e stracci. Per le strade non c’erano né cassonetti, né sporcizia e i netturbini venivano a ritirare l’umido porta a porta con i sacchi in spalla. L’Unione Ciechi raccoglieva la carta da lasciare ogni mercoledì negli androni delle case.
La raccolta differenziata, impossibile secondo gli amministratori politici, già esisteva!
Paolo De Gregorio