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4 marzo 2009
STUPRI/GRUPPO EVERYONE: “TEORIE GENETICHE DELLE AUTORITA’ RICORDANO MANIFESTO RAZZISTA DEL ‘38”
Gli attivisti: “Il dossier che abbiamo presentato ad Autorità e Istituzioni italiane, romene ed europee ha contribuito all’assoluzione dei due romeni accusati dello stupro della Caffarella. Ora si riapra il caso Mailat”
È di oggi la conferma che non vi sarebbe alcun elemento a carico di Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz, i due romeni arrestati con l’accusa di aver stuprato una ragazzina di 14 anni al parco romano della Caffarella. Né il DNA sui mozziconi delle sigarette fumate dai violentatori né quello sui fazzolettini usati dopo l’aggressione corrisponde a quello dei due indagati; non sono compatibili inoltre i frammenti di DNA trovati sulle impronte rilevate sulle schede telefoniche, rimosse dagli stupratori dai telefonini delle due giovani vittime; non corrispondono infine l’identikit e le descrizioni degli stupratori rilasciate dalla vittima, secondo la quale gli aggressori avrebbero addirittura parlato italiano, con un leggero accento straniero. “Una tesi che avevamo già presentato il 20 febbraio scorso, data in cui” spiegano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, i leader del Gruppo per i Diritti Umani EveryOne, “avevamo inoltrato, con l’aiuto dei nostri consulenti ed esperti, a deputati e senatori italiani, nonché alle Autorità romene e ai membri della Commissione Ue e del Parlamento europeo, un dossier-inchiesta in cui smontavamo ogni singolo particolare dell’indagine operata dalla Squadra Mobile di Roma, che dimostrava l’estraneità ai fatti dei due romeni in custodia”.
“La cosa che ci spaventa” dichiarano Malini, Pegoraro e Picciau “è che le similitudini con gli anni delle leggi razziali sono ormai troppe: a partire dagli anni 1920 il Partito Nazional Socialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) iniziò una campagna razziale diretta a modificare nella percezione del popolo tedesco l’immagine degli ebrei, da esseri umani pacifici e religiosi in creature diaboliche e prive di valori morali. Ciò che sta di fatto avvenendo in Italia con i romeni” proseguono gli attivisti. “La stampa fu anche in quel periodo il veicolo principale di tale azione di discredito, e, per ottenere spazio mediatico, i nazisti attribuirono a persone di fede ebraica crimini particolarmente odiosi, attraverso macabre messinscene: aggressioni, infanticidi, delitti sanguinosi”.
Secondo l’articolo del Corriere della Sera on line di oggi, a firma Fiorenza Sarzanini, “La convinzione degli investigatori, ricavata grazie ad un esame accurato del cromosoma «Y» estratto dal Dna, è che bisogna ricominciare a cercare nella comunità romena. Attraverso l’analisi di questo particolare componente” si legge nell’articolo “si può infatti ricavare l’etnia del profilo genetico e in questo caso il risultato raggiunto conferma che la nazionalità è proprio quella”. Il Gruppo EveryOne a tal proposito sconfessa totalmente questa tesi. “Già 18 grandi scienziati della Stanford University, nomi tra i più importanti nel mondo accademico americano, ma fra tutti Luca Cavalli-Sforza, scienziato di fama mondiale per le sue ricerche sulla genetica delle popolazioni e sulle migrazioni umane,” specificano i leader di EveryOne “hanno dimostrato con un manifesto che l’idea secondo cui la variabilità genetica umana permetta di identificare le caratteristiche di razze ed etnie non ha alcuna base scientifica. E su questa stessa scia si è ribadito che i concetti di razza e di etnia hanno una matrice esclusivamente socio-politica e che nell’albero genealogico di un individuo le informazioni genetiche ci dicono poco se non sono accompagnate da altre di tipo culturale, affettivo, comportamentale. Un manifesto per molti versi” continua EveryOne “simile a quello degli scienziati antirazzisti presentato nel 2008 dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini e dal genetista Marcello Buiatti, nonché da scienziati quali Rita Levi Montalcini, genetisti, psichiatri, etologi e antropologi di fama mondiale, che conferma che, alla luce delle conoscenze scientifiche attuali, il termine razza non ha alcun senso legato alla genetica. Pertanto” concludono dall’organizzazione internazionale per i Diritti Umani “l’affermazione riportata nell’articolo del Corriere della Sera non ha alcun fondamento scientifico. Le dichiarazioni rese dagli inquirenti alla giornalista ci pongono di fronte a un ritorno in Italia delle teorie contenute nel manifesto razzista del 1938, promulgato dal nazi-fascismo”.
Il Gruppo EveryOne fa sapere infine che chiederà presto, anche attraverso i propri consulenti legali internazionali, la riapertura del caso Romulus Mailat, anch’esso contornato di dubbi e ombre inquietanti mai chiariti dalle Autorità italiane, a partire dagli esiti degli esami del DNA, obbligatori in presenza di tracce ematiche, ma inspiegabilmente scomparsi dal novero delle prove a carico del romeno, condannato di fatto in base alla testimonianza resa da una persona sofferente di gravi turbe psichiche.
Dossier sui due romeni inquisiti visualizzabile al link:
(http://www.everyonegroup.com/it/EveryOne/MainPage/Entries/2009/2/27_Stupro_Caffarella._Caso_grave_ed_emblematico_di_giustizia_razziale.html)
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
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