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La grande gara del permesso di soggiorno

Publie le venerdì 3 marzo 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Lavoro - Disoccupazione Discriminazione I "senza" - immigrati

In tempo di presunte guerre di civiltà, con la prevista concessione annuale contingentata di permessi di soggiorno ai lavoratori stranieri, l’Italia sta conducendo una sua piccola ma emblematica battaglia di inciviltà.

I flussi annuali

Nel nostro paese, i flussi annuali di nuovi permessi di soggiorno per motivi di lavoro sono stabiliti sulla base di un qualche incomprensibile calcolo che ben poco ha a che vedere con le esigenze del mercato del lavoro italiano e molto di più con le pulsioni xenofobe di settori della maggioranza politica e di parte della popolazione.

In teoria, comunque, pochi o tanti che siano, i permessi di soggiorno per motivi di lavoro dovrebbero riguardare cittadini extracomunitari residenti all’estero, ai quali futuri datori di lavoro italiani, o legalmente stabiliti in Italia, propongono l’assunzione e quindi il trasferimento nel nostro paese. Naturalmente, tutti sanno che si tratta di una ridicola ipocrisia.

Sabato 18 febbraio, il giorno in cui gli oltre seimila uffici postali preposti hanno iniziato a consegnare i kit per la richiesta del permesso di soggiorno ai presunti "futuri datori di lavoro", centinaia di migliaia di extracomunitari, che già vivono e lavorano, più o meno irregolarmente, nel nostro paese, si sono precipitati a fare la fila per ritirarli. Come hanno scritto i giornali, di futuri datori di lavoro, nelle lunghe code, non c’era neanche l’ombra.

Sempre a quanto riferiscono le cronache, sono valse a ben poco le esortazioni delle forze dell’ordine a non precipitarsi tutti insieme agli uffici postali il primo giorno di consegna, in quanto i kit sarebbero rimasti in distribuzione per almeno un paio di settimane. In tutte le città, gli extracomunitari hanno comunque sopportato lunghe attese, fino a che i documenti disponibili, pare fossero un milione e cinquecentomila, non sono finiti. Il fatto che, nei giorni successivi, molti uffici postali non fossero stati riforniti di nuovi kit porta all’amara considerazione che, in fondo, conoscendo la burocrazia italiana, per "i futuri datori di lavoro" fare la fila il primo giorno di distribuzione non era poi una scelta così irrazionale.

Anzi, si è poi scoperto che la scelta poteva addirittura rivelarsi ultra razionale, e economicamente vantaggiosa, se, riuscendo a procurarsi qualche modulo in più, si fosse poi avviata una proficua attività di bagarinaggio. Si vedano al proposito le cronache sul Corriere della Sera del 26 febbraio: il prezzo di bagarinaggio dei kit nei giorni successivi si è incredibilmente attestato su svariate centinaia di euro.

Un fatidico timbro

Ma è la totale insensatezza tecnica del passo successivo e decisivo della procedura, la modalità di definizione della graduatoria per l’assegnazione dei permessi, a dover ora preoccupare. Infatti, con i documenti debitamente compilati, i "futuri datori di lavoro" devono aspettare che un decreto del Governo fissi la data di partenza della prossima "Grande gara di resistenza alle file per immigrati extracomunitari", con la quale l’Italia si propone di entrare nel Guinness dei primati...delle file. Sembra che i permessi di soggiorno verranno assegnati a coloro i cui "futuri datori di lavoro" consegneranno per primi la domanda in forma di assicurata accettata, alla data stabilita nel decreto, in uno degli uffici postali abilitati. All’americana, che suona più efficiente, il metodo per compilare la graduatoria di preferenza sarebbe quindi first come first serve.

Gli uffici postali italiani sono stati opportunamente dotati, all’uopo pare, di una straordinaria innovazione tecnica, ci informa sempre la stampa: un timbro minutario, con il quale sarà possibile allineare, al minuto, l’arrivo allo sportello dei partecipanti.

Il rischio del metodo prescelto è piuttosto chiaro. È facile prevedere che il giorno in cui sarà resa nota la data di consegna dei documenti alla posta, avrà inizio il bivacco davanti agli uffici postali dei "futuri datori di lavoro" o, più probabilmente, delle centinaia di migliaia di immigrati con la speranza del permesso di soggiorno. Potrebbe non essere un bel vedere.

È davvero necessario questo epilogo comico, e speriamo non tragico, di una vicenda economicamente e umanamente comunque deplorevole? Si può almeno evitare il bivacco e la gara per la consegna? Effettivamente, basterebbe dare disposizioni agli uffici postali di raccogliere tutte le domande e semplicemente numerarle. Poi un computer, innovazione del secolo scorso, crediamo successiva al timbro minutario, potrebbe estrarre a sorte i vincitori del permesso di soggiorno. In fondo, anche gli americani, sorteggiano i permessi. Fanno quella che chiamano una lottery.

Non diventeremmo un paese molto più civile solo grazie a un ultimo, meno irrazionale, passaggio: l’ipocrisia e l’insensatezza economica di tutta la questione resterebbe intatta, ma almeno eviteremmo molte sofferenze ai "futuri datori di lavoro". Non siamo specialisti della materia, e rileggendo quanto scritto ci viene quindi un dubbio: ma è possibile che le cose stiano davvero così? Speriamo che qualcuno ci smentisca...

www.lavoce.info

Messaggi

  • C’è di più!

    In queste settimane ho dato una mano ad un paio di "datori di lavoro" per la compilazione dei moduli, prima nella forma scaricabile via internet e poi in quella, ultramoderna, dei moduli a lettura ottica.

    A parte il fatto che ora sono stati dati tre moduli diversi a seconda del tipo di lavoro (quando bastava stamparne uno chiedendo di mettere una X all’interno della casella corretta, con un notevole risparmio di carta), mi aspettavo di ricopiare i dati del modulo vecchio in quello nuovo.

    Ma sbagliavo!

    Nel nuovo modulo compare una pagina riassuntiva in più, dove tra le altre cose l’ordine classico "Cognome-Nome" è subdolamente invertito, ma non basta.

    Hanno cambiato la tabella dei codici dello stato civile, cambiando la vecchia e intuitiva siglatura con un ordine ABCDE: così "Stato Libero" non è più "L" ma è "A", "Vedovo" non è "V" ma è "C", e così via.

    Un modo in più per fare selezione nel nome della legge ma contro qualsiasi etica e morale civile.

    Davide Roccati

  • In fila per un posto «regolare» in Italia

    Via al decreto flussi per gli immigrati. Distribuiti un milione e mezzo di kit, solo 170 mila avranno il permesso

    CINZIA GUBBINI

    Sarà pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale il decreto flussi per i lavoratori extracomunitari. Inizia così il conto alla rovescia per la corsa alle quote: sette giorni di tempo per iniziare a presentare i moduli a lettura ottica nei 6.244 uffici postali abilitati (l’elenco completo su http://www.poste.it). Quest’anno il ministero dell’interno si è messo una mano sulla coscienza e ha evitato il ripetersi dello scandalo dell’anno scorso, quando il decreto fu pubblicato a mezzanotte e il giorno dopo si presentarono agli uffici solo i ben informati. Con una nota diramata venerdì il Viminale ha fatto sapere che l’«ora x» è fissata per le 14,30 di martedì 14 marzo. Quel giorno, per chi intende accaparrarsi una quota il consiglio è scontato: mettersi in fila a tempo debito. I posti disponibili - nonostante quest’anno ne siano stati messi a disposizione 170 mila - sono pochi rispetto a quanti sono senza permesso di soggiorno. Perché che il decreto flussi sia nient’altro che una sanatoria mascherata è cosa nota. Kit e imbrogli. Per capire di che giro si sta parlando basti pensare che finora le Poste hanno distribuito un milione e mezzo di kit. Il primo giorno in molte città i moduli erano finiti dopo venti minuti. Oggi inizierà la distribuzione di altri 300 mila kit. L’azienda ha deciso di concentrarsi prevalentemente sugli uffici postali più grandi e su quelli che saranno abilitati a ricevere le richieste. Per questa partita, inoltre, ogni persona potrà ritirare un solo modulo, per evitare il traffico che si è scatenato in tutte le città italiane: gli introvabili moduli rivenduti anche a 250 euro.

    Ma non si tratta della sola speculazione messa in campo per l’occasione. Moltissime «associazioni fantasma» spuntate come funghi pretendono dai lavoratori o dai datori di lavoro un pagamento per aiutare a compilare i moduli (abbastanza complessi) che arriva anche a 150 euro, come denuncia il sito Meltingpot.org . Occhio, quindi, alle associazioni a cui ci si rivolge. Anche perché la corretta compilazione del modulo è caratteristica essenziale per sperare di vincere il «lotto dei flussi». Le richieste verranno lette attraverso particolari software e quelle compilate male finiranno in fondo alla fila. La regola principe rimane quella del «chi prima arriva meglio alloggia»: la graduatoria, cioè, verrà stabilita in base all’orario di inoltro della domanda. Cosa succederà nel caso due richieste perverranno con lo stesso orario stampigliato sulla busta? Il ministero del Welfare non lo ha ancora chiarito, ma si presume che funzionerà come l’anno scorso: il vecchio e caro metodo del sorteggio.

    Ultime notizie. Ma non è l’unico tassello mancante. Ad esempio: chi si metterà in fila il 14 marzo potrà presentare un numero illimitato di richieste? La domanda non è peregrina, e lo sanno tutte quelle persone che negli scorsi anni si sono trovati a fare le code dietro ai rappresentanti di fantomatiche «agenzie»» che avevano in mano decine e decine di moduli. Con il risultato di falsare irrimediabilmente le graduatorie. Dalle Poste fanno sapere che sono in corso valutazioni per decidere come regolarsi. Le informazioni dell’ultim’ora, d’altronde, sono frequenti: «Solo adesso ci hanno comunicato che i codici da inserire sulle buste non erano quelli della prima pagina del kit, ma quelli stampati sulla seconda. E si è venuto a sapere soltanto perché un prefetto di non so dove l’ha detto durante un’intervista in tv - spiega Chiara Dibello, che si occupa di sbrigare le pratiche per un ufficio della Cgil nella periferia romana - Ora bisognerà ricontattare tutti quelli che abbiamo assistito fino a oggi».

    La fiera del «diciamo». Nell’ufficio del sindacato in questi giorni sono passate centinaia di persone. Chi per chiedere informazioni, chi per farsi compilare il modulo. Costo: 10 euro per la tessera dell’ufficio stranieri che permette al lavoratore di usufruire dei servizi per un anno. In genere arrivano in coppia lo straniero «clandestino» e il datore di lavoro. Per il sindacato non è impresa facile: «Chiarisco subito che il nostro compito è tutelare il lavoratore», dice puntualmente Chiara ai padroni che cercano di capire come risparmiare sui contributi. Si tratta quasi sempre di persone che cercano di mettere in regola una badante o una colf. «Guardi, questa ragazza viene da me tre ore a settimana, ma tutti gli altri si rifiutano di regolarizzarla con i flussi», è il cruccio di una donna, peraltro impiegata dell’Inps. Sul suo modulo dichiarerà 25 ore di lavoro settimanale per 600 euro, poi all’uscita dice sottovoce «ci siamo messe d’accordo che i contributi li pagheremo a metà...».

    Spesso l’imbarazzo è palpabile: «Diciamo che io questa persona la conosco già, sì insomma, già lavora per me, però al nero, perché non ha il permesso di soggiorno...». Oppure: «Diciamo che questa persona lavorerà per me. Sì insomma, in realtà è un amico di mia moglie, però gli facciamo questo favore altrimenti non può entrare». Oppure: «Il passaporto è scaduto, diciamo che lo rinnoverà in Romania. Per la verità lo potrebbe rinnovare anche all’ambasciata qui a Roma, ma poi è valido?». Per il sindacato una bella fatica: da una parte si cerca di fare l’interesse dei lavoratori, che abbiano o meno il permesso di soggiorno. Dall’altro bisogna tapparsi le orecchie di fronte a certe affermazioni. L’obiettivo è far dichiarare almeno 25 ore di lavoro settimanali e impegnare il datore di lavoro a un contratto a tempo indeterminato che permetterà allo straniero di ottenere un permesso di soggiorno di due anni, in modo da metterlo al riparo dal ricatto del licenziamento e della conseguente perdita del documento. Facce scure quando Chiara spiega cosa succederà una volta consegnato il modulo: «Se rientrerà nei flussi, la contatterà lo Sportello unico della Prefettura. In media ci vogliono sei mesi». «E se non ci rientro?», chiede un utente. «Non lo saprà mai. Le domande sono sempre tante e non ci sono i soldi per avvertire tutti gli esclusi».

    7.3.06

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