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Un vento di follia ( che non riguarda solo Berluskoni)

Publie le mercoledì 12 aprile 2006 par Open-Publishing
8 commenti

Dazibao Keoma Elezioni politiche 2006

di Keoma

Chi segue i miei interventi su Bellaciao ed in altri luoghi sa benissimo che non sono mai stato affetto dall’ "ossessione di Berluskoni".

E sa pure che in alcune occasioni anche recenti, come nel caso delle fobie sull’inesistente "voto elettronico", sono intervenuto, prendendomi anche qualche insulto, contro l’espressione irrazionale di tale "ossessione" da parte di molti, e soprattutto di molte.

Adesso, pero’, rimango veramente basito dalla sostanziale indifferenza che registro rispetto alla gravissima situazione che si sta determinando in questi giorni di dopo-elezioni.

Berluskoni sta sostanzialmente rifiutando il risultato elettorale che lo ha visto, seppure di misura, sconfitto.

Ed oggi addirittura, dopo l’incontro con Ciampi, ha fatto sostanzialmente capire che non si accontenta, per accettare tale sconfitta, del risultato dei normali controlli sulle schede contestate che avvengono regolarmente dopo ogni elezione e che precedono la proclamazione ufficiale dei risultati, controlli peraltro gia’ in gran parte effettuati e che non avrebbero segnalato alcuna sostanziale anomalia.

Lui pretende di far controllare ( non si sa bene da chi) tutte le schede annullate, cosa che potrebbe avvenire soltanto dopo formali ricorsi - che nessuno ha presentato - e che sarebbe comunque questione che riguarderebbe la Giunta per le Elezioni del futuro Parlamento.

Che pero’, se il Parlamento non è nel frattempo proclamato, non esiste formalmente e non puo’ quindi effettuarli.

Di più, oggi ha pure detto testualemente che "il risultato DEVE cambiare" e avrebbe detto a Ciampi "Non vi siete ANCORA liberati di me".

Cose veramente al limite del pinochettismo e di una gravità inaudita.

Ebbene, non solo gli esponenti dell’ Unione, Rifondazione compresa, mantengono una calma olimpica - quasi si stesse parlando di quisquilie -, non solo Ciampi col suo allucinante formalismo finisce per diluire i tempi favorendo queste inquietanti manovre, ma addirittura in posti come Bellaciao, per quello che puo’ contare, si preferisce parlare d’ altro ....

Come ad esempio la dotta discussione sull’intervento di Pkrainer postato da Doriana che in altri tempi avrebbe sicuramente appassionato anche il sottoscritto ( che di Pkrainer è un grande estimatore ) ma che certo oggi mi sembra un disquisire se mangiare carne o pesce dentro un fortino assediato.

E non è certo questione di riconoscersi o meno nel centrosinistra, cosa che sicuramente - al di là dell’annunciato voto "strumentale" al Prc - non mi riguarda.

E non è nemmeno questione di essere astensionisti - cosa del tutto politicamente legittima - o "neutrali" rispetto ai due schieramenti politico/elettorali.

Qui, pur negli aspetti farseschi e cialtroneschi tipici del berlusconismo, è in corso un qualcosa che somiglia in qualche modo ad un golpe e non puo’ non riguardarci tutti.

E invece le uniche parole chiare sulla vicenda sono venute da un nemico storico, almeno mio personale, come Kossiga, che è l’unico che ha detto con chiarezza che Berluskoni si deve dimettere subito, che Ciampi deve immediatamente incaricare Prodi o comunque estromettere subito il Cavaliere ( magari formando per un paio di mesi un esecitivo di garanzia affidato a Scalfaro).

Ed è anche l’unico, sempre il "Kossiga boia" di quel lontano 1977, che ha detto chiaramente che, rimanendo per altri 2 mesi Berluskoni al governo, PUO’ VERAMENTE SUCCEDERE DI TUTTO !

E noi invece disquisiamo sulla "bellezza dell’instabilità" ......

Possibile che, proprio io che non ce l’ho avuta mai, sia oggi l’unico affetto, insieme a Kossiga poi (!), dalla "ossessione berlusconiana" ?

Keoma

Messaggi

  • by asd da Indymedia

    Il gioco, probabilmente ormai saltato, era però pesantissimo.

    Berlusca voleva tirarla per le lunghe per far eleggere dall’attuale parlamento il presidente della repubblica.

    Probabilmente per far eleggere se stesso, garantendosi cosi’ l’ immunità a vita ( non tanto per le vecchie vicende, ormai in via di prescrizione, quanto per le recentissime rivelazioni di Fiorani ).

    E soprattutto, ve lo immaginate il Berlusca presidente della repubblica che tipo di pressioni avrebbe potuto fare su un governo Prodi, rifiutando di firmare leggi e facendo esternazioni alla Kossiga ?

    Non è un caso che sia stato proprio il "picconatore" a scoprire per primo il gioco sporco di Berlusca.

    Poi, dalle dichiarazioni di Pisanu, di Larussa, di Cesa ed ovviamente dal rifiuto di Ciampi di firmare un "decreto" che pretendeva di cambiare ulteriormente la legge elettorale ad elezioni gia’ avvenute ( per l’aspetto dei controlli), e’ realistico che questo tentativo oggettivamente è saltato.

    Pero’ è anche altrettanto vero, come dice Keoma, che due mesi di "vuoto politico" così è oggettivamente pericoloso.

    E allora parlare in modo paranoico prima delle elezioni di un "voto elettronico" che nel senso letterale del termine non esisteva ( mentre esisteva uno scrutinio elettronico sperimentale che sembrerebbe non aver creato nessun tipo di problema) ed oggi, di fronte a qualcosa di veramente inquietante, preferire occuparsi del Nepal o fare gli "equidistanti" tra Berlusca e Prodi mi sembra veramente allucinante.

  • Il veleno del caimano
    di EDMONDO BERSELLI

    Ieri è tornato il Caimano. Il giorno prima era apparsa la Salamandra, l’essere che passa indenne attraverso le fiamme. Domani non si sa. Il premier Silvio Berlusconi è andato al Quirinale e ha incontrato il presidente della Repubblica. Dopo le elezioni, e soprattutto dopo un confronto elettorale condotto e finito allo spasimo, non era un incontro di routine. Così come non era di routine l’incontro che nella mattinata Carlo Azeglio Ciampi aveva avuto con Romano Prodi, il capo dell’Unione e prossimo a ricevere l’incarico di formare il nuovo governo.

    Al termine della conversazione con il capo dello Stato, durata un’ora e un quarto, Berlusconi ha realizzato uno dei suoi exploit mediatico-populisti. Con un assolo formidabile, ha rivelato di avere espresso al presidente della Repubblica i suoi dubbi sul risultato elettorale. E ha denunciato che ci sarebbero un milione e centomila schede sospette, che sono stati compiuti brogli "unidirezionali", e che insomma il centrosinistra avrebbe rubato la sua strettissima vittoria. Fuori dal Quirinale non ha espresso dubbi, bensì ha manifestato certezze: "Il risultato cambierà", ha affermato, e ai giornalisti ha mostrato il suo miglior sogghigno: "Credevate di esservi liberati di me?".

    Ciò che sta accadendo è grave. Il nostro paese non ha alle spalle una storia politica basata sul furto di voti. Il ministro dll’Interno, Giuseppe Pisanu, ha manifestato pubblicamente la sua soddisfazione per il modo in cui si sono svolte le operazioni elettorali. Il capo dello Stato si è compiaciuto per lo svolgimento "ordinato e regolare" dell’esercizio democratico. Soltanto Berlusconi ha di fatto impugnato l’esito del voto. Non si è preoccupato di mettere in estrema difficoltà la massima carica dello Stato, resa partecipe di un complotto mostruoso ordito dai nemici della libertà (e del Cavaliere). Seppure appoggiato assai tiepidamente dai suoi alleati, ha scatenato i suoi uomini in una battaglia virtuale che purtroppo può avere pessime conseguenze reali.

    Il milione e passa di schede della vergogna, evocate dalla fantasia pubblicitaria di Berlusconi, esistono soltanto come ultima arma di un uomo assediato che rifiuta la sconfitta. La legge nega la possibilità di un nuovo conteggio, e consente soltanto l’accertamento delle schede contestate. Si tratta di poco più di quarantamila schede, che ragionevolmente si dividono con una certa equità fra i due schieramenti, e che quindi non possono alterare il risultato del voto popolare. In ogni caso, come ha dichiarato Marco Follini, non è il caso di "soffiare sul fuoco", visto che "dal Viminale alle Corti d’appello e alla Cassazione ci sono istituzioni che garantiscono tutti".

    Preso atto di tutto questo, sarà bene che le magistrature preposte agli accertamenti concludano il loro lavoro prima possibile, per spazzare via ogni dubbio e sospetto. La democrazia italiana non può vivere sotto l’ombra di un risultato pasticciato. Ed è proprio questo che Berlusconi sta facendo: sta creando una delle sue realtà virtuali, un altro dei suoi "fattoidi", che scaraventa sulla situazione politica e civile italiana provocando fibrillazioni e inquietudine.
    La risposta di Romano Prodi dalla festa di Bologna, "deve andare a casa", è un esorcismo insufficiente. Se il Caimano ha deciso di avvelenare il periodo post-elettorale, occorrono risposte ferme in primo luogo dalle istituzioni. Dal ministro Pisanu, per esempio, che dovrebbe dare un contributo ulteriore alla serenità dell’opinione pubblica. Ma c’è un aspetto ulteriore che va considerato: il marketing da guerriglia civile che Berlusconi ha inaugurato, rischia di lasciare sull’Italia una macchia. Per salvare la sua leggenda di invincibilità, il premier non esita a rovesciare il banco, o a minacciare di farlo.

    Tuttavia non è proprio il caso che sull’Italia evoluta e disincantata del 2006 permanga un’ombra mitologica, per certi versi simile a quella del referendum costituzionale del 1946. Di fronte a un uomo che è incapace di perdere, che ha usato ogni strumento per avvelenare i pozzi, che ha cambiato la legge elettorale per impedire la vittoria degli "altri", i "comunisti", occorre che anche i suoi alleati, i più ragionevoli, i più corretti istituzionalmente, prendano posizione senza paure o esitazioni. Perdere le elezioni non è un dramma. Ma il Caimano sta trasformando una sconfitta politica in un evento sudamericano, ed è angosciante il pensiero della lunghissima transizione all’insediamento del nuovo governo. C’è qualcuno nella Casa delle libertà che voglia dare un contributo alla sicurezza psicologica e civile del paese? In caso contrario qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di avere consentito che una normale alternanza politica si stia trasformando nella battaglia disperata e finale di un uomo non abituato a lasciare la presa sulla "roba" che crede sua e solo sua.

    (13 aprile 2006) www.repubblica.it

    • PSICOBROGLI ELETTORALI

      A poche ore dalla chiusura delle urne, l’elettore di sinistra si è trovato precipitato dal ricatto dell’emergenza Berlusconi al ricatto dell’emergenza ingovernabilità. Nel corso del pomeriggio e della notte di lunedì, l’elettore di sinistra è stato indotto a credere che se prima doveva essere disposto ad accontentarsi di un governo borghese - purché senza Berlusconi -, ora doveva cominciare ad accettare la prospettiva di un governo come che sia - anche con Berlusconi -, purché venga assicurata la governabilità del Paese. La legge delle aspettative decrescenti (vedi news precedenti) ha colpito ancora una volta, e inesorabilmente.

      In Italia i brogli elettorali di tipo materiale hanno dei limiti precisi. Non è come negli Stati Uniti, dove non esiste nessuna anagrafe elettorale, e quindi i poteri locali hanno praticamente la possibilità di "fabbricare" il risultato elettorale desiderato. In Italia gli elettori sono ben identificati e catalogati, perciò si può manipolare qualcosa, si possono orientare tendenziosamente i dati man mano che escono, grazie ai software di conteggio dell’apparato informatico del Ministero degli Interni, ma poco più di questo. Dove, però, sono carenti i mezzi materiali, suppliscono gli illimitati mezzi della guerra psicologica, perciò è stato possibile far passare una vittoria elettorale del centrosinistra come una sconfitta.

      Dapprima si è fatta intravedere all’elettore di sinistra una vittoria in termini esagerati ed irrealistici, addirittura trionfali. Man mano gli si è fatta sgretolare questa vittoria sotto gli occhi, sino a prospettargli nella tarda serata una vittoria della destra, così che il povero elettore di sinistra è caduto nella più nera depressione. Martedì mattina molti elettori di sinistra si sono svegliati convinti di aver perso le elezioni.

      Che la maggior parte dell’opinione di sinistra abbia abboccato non è sorprendente. L’elettoralismo funziona soprattutto come un’ideologia astratta, che prescinde persino dai suoi reali meccanismi pratici.

      In realtà, rispetto alla situazione data, il centrosinistra ha ottenuto il massimo che poteva ottenere, stante l’attuale legge elettorale e la prospettiva di ingresso dei comunisti al governo. Dall’altra parte, Berlusconi, che ha raschiato anche il fondo del voto anticomunista e di compravendita, non è riuscito a superare la soglia del cinquanta per cento. Eppure lo sconfitto è stato fatto passare dai media come il vincitore morale delle elezioni.

      Oggi Berlusconi può usare il riconteggio delle schede nulle - peraltro già previsto dalla normativa in atto, e che sarebbe stato comunque attuato -, come un’arma di ricatto politico per premere i DS e la Margherita nel senso di un’ipotesi di governo megacentrista alla tedesca.

      Tutta questa manipolazione risulta possibile appunto perché l’elettoralismo costituisce un’ideologia astratta, che non mette in discussione lo scenario delle scelte a disposizione e la loro effettiva consistenza. In tal modo tutte le emergenze, anche le più pretestuose e fittizie, riscuotono sempre credito. L’elettore è perciò una vittima ideale della guerra psicologica del Dominio. Anzi, si può dire che sia proprio l’elettoralismo ad educarlo a diventarne vittima.

      13 aprile 2006

      www.comidad.org

    • Berluskoni è finito, i lestofanti dei suoi alleati, appena la cassazione dichiarerà leggittimo il risultato delle elezioni, dopo il controllo delle schede contestate, lo abbandoneranno, da bravi fasci quali sono. Rimarrà da solo, anzi con Bondi e forse Schifani, il quale in un giorno ha perso ben 2 padrini!! Che potrà fare? organizzare un colpo di stato? Occuperà il ministero degli interni? Con quale esercito? L’ unico esercito che possiede, allenato e addestrato è composto dai 30 giocatori del Milan, ma non mi sembra il caso visto che devono giocare in champions.... oppure potrebbe chiamare alle armi tutti i suoi elettori, composto da 60enni impelliciate, sfigati venditori porta a porta, manager rampanti addestrati da Mastrotta, il gabibbo e mike buongiorno, le veline di striscia, suo fratello Paolo (quello scemo!!), Emilio Fede, giovini volontari (come ai tempi della RSI) del grande fratello o sfidanti amici di Maria, il motore azzurro (quei simpaticoni studenti di scienze della comunicazione che pensano che con una cravatta abbinata alla camicia e con un paio di parole inglesi fighe, si diventa esperti in comunicazione, come il Silvio!!). Insomma la banda del caimano mi sembra un po’ triste ed inoffensiva, anzi penso che una volta fuggito il loro capo, bisognerà istituire un programma di recupero che li aiuti a uscire dall’ ipnosi. E poì vorrei proprio vedere se il Silvio va in televisione a reti unificate a lanciare un appello alle armi, quanti missionari di libertà scenderanno nelle strade? Chi ha votato Silivio si vergogna di dirlo e FA BENE!!

      gINO

  • Caro Keoma, Kossiga è sicuramente molto pratico dei meccanismi che possono portare ad un golpe e quello che va dicendo va preso sul serio. Secondo però Berluskoni, al di là dei suoi atteggiamenti naif e cialtroneschi, è un animale politico molto abile e sta mettendo in atto una ben efficace strategia per rientrare in gioco. Il disegno neocentrista che sta dietro l’ipotesi di Partito Democratico può offrire al Berluska un insperato spazio politico in cui dar vita ad un nuovo schieramento moderato dove far confluire il suo 20% di consensi elettorali e con la prospettiva di giocare all’interno di questo nuovo soggetto politico un ruolo tutt’altro che marginale. Scaricheranno Bossi, Fini e gli altri camerati meno presentabili e formeranno una compagine costituita dai centristi DS, dalla Margherita, dall’UDEUR, dall’UDC e dagli elementi moderati di Forza Italia con i seguenti ruoli : Rutelli leader della coalizione, Prodi Presidente del Consiglio, Berluska vicepresidente, Casini Presidente della Repubblica e la coppia D’Alema-Fassino per due ministeri chiave. Probabilmente prima di arrivare a questo ci sarà una fase preparatoria e transitoria caratterizzata anche da momenti di grande incertezza e tensione politica, che servirà però a giustificare l’esigenza di un governo di unità nazionale, con larghe intese e con la benedizione di Papa Ratzinger e della Confindustria. Spero di essere contraddetto dai fatti, ma a me questo sembra lo scenario più probabile.
    MaxVinella

  • 19:43 Pecoraro: "Berlusconi smetta proclami golpisti"

    "Berlusconi la smetta con i proclami golpisti, l’Italia non è la repubblica delle banane ma una democrazia matura in cui il popolo decide che deve governare". Così Alfonso Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, commenta la lettera di Silvio Berlusconi che domani sarà pubblicata sul Corriere della Sera.

    www.repubblica.it 14/4/06

    • L´exit strategy

      MASSIMO GIANNINI

      da Repubblica

      CON L´ELMETTO calato sulla testa, il Gran Combattente Silvio Berlusconi azzarda l´estrema difesa: «Resisteremo», dice al solito manipolo di fedelissimi azzurri che lo acclama davanti a Palazzo Grazioli. Contro tutto e contro tutti. Contro le cifre e contro i fatti. Lo Zelig di Arcore (secondo un´iconografia cara alla moglie Veronica) azzarda così l´ennesima metamorfosi. È sconfitto, ma tenta ugualmente di spacciarsi vincitore. E all´insegna di questa metamorfosi, il leader del centrodestra maneggia, adultera e strumentalizza a suo comodo offerte e proposte che gli arrivano dal centrosinistra.

      L´exit strategy
      A Massimo D´Alema che responsabilmente gli lancia un appello prima di tutto a riconoscere la sconfitta elettorale e la piena legittimità a governare di Prodi, e poi anche a ricostruire un dialogo tra i Poli e a cercare il massimo della convergenza possibili per la scelta del nuovo Capo dello Stato, il Cavaliere risponde con la consueta forzatura esegetica (che gli vale l´immediata controreplica dell´Unione) e con un´inconsueta disinvoltura politica (che gli costa l´infuriata rottura della Lega). Rilancia la formula stravagante del «compromesso storico berlusconiano»: un nuovo governo, che si basi su «un´intesa parziale, limitata nel tempo, per affrontare le scadenze istituzionali economiche ed internazionali del Paese». Cerca di infilare un cuneo sottile ma venefico tra lo stesso D´Alema (eternamente sospettato di ogni genere di compromessi bicamerali) e Prodi (pervicacemente contrario a qualunque forma di «intelligenza col nemico»).

      La Grande Coalizione nasce da una gigantesca manipolazione. «Si è di fronte a uno stallo, a una situazione nella quale, almeno sulla base del voto popolare, non ci sono né vincitori né vinti». Questo è l´assunto, palesemente falso e ormai negato anche dai numeri, dal quale parte Berlusconi per sviluppare la sua originalissima interpretazione delle «larghe intese». Quand´anche si ritenesse affascinante un esperimento di tipo tedesco (e questo giornale non lo considera non solo inopportuno, ma gravemente nefasto per le già magre prospettive dell´Italia bipolare) a frustrarlo non è la volontà delle persone, ma la realtà delle cose.

      È vero: il voto di lunedì scorso ci consegna due Italie divise e inconciliabili, persino sul piano geografico. È vero: Prodi guida un´alleanza eterogenea e anche irrisolta dal punto di vista culturale, nella quale chi è post o è anti finisce per non sapere troppo bene chi è, e riesce a definirsi solo in funzione di un passato e di un nemico (leggere, per credere, il saggio «Sinistra e destra» appena uscito dal Mulino). Ma è altrettanto vero che, dalle urne, e per quanto debole o deluso, un vincitore alla fine è uscito. Si chiama Romano Prodi. E per quanto nutrita ed eterogenea, quel vincitore una sua maggioranza parlamentare ce l´ha. Proprio come la ebbe lo stesso Cavaliere, con il suo Polo del buongoverno, nell´ormai lontano 1994, quando guidò il Paese con un solo voto di maggioranza a Palazzo Madama.

      Dunque il Prodi di oggi (esattamente come il Berlusconi di allora) ha il pieno e indiscutibile diritto-dovere di governare. Se lo è conquistato in una regolare competizione politica, nella quale il centrosinistra ha prevalso, sia pure di poche decine di migliaia di voti. E ha prevalso oltre tutto secondo le nuove norme di una riforma elettorale che il centrodestra aveva varato in corsa e ritagliato a misura sulle proprie esigenze e contro quelle degli avversari.

      Può darsi che il governo dell´Unione non avrà abbastanza filo da tessere. Può darsi che non arriverà al traguardo dei cinque anni. Ma non c´è una ragione al mondo per cui Prodi debba rinunciare in partenza, senza nemmeno raccogliere la sfida. Anzi, di ragione ce n´è una sola: sarebbe quella di rimettere in sella il Cavaliere. Non più solo per abbozzare insieme una road map per uscire dall´ingorgo delle prossime scadenze: le due Camere, il Quirinale, la riforma costituzionale, la Finanziaria. Nell´accezione distorta di Berlusconi, tutto questo dovrebbe avvenire non solo attraverso il contributo dell´opposizione di centrodestra, come sarebbe fisiologico in una sana democrazia dell´alternanza. Ma attraverso il suo pieno ingaggio dentro un «governissimo», di natura incerta ma inagibilità sicura.

      La delicatezza del quadro politico non solo autorizza, ma impone la ricerca di una riflessione, e magari anche di qualche collaborazione. La «Sublime Porta della Politica», come l´ha definita Giuliano Ferrara sul Foglio di ieri, è un´immagine suggestiva, e di per sé non sovversiva. Ma a condizione che non contempli lo stravolgimento della verità. Che non preveda, ancora una volta, l´inversione dei ruoli, il gioco degli specchi. Che non implichi alla fine un´altra trasfigurazione leaderistica del Cavaliere. Stavolta nell´indistinto neo-proporzionalista, lui che è stato il «maieuta» del bipolarismo maggioritario. Se questo è il tentativo, ogni cauta apertura al confronto da parte del centrosinistra, non per pasticciare inciuci indigeribili ma solo per impedire un´altra legislatura di conflitti irriducibili, sarà destinato a fallire. E invece di essere quello che è (un test di corresponsabilizzazione del centrodestra) rischierà di tramutarsi in un fattore di divisione dentro il centrosinistra.

      Da questo passaggio stretto l´Italia può uscire solo a un patto. Berlusconi, se ne è capace, deve compiere consapevolmente almeno un gesto utile alla democrazia popolare (che appartiene a tutti) e non più funzionale all´autocrazia populista (che riguarda solo lui). Deve convincersi a vestire i panni dello sconfitto. Con grande dignità, perché i numeri glielo consentono. Ma con onesta umiltà, perché le regole glielo impongono. Ogni minuto che ancora se ne va, in questo interregno sospeso dove il sovrano pretende di comandare senza avere più la corona, è un danno profondo arrecato al Paese, alle sue istituzioni, alle sue leggi, ai suoi interessi morali e materiali. Ogni minuto che ancora se ne va, in questa incognita terra di nessuno dove si alternano tentativi destabilizzanti e tentazioni consociative, è un cedimento ulteriore alla formidabile manipolazione semantica praticata dal premier.

      Si impone un´immediata assunzione di responsabilità. Prima di tutto da parte di Ciampi: per il presidente della Repubblica, dissolti gli ultimi dubbi di ordine costituzionale, conferire l´incarico al nuovo primo ministro nella prima «finestra» istituzionale utile (tra il 5 e il 10 maggio) è non più solo opportuno, ma addirittura doveroso. Poi anche da parte di Prodi: per il leader (e per il centrosinistra che lo sostiene) votare compattamente i presidenti di Camera e Senato e formare un governo coeso nello spazio ristretto ma prezioso di quella stessa «finestra» istituzionale è non solo consigliabile, ma addirittura irrinunciabile.

      Ogni caduta ha i suoi canoni, come insegnava l´avvocato Clamence di Albert Camus. Può essere drammatica o farsesca, dolorosa o serena. Purché resti caduta, e non travolga tutto e tutti in uno stesso destino, livido e senza ritorno. Alla vigilia del voto, tra i suoi più ascoltati consiglieri c´è chi aveva suggerito al Cavaliere una brillante exit strategy, etica ed estetica: «Fallire felicemente è il gioco più bello dell´esistenza». Ne prenda atto, una volta per tutte.

      http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=3461

    • Probabilmente ha ragione chi pone dubbi su brogli fatti proprio dal centrodestra, anche se c’entra poco la questione dello "scrutinio elettronico" che non ha dato significative differenze coi verbali ottenuti dal controllo cartaceo.

      E’ assai probabile invece che gli "impicci" riguardino proprio il cartaceo, come dice l’ex sondaggista di Berlusconi, Crespi, in una intervista a Liberazione.

      Ma a questo punto, oltre il fatto che la legge vigente affida questi controlli solo al futuro Parlamento, tirarla per le lunghe è cosa esclusivamente nell’interesse di Berlusconi e quindi non è proprio il caso di aiutarlo in questo senso.

      Qui, come diceva all’inizio Keoma riprendendo Kossiga, la situazione è veramente pericolosissima.

      Non tanto nel senso del rischio classico di "golpe" - cosa assai impraticabile nella situazione odierna - quanto di pesanti provocazioni che potrebbero avvenire in queste settimane di assurdo interregno.

      Penso all’uso di quell’arcipelago neofascista e neonazista che si è alleato con Berlusconi, penso a scadenze importanti come il 25 aprile e il primo maggio, penso alla situazione tutta particolare che si verra’ a creare a Roma per le comunali, soprattutto se, come sembra, Alemanno - che è un po’ il punto di riferimento di questo arcipelago nero - diventera’ candidato unico della destra contro Veltroni.

      Per non parlare poi delle regionali siciliane e della possibilita’ di intervento pesante di Cosa Nostra in quella situazione, ancora di più dopo l’arresto di quel Provenzano che dicono avesse bloccato la vecchia strategia terroristica della mafia siciliana.

      E ancora una volta penso, e mi rode il culo dirlo, che l’unico che ha parlato chiaro è Kossiga.

      Ciampi deve dare immediatamente dopo la proclamazione formale dei risultati l’incarico a Prodi e Berlusconi deve assolutamente esere messo nella condizione di non nuocere.

      Sul piano dei "movimenti" poi è veramente terrorizzante l’assoluta incapacita’ di dire qualcosa su questa situazione .....

      da Indymedia 15/4/06 a firma Asd