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Piccola storia ignobile

Publie le mercoledì 21 giugno 2006 par Open-Publishing
2 commenti

Dazibao Discriminazione Gennaro Carotenuto

di Gennaro Carotenuto

Cari amici, vi ringrazio per i molti messaggi ricevuti, ai quali ho difficoltà a rispondere personalmente. Vi sento vicini.

Ieri sono andato dal mio medico della mutua. Avevo quattro persone davanti e mi sono disposto a una discreta attesa. Poco dopo il mio ingresso nell’ambulatorio è entrata una ragazza (nera) con al collo un marsupio con un neonato (nero) di non più di tre mesi. La ragazza aveva dei fogli in mano, si è guardata intorno un po’ sconfortata dall’attesa prevista, poi in un discreto italiano e con molta cortesia ha chiesto alla signora più vicina alla porta dello studio: "signora, devo solo mostrare questi fogli al dottore, non è che mi fa la cortesia... ci vuole solo un minuto".

Non l’avesse mai fatto! Gli occhi della "signora", e delle altre tre persone che ci precedevano, ci hanno messo un secondo ad iniettarsi di sangue... "ecco appena sei entrata t’ho visto dalla faccia...". Dal colore della pelle, direi io. "Sì, sì, come tutti quelli come te -diceva il tipo seduto al mio fianco- volete sempre qualcosa". "Ci marciano, ci marciano, signora mia, questi ci marciano sempre". La prima, che si era nel frattempo messa in piedi e fare scudo alla porta dello studio ancora chiusa quasi inveiva: "Dice un minuto ma poi di sicuro ci mette mezz’ora a spese nostre". La guardava con aria di sfida e letteralmente digrignando i denti: "non ti faccio passare neanche morta".

La ragazza -che aveva dato del lei, mentre ovviamente i quattro le davano del tu- li guardava a occhi spalancati senza avere il coraggio di rispondere. Io all’inizio ero più stupito che indignato ma poi ha cominciato a bollirmi il sangue ed ho esercitato la nobile arte, ereditata da mia madre, di contare fino a 10. Mentre contavo i bravi italiani continuavano ad accanirsi con la ragazza, il tipo al mio fianco ce l’aveva con "questi, ai paesi loro c’hanno più soldi di noi (sic!) e vengono a prendersi pure i nostri, VI-CO-NO-SCI-A-MO" grida quasi sulla faccia della ragazza che stupita dalla vera esplosione di livore xenofobo dei quattro, fa tre passi indietro fino a quasi sparire dalla porta d’ingresso dell’ambulatorio e neanche osa insistere. I quattro, intanto si spalleggiavano rincarando la dose, "ci marciano... li conosciamo... non se ne può più...". Probabilmente i quattro non si conoscevano neanche, ma si erano abbondantemente riconosciuti... e fatti riconoscere.

A quel punto avevo già contato fino a 8 o a 9, poteva bastare, ho detto poche parole, che il solo supporre che una madre con un bambino di tre mesi potesse marciarci (marciarci sul bimbo, una delle donne ripeteva come un disco rotto "ci marcia, questa ci marcia") per chiedere di passare avanti era un pensiero vile ed un pregiudizio inaccettabile. Se la ragazza in modi del tutto urbani stava chiedendo una cortesia, era triste pensare che lo facesse con secondi fini. Evidentemente nel loro cervello massacrato dagli "allarme immigrazione", pensavano a chi chiede l’elemosina con i bambini. Altrettanto evidentemente, nel loro mondo, una persona di pelle nera non può chiedere una cortesia, ma solo l’elemosina. Se fosse stata bianca -ho concluso- si sarebbero scappellati per farla passare avanti, lei e il suo bambino, e che quindi erano dei razzisti e si dovevano vergognare. Punto.

La donnetta del "ci marcia, ci marcia", a quel punto scuoteva la testa e si portava due dita alla tempia per dire che ero matto, il tipo al mio fianco mi ha ringhiato che si capiva subito da che parte politica venivo (sic!) e quelli come me dovevano stare solo zitti. Amen. Non ho risposto più, mi sono scusato per loro con la ragazza -la donnetta rifaceva il gesto del matto- e ho detto alla ragazza che l’unica cosa che potevo fare era farla passare avanti a me. Ho fatto anche un complimento al bellissimo bambino, il primo che gli venisse fatto in quel luogo. Poi mi sono immerso per tutto il tempo delle quattro visite, un’oretta, nella lettura del Corriere della Sera che, nell’edizione di ieri, cercava di convincere i suoi lettori che il Messico fosse in sudamerica (sic!). Quando è stato il mio turno ho dovuto insistere con la ragazza, che si era sentita così a disagio da non sedersi nemmeno e restare sulla porta, perché mi passasse avanti. Ci ha messo giusto 30 secondi.

http://www.gennarocarotenuto.it

Messaggi

  • MI MERAVIGLIO PERCHE’ TI MERAVIGLI DI SIMILI COMPORTAMENTI,
    forse non te ne sei mai accorto prima ma le disuguaglianze tra nord e sud, e la parola terrone dovrebbe ricordarti che non è cosi lontano il pregiudizioo razzista gonfiato ad arte da quei personaggi che hanno incasinato l’italia e che sicuramente speravano di usare nuove squadre per garantire un nuovo ordine, un po’ come quello che vende l’ombrello se piove,dovresti pensare che il razzismo viene costruito a bella posta speculando sui bisogni degli esseri umani.
    L’egoismo di uomini e donne ,preoccupati solo dei loro interessi personali e quindi la mancanza di cultura e di istruzione sono i veri responsabili di questi episodi sempre più in pericoloso aumento.
    Spero, per davvero che ua nuova attenzione da parte di chi cerca di guidarci e soprattutto dalle forze sociali porti alla riscoperta di una morale di comportamento costruttiva e misurata.
    Ti diro’ che sono ancora più sconvolta dalle forme di abuso e sfruttamento che non trovano ancora soluzioni reali e le bambine o i bambini delle cosiddette razze dei poveri continuano a soffrire dell’egoismo di cui ho parlato prima.
    Il discorso e’ veramente lunghissimo, comunque complimenti per quanto hai detto e sottolineato in quel momento. CORDIALITA’ ELEONORA

  • mi sembra una storia un pò romanzata