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Le sfide della Sinistra Ds

Publie le venerdì 30 giugno 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Partiti

Appuntamento domani, a Roma, Teatro Quirino, per l’Assemblea nazionale. Il ruolo della Quercia e la prospettiva di una sinistra rinnovata al centro del dibattito

di Gianni Zagato*

Domani parlerà la sinistra Ds e l’attesa è forte. È forte perchè dopo la lunga tornata elettorale quella di domani è la prima vera occasione pubblica di incontro di dirigenti e militanti Ds di tutta Italia, non affidata alle interviste né alle domenicali cene riservate, per dire dei no e dei si. In modo ragionevole e chiaro, trasparente.

Chi ha messo al centro - ormai da un paio di anni e più - il tema della riorganizzazione di una parte del centro sinistra, facendo dipendere da ciò l’intero quadro politico nazionale, persino quello europeo e legandolo con filo doppio alla stessa prospettiva del nuovo governo, sente di trovarsi oggi dinanzi ad uno stallo. Sente - lo diciamo con rispetto e preoccupazione - di non sapere più esattamente né come andare avanti né come tornare indietro.

C’è uno stato di crescente confusione, alimentata da un profluvio di esternazioni pubbliche e insieme da una assenza vera di discussione politica, dentro prima di tutto gli organismi dirigenti dei partiti, ma anche nei soggetti e movimenti di quella “società civile” che dovrebbe costituire la spinta (per taluni la frusta) ai partiti medesimi nel condurci verso il partito democratico.

Così, pochi mesi dopo le primarie che hanno legittimato la leadership di Prodi per la guida del governo, si torna a ripetere - a partire dalla netta e meritata vittoria amministrativa dei sindaci di centro sinistra - il medesimo errore di analisi politica. Quello di pensare che il consenso a Prodi del 16 ottobre e quello a Chiamparino e Veltroni di pochi giorni fa, sia traducibile automaticamente nel consenso degli elettori al nuovo partito democratico che si vuole costruire. Non è così. Sono cose certo legate, ma sono anche cose diverse. E compito di un gruppo dirigente non è mai quello di intraprendere facili scorciatoie che poi conducono, come si vede, allo stallo di oggi.

A soffrire di questo stallo sono in questo momento prima di tutto i Ds. Quel patrimonio ancora esistente e diffuso di militanza e partecipazione, quella cosiddetta “base” così a lungo indagata, persino mitizzata ma comunque ancora lì, ancora viva, oggi sente che c’è il rischio di “perdere identità”. Cosa sono oggi i Ds? Questo è il nodo vero da porsi con serietà e con verità. Ed è anche una questione non più rinviabile. Per questo ci vuole il congresso politico del partito. E questo, prima di tutto, chiederemo domani nella nostra assemblea. Non solo perché il congresso è l’unica, vera, autentica procedura democratica praticata da quei partiti - e ce ne sono ancora se rivolgiamo lo sguardo in Europa - che godono di buona salute e di discreti consensi, non solo per fermare la catena dei fatti (e misfatti, come certe forzature realizzate nel territorio nella direzione del partito democratico contro ogni norma statutaria vigente) compiuti passo dopo passo ma anche e, forse, soprattutto perché ormai quella che è in gioco è l’identità e l’esistenza stessa dei Ds nella scena politica italiana ed europea.

C’è l’incertezza e la preoccupazione di una “base” che vive il processo verso il partito democratico senza passione né partecipazione, che si chiede “quale sia la linea vera del partito” e come emerga sempre di più tra i Ds e la Margherita un duplice problema, di “linguaggio” e di “valori”, come dire l’alfa e l’omega di un qualsiasi rapporto politico. E c’è, insieme, l’indeterminatezza del gruppo dirigente del partito non solo verso i tempi di marcia del nuovo soggetto, ma verso il tipo di rapporto politico che va praticato in questa fase con la Margherita.

I Ds sembrano vittime di una subalternità politica e di una prolungata cessione di sovranità verso la Margherita, quasi che quest’ultima finisca per mettere nel progetto del partito democratico le idee forza e il nucleo vero di classe dirigente e ai Ds tocchi semplicemente di consegnare in dote la loro rete organizzativa ancora consistente e poco più.
Per questa via, il nuovo partito democratico - se dovesse mai formarsi - produrrebbe, già dal suo inizio, un effetto politico che mai l’Italia ha conosciuto dal discorso di Stradella del 1875 ad oggi: la fine della rappresentanza di una sinistra autonoma, legata al socialismo in Europa.

Proprio mentre viviamo, dentro l’epoca di globalizzazione, gli effetti che può avere l’azione dell’Unione Europea nel campo economico, in quello dei diritti civili e sociali, ecco che in Italia si tenta di dare vita, come in una fusione fredda di un laboratorio sperimentale, ad un partito democratico che come suo primo atto recide il legame con l’Internazionale socialista e con il partito del socialismo europeo cioè con quella famiglia politica europea e mondiale che certo ha di fronte a sé ancora tanti nodi aperti, ma che continua ad esprimere il livello politico e organizzativo forse più avanzato di lotta e di azione sul terreno della giustizia sociale e della cittadinanza eguale.

Non si può fare la sinistra di un partito che nasce così, se davvero non si vuol finire per essere una sinistra innocua e folcloristica.

Il quotidiano cicaleccio sul partito democratico dovrebbe lasciare il posto - nella direzione di marcia degli stati maggiori - ai due obiettivi veri sentiti come tali dall’opinione pubblica del centro sinistra: l’unità politica dell’intera coalizione e una più forte qualità nell’azione del governo. Il giusto intreccio di questi due obiettivi costituisce la migliore riorganizzazione del campo del centro sinistra cui si può e si deve lavorare. Ds e Margherita debbono e possono collaborare dentro una coalizione ampia, ma a partire da una forte reciproca autonomia della loro azione politica, anziché procedere verso fusioni fredde che alimentano contrasti, sbiadiscono programmi, confondono identità e generano scontri di potere in ogni parte del territorio.

Noi mettiamo al centro l’autonomia e l’unità ma insieme anche il rinnovamento, della sinistra in Italia oggi. Diritti globali, equità sociale e laicità, sono i tre pilastri su cui si costruisce questa autonomia e questa unità.

È anche per noi una ricerca, una sfida, un impegno.

*coordinatore organizzativo Sinistra Ds

http://www.aprileonline.info/articolo.asp?ID=11170&numero=’194’

Messaggi

  • spero solo che non nasca un altro partito tra L’Ulivo e Rifondazione, non servirebbe a nessuno.
    Spero che si intraprenda un percorso che porti in brevissimo tempo alla costituzione di un nuovo partito-movimento di sinistra.
    La strada è stata aperta dalla Sinistra Europea, è quello il percorso.

    Claudio