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Il film completo dell’esecuzione di Saddam Hussein : Risveglio nell’inferno

Publie le martedì 2 gennaio 2007 par Open-Publishing
7 commenti

Dazibao Guerre-Conflitti Giustizia medio-oriente Giuliana Sgrena

di Giuliana Sgrena

Ecco le immagini dell’esecuzione di Saddam diffuse dai media. L’ex rais iracheno con il cappio al collo e poi avvolto in un sudario. La prova della sua morte. È stato mostrato come un trofeo, ma non fino in fondo. Per timore o per pudore? E come avrebbe potuto? Di fronte all’orrore del mondo, l’unico leader mondiale fautore e favorevole all’impiccagione dormiva. Difficile immaginare sonni tranquilli. Possibile che Bush abbia potuto scacciare gli incubi con i suoi sogni di gloria? Che finora si sono mostrati vacui? Il risveglio riporterà il presidente dentro la tragedia dell’Iraq.

Bush ha definito l’esecuzione di Saddam una pietra miliare nella costituzione della democrazia. Quale democrazia? Quella dell’occupazione, di Abu Ghraib, dei massacri quotidiani, dell’illegalità, dei rapimenti, degli stupri, dei delitti d’onore? O quella del processo a Saddam Hussein? Che ha violato qualsiasi standard minimo del diritto internazionale. Perché non si è voluto un tribunale internazionale come per Milosevic?

Gli Stati uniti hanno voluto decidere la sorte del «nemico» prima ancora di poter proclamare la propria vittoria sugli iracheni e soprattutto sopprimerlo prima che potesse rivelare le complicità dei vecchi amici e sostenitori, in primo luogo gli americani. Con l’esecuzione si è impedito che Saddam fosse processato per tutti i suoi crimini. La pena non è stato un atto di giustizia ma solo una vendetta che sta scatenando i peggiori sentimenti.

Paradossalmente l’unico atto di sobrietà di fronte alla morte è stato quello dell’ex dittatore che ha invitato gli iracheni a mantenere l’unità, che aveva imposto con la violenza e che ora altri stanno distruggendo con altrettanta violenza. Le vittime sono sempre iracheni. Per mandare sulla forca Saddam - per la morte di 143 sciiti - sono stati uccisi circa 600.000 iracheni. In nome di quale giustizia?

Il premier iracheno Maliki ha firmato la condanna a morte soddisfatto di avere una parte in commedia che libera gli sciiti di un feroce repressore e gli alleati iraniani di un temibile nemico, ma soprattutto offre una parvenza di vittoria ai fautori della guerra, al presidente Bush la cui uscita di scena si avvicina e che vuole rendere meno ignobile. Ma ormai negli Usa sono sempre meno a credere nella giusta scelta della guerra. L’effetto peggiore tuttavia si avrà in Iraq. Se gli sciiti hanno festeggiato, i kurdi sono rimasti con la bocca amara per non avere avuto giustizia e i sunniti, amici o meno di Saddam, aumenteranno la loro guerra all’occupazione. I terroristi, ancor più legittimati da tanto orrore, faranno il resto.

L’impiccagione di Saddam può fare di un dittatore un martire. Per quella resistenza che non ha ancora trovato un leader, Saddam può diventare un simbolo indelebile. Adesso che è morto e non può più commettere orrori chi potrà infrangere un mito? Non solo. L’esecuzione avvenuta il primo giorno dell’Aid al Adha, la festa del sacrificio, una delle più sacre dell’islam, in cui tutte le armi vengono deposte, darà alla morte dell’ex rais un forte valore simbolico.

La morte di Saddam - che per gli iracheni rappresentava ormai il passato - invece di cancellarlo dalla memoria lo riporterà sulla scena politica dando nuovo impulso alla resistenza e alla violenza. E Bush sarà sempre più solo.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/31-Dicembre-2006/art2.html

Messaggi

  • Esser grati al boia multimediale?

    di Vittorio Zambardino www.repubblica.it

    Martedì, 2 Gennaio 2007

    Dovremo ringraziare il farabutto che ha filmato Saddam che muore?

    Ora che il video girato con un telefono e finito su internet viene ripreso da tutto il mondo, immagini dove un paio di carnefici insultano un uomo che muore in nome dell’odio religioso, perché non ci scandalizziamo? Tecnicamente il videoclip telefonico di Baghdad è uguale a quello dei bulli di Torino. Anzi in questo caso è orrore “puro” quello che viene da Baghdad, dove in quel caso era una viltà di quartiere, un piccolo episodio, al confronto con l’esecuzione.

    In quei giorni, quelli del video dei bulli, e in questo blog, decine di persone hanno chiesto la censura per internet (i “filtri”) dopo il video di Torino, “perché non voglio che mio figlio veda queste cose”. Ecco, tuo figlio vedrà anche un tiranno pendere dalla sua forca, e un uomo che lo insulta mentre quello, come cantava De André, “dà calci al vento”. Quel video lo stanno “trovando” in tanti, sulla rete.

    La riposta, che viene dal buon senso e dalla conoscenza dei fatti, è che il video di Baghdad è cronaca di un possente fatto dei nostri giorni. Ha già fornito qualche buona chiave d’interpretazione (la guerra di religione, non civile, in corso in Iraq) per capire quella corda tesa con un uomo alla fine, ed entrerà negli archivi e nei libri di storia - anche nei documentari, vista la sua natura audiovisiva.

    E però, tecnicamente, non c’è nessuna differenza fra Torino e Baghdad. Perché questa volta non ci ribelliamo, perché non invochiamo “l’immagine raccapricciante” (una fattispecie del codice) e la censura, com’è successo in Italia quando a finire sulla rete, via telefono, erano le nostra bambine e i nostri bambini? Anche ministri e parlamentari di sinistra si sono spesi con quella parola, censura, in quei giorni.

    La morale dorme a capodanno, signori moralisti? O la sfida che viene dalle immagini della forca chiarisce per sempre l’inutilità di ogni polemica repressiva e censoria perché ci svela come stanno le cose?

    Fanno bene a tacere - facciamo bene a non vedere, tutti noi, la violenza devastante che c’è in quel video. Nonostante tutti sappiamo e immaginiamo che quelle immagini le vedranno tutti, grandi e piccini, orientali e occidentali, religiosi e laici. Ed è chiaro a tutti che non ci sono forbici di censore che ce ne possano salvare, nell’epoca del blob planetario, capillare, snack-television. E così il videoclip di Baghdad ci regala una nuova coscienza dei media.

    E’ vero: l’orrore, senza internet, ci raggiungerebbe meno, e noi non sapremmo che esiste. Vivremmo più tranquilli. E però… Se ci fosse stata internet, quanto in più e quanto prima avremmo saputo dello stupro etnico e dei massacri in Iugoslavia, per dire di una cosa vicina anche per chi ha 20 anni? E non parlateci di televisione: ai tempi di Srebrenica, gli operatori televisivi venivano ammazzati o fuggivano, e le immagini se arrivavano, passavano prima mille filtri e perplessità. L’immagine dell’orrore era difficile da ottenere e più di una regola ne frenava la completa diffusione.

    Oggi i grandi media “debbono” pubblicare, mandare in onda, altrimenti sono bucati dai siti internet, dai blog, da YouTube. “Debbono”, altrimenti vengono battuti sul loro terreno. Quindi devono veicolare, in parte, con cautela, con auto censura a volte, l’orrore. “Debbono” perché la fine di ogni esclusiva mette in luce il paradosso del “diritto ad essere traumatizzato” che è il fondamento del cittadino elettronico.

    Non è un caso che il termine più usato, da quando un sito internet è apparso al pubblico, sia quello di “esperienza”. Lo usano gli specialisti di marketing, lo usano quelli che i siti li disegnano: “consente una buona esperienza”, parlano così. Internet, molto più di ogni altro media, permette l’esperienza del reale e dell’altro, e anche del folle, dell’immaginario e del “male” che c’è nel mondo. Ma non è forse ogni media esperienza? A un padre che contesta il “rincoglionirsi con la televisione”, un figlio di una vignetta di Altan rispondeva: “Tutta invidia perché te ti sei dovuto rincoglionire con la radio”. Le generazioni dei media stentano a capire le successive. Per un paragone, un punto di contatto, chiediamoci cosa sarebbe stata la seconda guerra mondiale senza i cinegiornali, senza i soldati-operatori americani spenzolati fuori dagli aerei per riprendere ogni cosa, senza quella macchina da presa dell’Armata Rossa prima, poi degli angloamericani che filmarono i forni crematori? Cosa sapremmo, oggi, cosa avremmo “provato” oggi, se di quelle cose avessimo saputo subito, nei giorni del ‘45?

    Certo l’esperienza è anche alla base del fanatismo, della propaganda, dell’imbonimento, come ogni dittatore e ogni addetto di marketing sanno. Oggi però abbiamo un mezzo che salta ogni filtro, il mezzo della “nostra” esperienza, il mezzo che porta l’orrore nel cuore di ognuno di noi. Al padre che dice “non voglio che mio figlio veda queste cose”, l’unica risposta sensata è: tuo figlio vedrà, come te, quelle immagini, e crescerà con te. L’orrore lo farà persona, perché questo è il pane dell’informazione del nostro tempo. L’unica salvezza è in un’opinione pubblica che sappia sopportare l’orrore, vivendolo nella propria esperienza virtuale ed elimandolo da quella reale. La salvezza è vedere, non coprirsi gli occhi.

    Forse dovremmo ringraziare il farabutto che ha filmato la morte di Saddam.

    Il suo è uno spot contro la pena di morte.

  • NO; non doveva morire, troppo comodo finire in questo modo barbaro. Io sono un ITALIANO è per questo motivo, sono contro la pena di morte. Nessuno può uccidere così una persona. Il tiranno o come lo chiamano in tanti... carnefice, non doveva morire così!; non doveva morire.
    Al posto dell’impiccaggione, doveva essere condannato a vedere i filmati del SUO popolo, fatto uccidere in modo barbaro. Doveva vedere gli orrori che ha fatto per il resto dei suoi giorni, obbligandolo a fare qualsiasi mansione per il bene comune. La sera, prima di andare a dormire, se riusciva a dormire, doveva vedere i filmati del suo popolo che ha fatto sterminare.
    Questa è la condanna a vita che doveva scontare, altro che 5 secondi per pagare quello che ha fatto
    Per me, hanno sbagliato!!! Non doveva morire, doveva morire di vecchiaia chiuso in una prigione senza confort, vedendo tutti i giorni quello che lui ha fatto o fatto fare al suo popolo.
    Che la sua anima, se c’è l’ha, riposi in pace.
    Giorgio Licitra

    • Sì, ma non capisco bene perché i "non ipocriti" piangano le vittime kurde e sciite ( ma non quelle comuniste ed iraniane, uccise per ordine del "civile" Occidente) di Saddam e non ricordino i morti italiani in Spagna, Russia, Albania, Grecia, Africa, Egeo, Francia, sul fondo del Mediterraneo, nelle rovine della città italiane bombardate, sulle piazze dei paesi, caduti grazie alle idiote guerre del Duce, quello che aveva usato i gas contro faccetta nera.

      Mi pare che di ipocrisie ce ne siano abbastanza per sfamare tutti, a destra e a sinistra.

      In fatto di legittimità, tra i partigiani di Dongo e i tagliatori di teste della gang di Moqtada al-Sadr travestiti da funzionari del tribunale di Bagdad col passamontagna, scelga lei.

      Io ho già scelto.

      Vittorio

    • SONO DACCORDO CON TE E STATA UNA MORTE BARBARA E COMODA ,INFATTI DOVEVA VIVERE A LUNGO IN UNA CELLA LUMINOSA E TAPEZZATA SOLO DI FOTO DI QUELL" ORRORE CHE LUI STESSO HA COMESSO LASCIANDOLO MARCIRE DA SOLO,COMUNQUE LA COSA E FATTA NON CI POSSIAMO FARE PIU’ NIENTE,ANCHE SE AVESSIMOP POTUTO FARE ...CHI CI AVREBBE ASCOLTATO????M. LUCIA(LECCE)

    • Caro Vittorio, buona sera.
      Io sono un ragazzo giovane ed esterno quello che vivo adesso.
      Non posso commentare cose che non ho vissuto.
      Mi fa piacere che ricordi molto bene i trascorsi di certi politicanti di anni addietro, ma bisogna guardare avanti ed interrompere, se è possibile, quello che sta succedendo adesso per non continuare nel futuro, quello che hanno fatto negli anni trascorsi.
      Ben vengano le persone come te che sono la storia vivente e che, per il momento, hanno la libertà di dirle e scriverle in modo da farle sapere a tutti, me compreso.
      Grazie.
      Giorgio Licitra

  • Ma voi pensate che sia stato un caso? a mio parere no , è un chiaro messaggio che l’America lancia a tutti i dittatori sparsi per il mondo: io vi ho creato ed io vi posso distruggere quando voglio!

    • Che quelle immagini siano lodate ....

      Intervento ripreso da www.triburibelli.org

      inviato da: Walid Mokni · il 6/1/2007 · alle: 14:56

      No, non credo sia stata proprio una grande idea quella di mettere alla forca il signor Saddam Hussein.
      Farlo nel giorno della Festa del Sacrificio, occasione in cui l’unico titolato ed autorizzato a rimetterci le penne ha da essere per forza un quadrupede, possibilmente belante., è stata una trovata da macellai bifolchi.
      Nessuna sensibilità, nessun rispetto e poca prudenza.
      D’altronde non stupisce più quest’ approssimazione e questa superficialità dell’attuale amministrazione americana.
      Mi sorprende invece, ed in positivo, il sentimento di pietas e di sdegno (per la morte di un tiranno poi) venuto fuori diffusamente in molte delle società civili occidentali (in Italia quasi unanimemente, fatta eccezione per i soliti leghisti e Magdi Allam i cui interventi cominciano a essere incomprensibili, oltre che imbarazzanti).
      E se tutto ciò è venuto fuori grazie alle immagini delle tv e dei giornali, allora, che esse siano lodate.
      Mi chiedo, infine e soprattutto, quando secondo nella società americana ci si comincerà a porre seriamente qualche domanda su questa faccenda della pena di morte.

      Walid Mokni
      Pisa