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Europa, prove tecniche di disobbedienza

Publie le martedì 16 marzo 2004 par Open-Publishing

Guerre-Conflitti Elezioni-Eletti Europa Governi Daniele Zaccaria

Con Aznar se ne va un prezioso alleato di Bush. La soddisfazione di Francia e Germania. Prodi sventola l’arcobaleno: «La guerra si poteva evitare, ha aumentato il terrorismo»

Miracoli dell’approssimazione: appena la settimana scorsa, di fronte all’affermazione dei greci di Nuova democrazia, il coro dei media, imbeccati governi consrvatori, intonava il ritornello del «vento di destra» che «spira da tempo» in Europa. Sette giorni dopo, la sorprendente vittoria dei socialisti spagnoli indica che si trattava di suggestioni giornalistiche. La vita politica europea non segue astratte correnti gravitazionali, improbabili cicli o onde lunghe, ma interagisce semplicemente con la "nuda vita". I sanguinosi attentati ai treni, la meschina e maldestra sequenza di bugie ordita dal governo Aznar, un’opinione pubblica ostile alla scellerata avventura irachena fin dall’inizio della crisi; sono questi gli elementi concreti che hanno determinato l’improvvisa svolta in Spagna. Elementi che dovrebbero far riflettere tutti i sostenitori dello "scontro di civiltà" inaugurato da Washington dopo l’11 settembre.

La prima tangibile conseguenza del cambio di regime a Madrid è che l’Amministrazione Bush perde un prezioso avamposto, un soldatino di meno nello scacchiere continentale, un alleato che viene a mancare in uno dei passaggi più delicati della "guerra infinita", invischiata nelle sabbie mobili dell’occupazione. Le dichiarazioni a caldo di José Zapatero non lasciano spazio a doppie interpretazioni: «Ritireremo le nostre truppe dall’Iraq entro tre mesi», scandisce ai militanti in festa. Le ripercussioni sul paesaggio politico dell’Unione sono state immediate. Il presidente della Commissione Romano Prodi, fiutando il clima, si è profuso in una dichiarazione ai limiti del "pacifismo": «La guerra si poteva evitare, l’intervento in Iraq ha alimentato il terrorismo», afferma da Bruxelles nel corso della manifestazione in memoria delle vittime di Madrid. Il Cancelliere Schroeder e il Presidente francese Chirac, gli alfieri della "vecchia Europa", gli avversari di Bush nel corso della crisi irachena, non nascondono la propria soddisfazione. Chirac ha invitato Zapatero a Parigi, Schroeder si è complimentato, promettendo che «Spagna e Germania saranno l’una a fianco all’altra».

Le tre stampelle su cui si reggeva il progetto della "Nuova Europa" filo-americana sono quindi diventate due. La perdita è ingente, la Spagna non è infatti uno dei satelliti dell’est, utili ma non ancora indispensabili "corridoi" militari per Washington. L’importanza del paese iberico non è meramente logistica ma propriamente politica e concerne la capacità di orientare la costruzione dell’Unione allargata, la sua collocazione nello scenario dei conflitti prossimi venturi. Caduto Aznar, rimangono Blair e Berlusconi. Il premier britannico, per quanto "geneticamente" vicino agli Stati Uniti, gioca anche il delicato ruolo di pontiere tra le due sponde dell’Atlantico. La recente intesa di Londra con Parigi e Berlino allo scopo di dare una sferzata all’integrazione comunitaria, è la dimostrazione del doppio binario su cui scivola la politica di Downing Street. E così anche l’atlantico Blair (il quale, in teoria, appartiene ancora alla famiglia socialdemocratica) si è congratulato con il futuro premier spagnolo in una conversazione telefonica definita «calorosa e amichevole», dagli sherpa inglesi. Discorso diverso per Berlusconi, la cui politica estera a differenza della Gran Bretagna, si riassume in una petizione di principio: nessuna strategia definita, giusto una cantilenosa «amicizia» con la Casa Bianca e l’aspirazione manifesta a fare dell’Italia il più zelante alleato di Washington. Le prospettive di isolamento per il governo del Cavaliere, che ha perso per strada il gemello diverso Aznar, sono quasi certe.

Un altro significativo elemento di rottura dei precedenti equilibri europei riguarda il controverso dossier costituzionale. Fino a ieri il patto di ferro tra Spagna e Polonia ha di fatto bloccato l’approvazione della bozza Giscard. La strenua difesa del Trattato di Nizza, che conferisce a Madrid e Varsavia peso e rappresentanza maggiori rispetto a quanto stabilito dalla nuova Costituzione, si è sfilacciato nello stesso momento in cui le televisioni spagnole annunciavano il clamoroso cambio della guardia a Madrid. Il Primo ministro polacco Leszek Miller è non a caso tra i leader che hanno accolto più freddamente la vittoria del Psoe. Non senza ragioni, poiché l’intesa privilegiata con i popolari di Aznar è finita. La Polonia oggi si ritrova sola nella sua battaglia con le istituzioni di Bruxelles nonché con la locomotiva franco-tedesca. Anche sui destini dell’Unione il messaggio di Zapatero è stato infatti inequivocabile: «Lavoreremo per accelerare la costruzione europea e per approvare al più presto la Costituzione».

Il primo banco di prova per saggiare i nuovi rapporti di forza politici all’interno dell’Ue sarà il vertice sulla sicurezza convocato per venerdì prossimo nella stessa Madrid. Una città che nell’ultima settimana è diventata suo malgrado la capitale d’Europa.

http://www.liberazione.it/giornale/040316/LB12D6AC.asp